un libro ti apre un mondo, Lume Lume di Vetri

1 agosto 2012 di: Daria D’Angelo

Estate, tempo di letture soft, libri che non pesano in borsa, da portare al mare o in viaggio. Accade di imbattersi casualmente in piccole scoperte, letture cui poi ti ritrovi a pensare e apprezzare, come i coinvolgenti episodi tragicomici contenuti nel libro di Nino Vetri “Lume Lume” (ed. Sellerio), definito da Camilleri “manuale di convivenza col mondo”. In un piccolo spazio, con tono leggero e a volte svagato è rappresentata una complessa convivenza condominiale. Un quartiere che, come molti altri a Palermo, rappresenta un mix di etnie, religioni, costumanze, credenze tra loro diversissime. Il protagonista, un giovane palermitano, vorrebbe conoscere le parole di un’antica canzone rumena intitolata ‘Lume Lume’, che significa gente, mondo. Impresa che si rivela subito oltremodo ardua perché si rivolge a rumeni troppo giovani per ricordarsene e che comunque preferiscono Ramazzotti, o la Pausini, i cantanti di “moda” insomma.

Un pretesto per costruire tante piccole tessere, in ognuna delle quali è contenuta una microstoria; messe insieme formano un coloratissimo affresco di personaggi vari, sempre in movimento, un caleidoscopio affascinante denso di umanità e a cui l’autore guarda con benevolo interesse, con affetto e con rispetto. Ogni singolo inquilino straniero ci insegna come la convivenza può diventare un’esperienza meravigliosa. I rumeni che mangiano con le mani e che ritengono poco igienico mangiare con la forchetta, i moldavi che considerano il bere da soli un atto scandaloso, i vicini del Bangladesh che urinano nel giardino e altre vicende che costituisco, per altri, la loro normalità. Il principio, più volte citato, “meglio amico con difetto che niente amico”. La convivenza di gente diversa, con proprie abitudini e propri costumi, non è facile, ma a volte lo è meno la convivenza in un condominio omogeneo e “normale” in pieno centro. La vita ricca di colori può diventare invece una ricchezza di valori.

Alla fine le parole di “Lume, lume” verranno trovate con l’aiuto di internet a dimostrazione che, purtroppo, la morte culturale delle etnie avanza. Le popolazioni perdono la loro identità, accade a quelle straniere come alla nostra, quella siciliana, palermitana. La memoria affonda inesorabilmente dentro un mare di pregiudizi che inghiotte identità meravigliose in via d’estinzione, e la nostra siciliana non è esente, com’è accaduto a tutte le botteghe citate nel libro, dove si parlava, si entrava per comprare il caffè e si parlava per mezz’ora.

«Al loro posto: negozi in franchising. Che vuol dire tutti uguali nel mondo. E tutti, o quasi vendono calze e mutande. Vai in centro: calze e mutande, calze e mutande».

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