chi bussa alla nostra porta

28 luglio 2015 di: Clara Margani

In un pomeriggio romano, in cui l’atmosfera climatica incandescente spinge la gente a fare il bagno nelle fontane, ad aprire ombrelli per difendersi dal sole, a sentirsi male in autobus o sulla metro, si verificano due avvenimenti tra loro molto diversi, ma che prendono origine dalla stessa problematica.

Nella borgata residenziale di Casale San Nicola sulla via Cassia militanti di Casa Pound, soffiando non a caso sul fuoco, sostengono se non fomentano la manifestazione di protesta di alcuni residenti contro il trasferimento nella ex scuola Socrate di 19 rifugiati, disposto dal prefetto. La tensione sale al massimo all’arrivo del pulmino quando dai manifestanti partono fischi e slogan “No al centro immigrati”, “Andate via”, “E’ un abuso di potere”, “Non possono stare qui, la strada è buia e la polizia non c’è mai”.

La situazione degenera in pochi secondi: sassi lanciati contro le forze dell’ordine, manganellate, cittadini in lacrime. Il bilancio è di 14 feriti tra gli agenti, due arrestati, un denunciato, oltre 15 identificati. Il pullman con a bordo i 19 profughi rimane bloccato dietro i blindati, poi viene scortato tra cori di insulti e lanci di bottiglie fino a raggiungere l’ex scuola dove i rifugiati entrano insieme ad un mediatore culturale.

Quasi contemporaneamente altri cittadini romani, residenti in varie zone della città, sfidando la calura pomeridiana convergono nel centro della città a palazzo Firenze, sede della Società Dante Alighieri, e fomentati dagli organizzatori assistono alla presentazione dell’ultimo numero della rivista Limes, dedicato all’emergenza migranti dal titolo “Chi bussa alla nostra porta”. Sulla loro testa gli affreschi attribuiti erroneamente al Primaticcio e sullo stesso piano il Camerino dei Continenti sul cui soffitto sono rappresentate Europa, Asia e Africa.

Lucio Caracciolo, direttore di Limes, Andrea Riccardi, Presidente della Società Dante Alighieri, Maria Elena Boschi, Ministro delle Riforme costituzionali e dei Rapporti con il Parlamento si lasciano sfuggire frasi come: “La vergogna dell’impotenza”, “Cerchio di fuoco del Mediterraneo”, “L’apporto di gente nuova non sarà nocivo, ne abbiamo bisogno”, “Si tratta di un’urgenza non di un’emergenza”, “Migrazioni più politicizzate che analizzate” “L’immigrazione non fa perdere le elezioni, fa perdere la testa”, “Gli extraeuropei ci pongono il problema che forse siamo ex europei”.

Il problema non è dunque quello di chi bussa alla nostra porta ma di chi c’è dietro la porta e dietro la porta ci sono persone, associazioni, istituzioni, ideologie così diverse e contrastanti, che per chi entra in quello che viene chiamato “l’imbuto della speranza” il solo sopravvivere è già un grande risultato.

3 commenti su questo articolo:

  1. enrico scrive:

    i cittadini romani stanno pagando un prezzo molto alto per l’incapacità di dialogo, l’incapacità degli addetti alla politica di vedere che la capitale non è in grado neanche di ospitare i turisti paganti, figuriamoci se può ospitare chi si trova qui con un soggiorno pagato con le tasse dei cittadini che vivono quotidianamente il degrado ambientale, l’abusivismo, la mancanza di manutenzione del verde e dei beni archeologici e culturali….

  2. Noemi scrive:

    Bussare alla porta giusta, è il vero problema della nostra esistenza,brava Margani

  3. Floriana scrive:

    In una città grande come Roma possono accadere situazioni così agli antipodi come quelle descritte nell’articolo. In mezzo il nulla di quelli che non prendono posizione rispetto a questo ed ad altri problemi e coprono con l’indifferenza la loro incapacità di riflettere e di farsi un’opinione su ciò che accade intorno a loro.

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