curarsi degli animali è trendy e senza controindicazioni

7 agosto 2012 di: Rita Annaloro

“Questo non è un albergo per…cani” aveva scritto una studentessa su un foglio appiccicato ad un armadio del corridoio di un appartamento che condivideva con altre, cercando di porre un freno all’animalismo caritatevole delle sue coinquiline. E’ di moda, infatti, prendersi cura degli animali, soprattutto cani e gatti, ma i più eccentrici o radicali possono includere anche pavoni, asini, topi, volpi o i terribili piccioni, a discapito degli Umani limitrofi. Quindi si moltiplicano le pensioni o i cimiteri per animali, gli alberghi si dotano di attrezzature specifiche fino a includere piscine per cani (Hotel Olimpia a Montegrotto), e i film sul tema vengono affiancati da fortunate trasmissioni televisive come “Psicologo per Cani” alla quarta stagione in onda sul Canale Cielo.

E’ un mondo intero che si offre alla civiltà occidentale, tormentata da una devastante crisi globale, che richiederebbe maggiori attenzioni verso le persone, sempre più bisognose, ma mentre occuparsi di un vecchio parente infermo è diventato un peso insopportabile da cui solo i poveri non possono esimersi, nessuna persona perbene avrebbe il coraggio di abbandonare un cane o un gatto malato al suo destino. Il motivo di tanta amorevolezza, non solo da parte di giovani viziati e attempati benestanti, non va cercato solo nel desiderio di conformarsi alla moda del tempo, ma anche nella certezza che nessuna critica può essere loro mossa da parte degli animali di cui con tanta determinazione si prendono cura. Chissà cosa direbbero ai padroni, se potessero parlare, un cagnolino rasato e poi coperto da un cappottino scozzese con pattine in tinta, strattonato da un albero all’altro nella svelta passeggiatina mattutina, o un gatto costretto per anni a mangiare crocchette tutti i giorni uguali. Producono guaiti o leccatine per mostrare scontento o piacere ma, per fortuna, non parlano e subiscono le decisioni dei loro padroni senza discutere. Così, senza dare nell’occhio, assaporiamo il dolce piacere del potere assoluto sull’altro. Ci stiamo forse educando alla tirannia?

2 commenti su questo articolo:

  1. marianna scrive:

    l’articolo mi sembra molto superficiale e colpevole di mettere insieme due fenomeni molto diversi: lo sfogo egocentrico sui propri pet che si risolve nell’offrire massaggi shiatsu (c’è un centro anche a palermo) e nouvelle cuisine al gatto/cane di turno, e la premura verso le “persone non umane” (concetto in uso ormai da oltre un decennio, che io sappia) che incontriamo nel cortile di casa, per strada, ecc.
    le faccio inoltre notare che le controindicazioni vi sono eccome: cercare un veterinario aperto durante un pomeriggio estivo per cercare di salvare un microscopico gattino abbandonato implica fatica, impegno, esborso di denaro (che pur non essendo ricca è l’ultimo dei problemi, secondo me) e soprattutto responsabilità unita a coinvolgimento emotivo – perché quando il veterinario ti chiama per dirti che non ce l’ha fatta, non è assolutamente bello (e a me è successo due volte)…
    anche il semplice assolvimento dei doveri da gattara non è semplice: i “miei” gatti mi cercano, mi aspettano, mi seguono, mi chiamano… alcuni di loro sono affettuosi, altri sono diffidenti e graffiano, ma non per questo provo meno affetto…
    a questo punto dubito che lei abbia avuto animali, perché anche quando io vivevo con gatti, sapevo bene che il gioco e l’affetto era deciso da loro, non da me… Non ho mai visto un gatto SUBIRE SENZA DISCUTERE, come dice lei: le modalità espressive sono diverse, ma ci sono… alla faccia della tirannia!

  2. ornella papitto scrive:

    E’ la misura che spesso non c’è. E’ lo spreco che disturba. E’ la pubblicità per alimentare gli animali che disturba. Si racconta, e non c’è motivo per non credere, che un extracomunitario fosse venuto in Italia perché la pubblicità per gli alimenti animali lo aveva convinto a credere che ci sarebbe stato da mangiare anche per gli stranieri non autorizzati. Se mangiano bene i gatti e i cani, figurarsi le persone! Sappiamo bene che non è la norma che disturba ma è uscire da certi limiti che ostentano amore e l’ostentazione piace solo a chi la mostra.

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