Non dimentichiamo: Videla e i desaparecidos

15 aprile 2012 di: Stefania Savoia

In questi giorni sulle pagine dei giornali argentini vengono pubblicati i primi stralci di un libro intervista all’anziano dittatore Jorge Rafael Videla da titolo “Disposición Final. La confesión de Videla sobre los desaparecidos” che ammette, senza alcun cenno di pentimento, l’uccisione da parte del governo militare argentino di circa 7000-8000 persone.

“Desaparecidos” così come “golpe” sono due parole di lingua spagnola entrate a pieno titolo nel nostro vocabolario. “Desaparecer” significa scomparire e questo termine ha segnato più generazioni che ancora oggi risentono di queste sparizioni che furono perpetrate in maniera massiccia dal 1976 al 1978. I “sovversivi”, considerati tali  non solo per agire direttamente contro il regime ma anche solo per avere idee contrarie allo stesso, venivano solitamente prelevati nelle loro case davanti agli occhi delle loro famiglie le cui abitazioni venivano saccheggiate.I prigionieri, poi, venivano  trasportati nei luoghi di tortura (il più famoso “Garage Olimpo” documentato dal celebre film di Marco Bechis)  da dove, nella quasi totalità dei casi, non sarebbero più tornati.

Sicuramente tra gli aspetti più infami di questo periodo di terrore, il più sconvolgente  e forse quello meno conosciuto, è quello delle violenze perpetrate contro le donne. Molte venivano costrette, non solo a violenze sessuali e torture fisiche ma anche a torture psicologiche come il “lavaggio del cervello”, che portava alcune detenute dei campi di concentramento a diventare, di fatto, le donne dei loro carcerieri che le facevano uscire dalla prigionia per portarle a feste e in ristoranti anche in presenza dei parenti che non potevano far niente per salvarle. Ancora peggiori sono i casi documentati di figli di desaparecidos adottati dagli aguzzini che in seguito ne uccidevano le madri. Molti dei corpi dei desaparecidos non saranno mai trovati, perché migliaia di prigionieri furono gettati vivi in pieno oceano da aerei in volo mentre altri sono diventati indecifrabili cumuli di ossa nelle fosse comuni disperse nel paese. Il lutto dei parenti, secondo molti esperti, non è ancora stato superato data l’impossibilità di celebrare un rito funebre in mancanza dei corpi dei loro cari.

La mancanza di pentimento delle  parole di Videla, parole di un genocida condannato all’ergastolo  e ora scritte nero su bianco in un libro che forse venderà molte copie non cambiano niente, non cambiano quello che in questi ultimi trenta anni donne forti e instancabili avevano affermato. Non cambiano quello che “Las madres” e “Las abuelas”di Plaza de Mayo, nel loro errare per il mondo hanno fatto, ovvero farsi testimoni, far parlare i propri visi e fazzoletti bianchi per denuciare con parole di pace il dolore di migliaia di vite brutalmente spezzate.

3 commenti su questo articolo:

  1. ornella papitto scrive:

    Orrori. Non si possono dimenticare. La sensazione è quella di estrema fragilità, quella di essere in balia di mostri sanguinari che stritolano e annullano vite umane che non sono considerate tali. Questo è il problema. Chi non è come loro non ha diritto di vivere, di pensare e di dissentire. Quanti dittatori e forme di integralismo ancora perseverano in tale direzione?

  2. Rosanna Pirajno scrive:

    il fatto vero è che non si finisce di provare orrore per un tiranno, che un altro si fa avanti e prosegue sulla stessa strada: fare delle donne la carne da macello più battuta. Viene facile facile…

  3. Francisco scrive:

    Demasiado HORROR, tal vez mucho mas que 2 años (1976/1978) donde subversivo era todo el que queria pensar, queria estudiar, queria leer, queria escribir, queria vivir, si, queria vivir !!. Por eso NO olvidar.

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