vivere senza conoscere il padre

9 giugno 2012 di: Ornella Papitto

Una giovane donna, in un momento confidenziale mi raccontava la sua esperienza e mi chiedeva: «secondo te si può vivere senza sapere chi sia il proprio padre naturale?». Rispondevo che si, si poteva, ma forse non è una vita facile, forse può mancare qualcosa. Il dubbio si insinua quando leggiamo di inseminazioni artificiali di donatori, i quali non sapranno mai a chi hanno dato la vita. A persone che non conosceranno mai. Siamo abituati a pensare che la vita te la dà chi ti desidera, chi ti ama, chi ti aspetta per nove mesi e attende il momento per abbracciarti, coccolarti, nutrirti, crescerti. Un donatore, che può arrivare ad avere più figli naturali, ti consegna al mondo. Si preoccuperà di chi nascerà, di chi vorrà conoscere il suo viso per vederne le affinità o le differenze, per capire certe proprie caratteristiche che non ritrova nella madre? Il padre lo ha riconosciuto e gli ha dato anche il suo cognome, padre che sarà buono, paterno, attento, che può donargli la sua vita, ma è lo stesso? Il figlio lo può ringraziare, gli può volere bene, gli può essere grato, ma non riconoscente, non obbligato, come a volte qualche genitore naturale pretende.

La giovane donna diceva di avere bisogno di un aggancio al reale, al corpo del proprio genitore nel quale riconoscersi o percepirsi diversa da lui e non sentirsi lanciata nel mondo, come una aliena, senza un legame, senza un’origine.

E’ un atto sottilmente egoistico? La madre o la coppia, per soddisfare il desiderio di genitorialità e affermare la propria libertà, rifiuta la possibilità al figlio di conoscere il proprio padre naturale? Come disconoscere l’importanza del patrimonio genetico? A volte i figli somigliano ai parenti più di quanto possano somigliare ai genitori, nei lineamenti, nei gesti, nel carattere. Fermarsi? Oppure garantire l’opportunità di poter conoscere e guardare negli occhi chi ha dato la vita?

La giovane donna mi diceva che si può vivere senza sapere. Raccontava che è più difficile, perché la rabbia può prendere il sopravvento e far sparire la forza di affermazione che è naturalmente dentro ogni persona. Sosteneva che la determinazione ad affermarsi deve poter superare gli ostacoli che la comunità ingenerosa impone. Rivendicava che se si è, si ha il dover di dare un senso alla propria presenza, più di qualsiasi altra persona. E’ anche una sfida con se stessi e mi diceva che si può uscirne vincitori, ripartendo dal proprio essere e dal proprio esserci nel mondo. Vivere è un’opportunità da non perdere.

2 commenti su questo articolo:

  1. Fulvia scrive:

    Che sia un’attacco all’eterologa?

  2. ornella papitto scrive:

    Ho riletto lo scritto. Si Fulvia, può anche sembrare che sia “un’attacco all’eterologa”, ma non volevo suscitare questo. Desideravo aprire una riflessione sulla possibilità di poter conoscere chi ti ha dato la vita. La legge non lo consente, ma la legge, se le persone vogliono, può anche cambiare in meglio. E’ un desiderio di aggiungere opportunità e assolutamente non di togliere possibilità. Grazie Fulvia per avere esplicitato il dubbio e scusami per il ritardo.

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