due cerimonie funebri per i bambini morti insieme nel mare di Ustica

12 agosto 2012 di: Rosanna Pirajno

Della tragedia di Ustica, della morte per annegamento di due poco più che bambini precipitati in mare con l’auto nella quale si erano intrufolati per gioco, hanno parlato tutti i media. La notizia ha destato commozione per l’età dei ragazzi, Bartolo l’usticese e Fedi il tunisino nato a Ustica, non ancora quattordicenni, per il luogo, la tranquilla isola “dei palermitani” in cui ci si vanta di lasciare le auto e le case con le chiavi appese giacché il furto non è contemplato (e quando avviene, si conoscono le mani), per il periodo agostano che è quello intenso delle ferie (“ferragosto” da dove proviene, se no?) trascorse tra le meraviglie di fondali che inneggiano alla vita, per le concatenazioni di fatalità che rendono ineludibili le trame di Parche o Fati massimamente crudeli, che tranciano solo quei due fili in quel modo e in quel luogo e in quel tempo, graziando gli altri tre della comitiva.

Ero arrivata sull’isola la sera del venerdì, ancora aperta la camera ardente allestita nella sala consiliare del Comune, le due bare bianche accostate e attorno fiori lacrime costernazione compagni che accarezzano con dolcezza il ciuffo di Fedi e il viso di Bartolo.

Alle 9,30 di sabato 11, che sarà ricordato dall’intera comunità usticese come il giorno del lutto cittadino per la tragedia dei due bambini, il bambino Bartolo viene ricordato nella chiesa madre con il rito cattolico, il bambino Fedi poco più tardi nella sala consiliare con il rito musulmano celebrato da un imam appositamente giunto da Palermo.

Sebbene, a onor del vero, il celebrante cattolico ricordasse anche il bambino assente, la loro amicizia, i giochi comuni fino al tragico epilogo, mi ha disturbato la divisione per confessione religiosa operata dagli adulti di entrambe le credenze, un rito e un luogo diverso per due figli di una medesima sorte, in vita e in morte. Sarebbe stato bellissimo, ecumenico nel senso pieno del termine, se in quella chiesa cattolica gremita all’inverosimile di usticesi e turisti partecipi e commossi, due celebranti di religioni diverse, con due riti diversi ma intrecciati, avessero accompagnato entrambi i bambini verso l’ignoto che li accoglierà. Il sindaco ha fatto bene ad allestire la camera ardente nella casa comunale, a proclamare il lutto cittadino, a convincere la famiglia musulmana ad accettare la sepoltura del piccolo nel cimitero cattolico. Eppure nulla ha potuto per sconfiggere la rigidezza delle rispettive confessioni. Da laica e agnostica, sono convinta che non può essere che uno e uno solo, il Dio che terrà insieme sulle ginocchia questi due piccolo sfortunati amici per la pelle.

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