post-terremoto: difendere i lavoratori, salvare la produzione

8 giugno 2012 di: Simona Mafai

Che la situazione dell’Emilia terremotata sia tragica non è il caso di sottolinearlo. Ma forse vale la pena di dire che di fronte a situazioni drammatiche e impreviste, bisogna sforzarsi di individuare soluzioni adeguate anche se temporanee, per salvare produzione e lavoro, e non accontentarsi di inalberare antiche certezze – che possono anche rivelarsi sterili se non addirittura controproducenti. E’quello che, a mio parere, rischia oggi di fare la cara Cgil , quando – di fronte alla volontà delle piccole imprese e dei relativi lavoratori e lavoratrici di riprendere l’attività produttiva, per non perdere ordinativi e mercati – essa si limita a rivendicare l’applicazione di leggi e regolamenti stilati in condizioni normali, in una situazione che normale non è. Se per ricominciare a lavorare le imprese del modenese devono mostrare «una perizia antisismica rilasciata dopo una verifica, ai sensi delle norme tecniche vigenti», non riconoscendosi sufficienti i certificati di agibilità rilasciati da professionisti qualificati, ci vorranno mesi e mesi prima che tutte le decine di imprese della zona riaprano i battenti.

Ho visto in tv le facce pallide e stremate delle operaie e degli operai che, pur scossi dalle vicende di questo mese, vogliono tornare a lavorare, recuperando la loro dignità di lavoratori regolari. Ho colto in loro la paura che le fabbriche della regione de-localizzino la produzione, e che essi possano diventare cassintegrati, assieme ai milioni di “lavoratori assistiti” già esistenti in Italia (e chi pagherà?).

Sono problemi che la Cgil deve porsi, perché non basta proclamare che «i lavoratori non devono rientrare in fabbrica senza tutte le garanzie». Parlando con gli operai e le operaie, con imprenditori ed amministratori, i sindacati potranno individuare la via – sia pure provvisoria – di uscita positiva da una tale situazione drammatica, senza una perdita secca di lavoro e di produzione. Dalla grande organizzazione sindacale italiana, e dalla saggezza riformista emiliana, ci si aspettano meno rigidità ed uno sforzo positivo di collaborazione e d’inventiva.

1 commento su questo articolo:

  1. ornella papitto scrive:

    …”e dalla saggezza riformista emiliana”… sono persone eccezionali. Magari noi altri italiani avessimo le loro qualità. Sono avanti a tutti. Meritano tutto il rispetto possibile. E poi hanno la più grande qualità: il realismo. La Cgil facesse qualche sforzo in più in questa direzione.

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