Pino Maniaci, coscienza civile di un Paese addormentato

23 maggio 2012 di: Ilaria Raffaele

Nell’incontro del 19 maggio all’Università di Perugia, l’ex imprenditore edile parla di Telejato e della lotta alla criminalità organizzata.

Pino Maniaci è una forza della natura, impossibile da contenere nel suo eloquio appassionato contro la mafia. Pino Maniaci è un’autorità, è più credibile delle istituzioni, al punto che nella sua Partinico i cittadini le denunce non le mandano alle forze dell’ordine, ma alla sua televisione. E al punto che il legislatore gli manda le delibere prima di approvarle, per farsi dire da lui se possono favorire la mafia. Pino Maniaci è anche un padre, preoccupato del coinvolgimento della sua famiglia (la moglie Patrizia e i tre figli Letizia, Giovanni e Simona) in quella che è un’avventura esaltante, ma anche un’attività che mette a rischio la loro incolumità.

Non è la prima volta che viene a Perugia a parlare della sua creazione, Telejato: la televisione più piccola del mondo, con il telegiornale più lungo esistente, interamente a conduzione familiare. Il bello di ogni volta, è che porta una ventata gioiosa. Quando arrivano lui e i ragazzi di Libera e delle associazioni di studenti che lo invitano, lo accompagnano e lo circondano di affetto, la frase “gioiosa macchina da guerra” assume un significato tutto nuovo: quello di una lotta continua contro la mafia, fatta attraverso lo sberleffo.

Però Pino Maniaci è anche un uomo arrabbiato. Con le istituzioni, con la sua gente e con chi non si ribella. «La mafia non è un problema solo del sud, anzi. Almeno in Sicilia dobbiamo combattere solo Cosa nostra, qui avete a che fare con le mafie meridionali che si sono messe d’accordo con quelle dell’Est Europa. Ma non vi interessa». Le accuse che muove non escludono le responsabilità di nessuno. «In Sicilia abbiamo avuto gli ultimi quattro presidenti della Regione e 30 dei 90 deputati dell’Assemblea regionale indagati per mafia. Siamo 5 milioni di cittadini e per colpa di 5 mila malavitosi la Sicilia è conosciuta nel mondo come terra di mafia. Io vorrei capire perché con tutto quello che succede non vi incazzate». Pino Maniaci è tutto questo: un uomo caparbio e innamorato della sua terra. È un grillo parlante che ci mette di fronte all’insensatezza della nostra apatia. Le sue parole, nel giorno in cui l’Italia si mobilita per non far sentire soli i cittadini di Brindisi a lutto per la bomba scoppiata all’istituto Morvillo-Falcone, assumono il significato della supplica: a prendere coscienza delle ingiustizie e a ribellarsi. Perché, come diceva Paolo Borsellino, “Chi non ha paura muore una volta, chi ha paura muore ogni giorno”.

1 commento su questo articolo:

  1. Rita Annaloro scrive:

    Bello sapere che esistono anche dei grilli “parlanti” che cercano di costruire in modo continuo e propositivo, ma d’altronde
    la Sicilia in questo campo ha sempre dato esempio.

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