la vera distanza della Sicilia

21 luglio 2012 di: Rossella Caleca

Ad aumentare il cupo sconforto provocato dal caldo devastante, alcune notizie in questi giorni inducono a riflessioni amare. In primo luogo, l’annuncio della sospensione del versamento di fondi europei alla Sicilia, destinati a progetti di sviluppo gestiti tramite appalti pubblici dalla Regione siciliana, per “gravi carenze” nei controlli. Incapacità, superficialità, negligenza, o peggio, conducono ancora una volta la Sicilia a sprecare risorse preziose, né le proteste delle parti sociali riescono a indurre all’intervento il governo nazionale.

Intanto, si definiscono i tagli della “spending rewiew”, che riducono ulteriormente i fondi per sanità e servizi sociali, ma risparmiano i finanziamenti per le scuole cattoliche e le università non statali; e viene in mente un’altra politica di “economia fino all’osso” portata avanti da un’altra destra, quella “storica”, subito dopo l’Unità d’Italia, con piena consapevolezza del significato e del valore della laicità dello Stato; consapevolezza che sembra invece, a distanza di centocinquant’anni, in Italia irrimediabilmente perduta. Infine, la ciliegina dell’annunciata ri-discesa in campo dell’ineffabile signor B.; notizia che sembra una barzelletta, ma forse purtroppo non lo è.

Tutto questo, e molto altro ancora, induce a pensare che ciò che può davvero separarci dall’Europa, ciò che segna (e disegna) la distanza tra noi e molti paesi europei, non è l’aumento dello spread o il calo del Pil (forse conseguenze), ma una distanza culturale che non sappiamo ancora colmare.

2 commenti su questo articolo:

  1. Sonia scrive:

    Brava rossella ma non è solo una faccenda di cultura ma una mentalità post borbonica che non si riesce a smantellare

  2. Sergio scrive:

    Meno male che c’è anche se appena accennato fra le iatture che ci attendono anche la discesa in campo del pagliaccio internazionale, anche questa notizia aumenta la distanza con il resto del mondo.

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