le quote rosa per le ex ministre Garfagna e Meloni

1 luglio 2012 di: Ornella Papitto

La ex ministro per le Pari Opportunità, Mara Garfagna, propende per “la doppia preferenza di genere” perché “… le quote rosa sarebbero uno strumento in più per attaccare la legittimità delle donne nel ruolo che ricoprono”. Ma a quale ruolo si riferisce la nostra ex ministro? A quello di donna? A quello di lavoratrice? Quando anche la Meloni non gradisce le “quote rosa” è consequenziale allarmarsi. Neanche a sinistra piacciono molto però le quote, che non sono certo lo strumento migliore per garantire le pari opportunità, fino ad ora sono state l’unico modo per aumentare la presenza delle donne in politica. Siamo al 57° posto al mondo. C’è ancora molta strada da fare. Moltissima se ci confrontiamo con la Svezia che è ai primissimi posti. La curiosità di comprendere come abbiano fatto le svedesi, diventa sempre più forte. Le quote rosa fanno pensare alla “riserva”, a quegli strumenti che cercano di garantire i lavoratori con handicap nell’inserimento del mondo del lavoro, inserimento che tiene conto della graduatoria e non delle capacità e abilità personali, presenti in ogni lavoratore.

E necessario concentrarsi sul soggetto, sulle qualità e non altrimenti. La centralità della persona, non del lavoro, ciò anche per ridurre le frustrazioni tanto presenti nella vita di chi lavora. Le donne, con le loro competenze e con le loro qualità, sono per millenaria esperienza portate per la politica, intesa come mediazione, capacità di comprendere i bisogni reali e l’abilità nel distribuire le risorse con equità e con realismo. La redistribuzione dei compiti, il rispetto del principio di reciprocità può fare molto per consentire alle donne di accedere al mondo della politica: passare dalla gestione familiare alla gestione del sociale. L’attuale generazione ha chiaro l’obiettivo?

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