poeti, profeti, comici e narcisisti, tutti in campo

26 aprile 2012 di: Rita Annaloro

Il fatto che a noi italiani piacciano i poeti e i profeti non è un fatto nuovo: se guardiamo indietro nella storia, da Dante a Galileo, passando per Savonarola, Machiavelli, Mazzini, Cattaneo, Mameli, D’Annunzio…fino ai nostri giorni, vediamo che queste figure non hanno perso il loro fascino, anche se in qualche caso sono stati mandati poi, grazie al loro successo, in esilio o al rogo. Rimangono comunque nel nostro Dna nazionale, pronte ad incarnarsi in un guitto o in un cantastorie, dall’aria triste come De Andrè, saccente come Celentano, buffa come Dario Fo, o narcisista come Berlusconi.

Ma perché ci piacciono tanto questi uomini illuminati? Sarà perché siamo un paese cattolico e crediamo nel divino incarnato o perché il nostro animo di fanciulli preferisce vagare libero, lasciando ad altri l’odioso compito di mandare avanti le cose, fosse pure protestare? Comunque in tempi di crisi i profeti arrivano ovunque, da Cassandra in poi, e visto che la cosa piace, più di qualcuno si sente di cimentare il proprio narcisismo sul palcoscenico nazionale.

Il primo a scendere in campo è Grillo, che da tempo si allena in questo senso, e che adesso con megafono e occhio spiritato cerca di ereditare il consenso di Bossi, copiandone alcuni temi scellerati e di largo consenso, come il vietare la cittadinanza a chi nasce in Italia, o il tormentone delle tasse, sminuendo l’importanza dell’evasione fiscale «…..se avessero incassato il doppio, avrebbero rubato il doppio…» attaccando il governo anche sulle poche buone iniziative intraprese, come quella dell’incentivazione delle energie alternative. Per lui tutto è da cambiare, anzi da buttare, a partire dall’euro come recitava Bossi e insinuava Berlusconi tempo fa, con la lungimiranza propria degli economisti che ci hanno portato fin qui. E allora dov’è la novità di Grillo? Nell’apparente disprezzo della politica «…io non mi candido», che cercherà di sottrarre forze a chi invece nella possibilità di un’Italia migliore ci crede, o nel suo istrionico rifiuto di un vero confronto democratico con le altre forze politiche?

In entrambi i casi abbiamo già visto e già dato, ma forse i nostalgici dei Grandi Uomini hanno bisogno di perdersi dietro il Genovese Sognante, e per eventuali altri scontenti si può sempre trovare un altro comico o un altro imprenditore. Il prossimo sarà Crozza o Montezemolo?

3 commenti su questo articolo:

  1. ornella scrive:

    Cosa rimarrebbe di Grillo, se smettesse di gridare, facendo il tribuno? Se iniziasse a parlare con una voce calma, pacata, continuerebbe a convincere tutte le persone che hanno bisogno di urlare la propria rabbia e insoddisfazione, la propria frustrazione? Rimarrebbe sicuramente poco.

  2. Francesca scrive:

    Conosco molti grillini che dicono di usare Grillo come un megafono ma basta conttatarli o seguire il sito di Grillo per capire che hanno anche proposte molto serie e non rivoluzionarie, l’ho fatto, mi piacevano di più quando li credevo rivoluzionari

  3. francesca scrive:

    non condivido il commento della mia omonima “Francesca”. penso che Grillo sia soltanto un demagogo e un millantatore; seguirlo sarebbe un errore, si muove e parla come un piccolo duce e non ama i confronti democratici. Per me sarebbe la “brace” dopo la “padella”. Alro che rivoluzionario! Trovo anche che sia molto volgare nelle sue espressioni che mi ricordano quelle della Leganord.

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