vi racconto di una giovane donna del sud

25 aprile 2012 di: Mario Valentini

Conoscete Ouejdane Mejri? A me è capitato di ascoltarla a Messina, al Palazzo delle Culture, nel corso di un incontro organizzato da Mesogea all’interno della Fiera del libro e intitolato “Vecchie frontiere, nuovi linguaggi. Un nuovo ordine mediterraneo tra migrazione, identità e diritti umani” a cui partecipavano anche i giornalisti Farid Adly e Riccardo Cristiano e lo storico Federico Cresti.

Ouejdane Mejri è una donna tunisina, poco più che trentenne, che insegna Informatica al Politecnico di Milano. Posso ricordare male qualche dettaglio di ciò che raccontava a cena, dopo l’incontro pubblico, della sua biografia. È arrivata in Italia a 21 anni, raccontava, già adulta, e dovete sentire che magnifico italiano parla. È presidentessa dell’associazione PONTES dei tunisini in Italia. Si è candidata alle elezioni per la Costituente tunisina come cittadina residente all’estero.

Avete presente tutti gli stereotipi con cui continuano a essere rappresentate le donne arabe dalle nostre parti? Il velo, l’islamismo, ecc. Ouejdane Mejri li ribalta tutti, con la sua sola presenza e iniziando appena a parlare, nel giro di tre minuti. E ti viene solo da pensare che allora davvero non abbiamo capito, e ci ostiniamo a non capire, granché. Poi, quando inizia a parlare della recente primavera tunisina; della situazione attuale del suo paese; del difficile percorso verso una democrazia compiuta; della dittatura caduta, quella di Ben Ali, e del pericolo attuale dell’islamismo, su cui la stampa italiana e internazionale molto insiste; della repressione di recenti manifestazioni da parte della polizia tunisina davanti al Ministero degli Interni il dubbio che continuiamo ad annaspare in un’incomprensione ostinata, forse anche strumentale, dell’attuale percorso del popolo tunisino diventa quasi smarrimento. A fronte di un diffuso pessimismo del pubblico italiano sull’esito della primavera tunisina, la Mejri manifestava un ottimismo convinto. Affermava che un popolo che si è ripreso la parola dopo tanti anni, e con quella determinazione, difficilmente sarà disposto a cederla nuovamente. Ribadiva che l’islamismo è un problema sempre e soprattutto dei governi occidentali e che, in fondo, è proprio sbandierando il pericolo di una deriva islamista che i nazionalismi dei vari Ben Ali e Mubarak hanno ricevuto appoggio dai governi occidentali e tenuto sotto scacco per decenni il proprio popolo. Ammetteva che la strada verso una democrazia compiuta, in Tunisia, è piena difficoltà. Che, certo, avere accanto democrazie compiute e in salute aiuterebbe la Tunisia a trovare modelli di riferimento e soluzioni concrete. Che però i governi occidentali, e primo fra tutti proprio quello italiano, continuano a proporre al nuovo governo protocolli di intesa esattamente uguali a quelli stipulati con Ben Ali. E allora, chiedeva, lo scarto di mentalità che si pretende dalla Tunisia, e che non è facile da realizzare in un solo anno, siamo sicuri che viene concretamente sostenuto dai governi (occidentali) vicini? E poi e poi e poi… e poi è inutile che continui io, chissà con quante distorsioni e semplificazioni, a raccontare i contenuti di quell’intervento, di quella chiacchierata.

Non conoscete Ouejdane Mejri? In rete si trovano video e testi di molti suoi interventi, facili da reperire. Vi invito a dar loro un’occhiata.

5 commenti su questo articolo:

  1. agnese scrive:

    E’ un articolo scritto con toni incisivi e toccanti soprattutto perchè è un uomo a parlare di una donna.

  2. Carlo scrive:

    Purtroppo spesso chi fa commenti sulle donne li fa con un sottinteso maschilismo che fa cadere le braccia, io sono un ‘uomo estimatore delle donne che meritano la stima, per lavoro sono stato nell’infuocare della primavera araba a tunisi e penso che metà di esse hanno lavorato e lottato più degli uomini.

  3. ornella papitto scrive:

    Tutte le volte che ho ascoltato gli interventi di Ouejdane, sono rimasta incantata dalla sua fermezza, dalle sue idee chiare e condivisibili, dalla sua cultura transnazionale. Abbiamo molto da ricevere dal suo modello di giovane donna fiera e preparata e speriamo di essere in grado, come italiani, di saper rispondere alle sue richieste di una politica rinnovata e aperta ai cambiamenti delle culture del mondo.

  4. Velia scrive:

    Anch’io ho seguito uno o due volte, credo all’infedele, gli interventi Queidane mi sembrata una donna di grande elevatura intellettuale e di non conune padronanza della nostra lingua, mi fa piacere che ce ne parli un’uomo senza barriere di pregiudizi razziali o maschili!

  5. Franca scrive:

    Ero quella sera del convegno alla fiera del libro a Messina. Ho avuto la percezione di una donna vincente per chiarezza di discorso e per ampia umanità nel rapportarsi. Che bello conoscere queste donne!

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