scuola, realtà complessa

21 settembre 2015 di: Magdalena Marini

L’imminente inizio di un nuovo anno scolastico dovrebbe sollecitare, sia tra gli addetti ai lavori che tra gli utenti ma anche nell’opinione pubblica, una serie di riflessioni che possono dare spunti sia per agire praticamente che per prendere coscienza della complessità dei problemi. Il sistema scuola è composto da attori diversi che agiscono in una realtà complessa. Scopo comune è il “successo formativo” dei ragazzi a partire dall’accoglienza, procedendo con la didattica quotidiana fatta di approfondimenti, riflessioni su tematiche, utilizzazione di nuove tecnologie (poiché la scuola cerca di andare passo con i tempi), inclusione di alunni con bisogni educativi di vario tipo, contrasto del bullismo e della dispersione scolastica, orientamento e … chi più ne ha più ne metta. Ogni giorno si affrontano problematiche relative alla delicata fase di crescita dei bambini e degli adolescenti: demotivazione, situazioni conflittuali, disagio che, fisiologicamente, l’età della crescita porta con sé.

Talvolta ci si scontra con l’incapacità di tollerare la fatica e gli insuccessi, le responsabilità, l’impegno, la difficoltà, da parte degli studenti di relazionarsi con il mondo-scuola che spesso viene percepito come un tempo “imposto” e non in linea con il tipo di vita che vorrebbero condurre. L’unica cosa che hanno in comune gli studenti di una classe è l’età. Per il resto si tratta di tante individualità, tante persone, tante realtà diverse, obbligate a fare le stesse cose, seguire le lezioni e le indicazioni degli stessi insegnanti, svolgere gli stessi compiti, sviluppare un pensiero convergente, perdendo, piano piano, giorno dopo giorno, l’abilità innata di elaborare molteplici risposte ad una stessa domanda. Il nostro sistema educativo è stato pensato e strutturato per un’epoca diversa, basato sul ragionamento deduttivo e sulla conoscenza dei classici. Nel modello di cultura occidentale il pensiero divergente, la capacità innata di affrontare e risolvere le diverse questioni, si deteriora nel tempo perché non viene curato e incentivato.

A scuola viene detto che c’è una sola risposta alla fine del libro…C’è ancora tanta strada da fare per favorire il successo formativo dei nostri ragazzi. È necessario, e ormai indispensabile in questa fase della nostra storia, uscire da schemi e modelli educativi e culturali che ci portano a trattare tutti allo stesso modo. Don Lorenzo Milani in Lettera a una professoressa lo affermava più di quarant’anni fa: «Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali».

5 commenti su questo articolo:

  1. Vittoria scrive:

    Concordo su quanto sopra scritto e aggiungo che ci sono’veritàsenza tempo’ valevoli in ogni tempo.
    Per noi che abbiamo a che fare con un’materiale umano’in continua evoluzionee crescita,con difficoltà e preziosità interiori,rispettivamente da debellare e da potenziare…a noi l’arduo compito, mettendo da parte scoraggiamenti di sorta e tirando fuori tanta determinazione e buona volonta… buon lavoro a tutti noi!

  2. Maria scrive:

    Buon inizio di anno scolastico a tutti. E che sia intenso e appassionato.
    Auguri agli studenti,perché avremo bisogno di tutta la loro intelligenza, di tutto il loro entusiasmo, di tutta la loro forza.

  3. silvia scrive:

    Magdalena torna puntuale con un altro dei suoi articoli che fanno riflettere sui tanti aspetti che caratterizzano il mondo della scuola. Se viviamo in una società complessa, eterogenea ed in continua evoluzione è comprensibile, e credo inevitabile, che ciò si ripercuota anche all’interno della scuola che della stessa realtà è parte integrante.

  4. Gabriele scrive:

    Quello che mi inizio a domandare fortemente ogni giorno è: CHI riuscirà veramente a non fare parti uguali tra diseguali?
    Le istituzioni purtroppo non sembrano aiutarci e gli insegnanti che pensano al bene reale degli alunni piuttosto che allo stipendio a fine mese sono ben pochi.

    Il problema principale è che siamo immersi nella società del giudizio, dove alla fine merita sempre il più bravo o il più appariscente: esempio pratico? Programmi in prima serata dove dei bambini cantano con voci alla Pavarotti. Dopo le ovvie frasi di rito (“Tutti bravi! Bravissimi!”) ecco che però vince uno solo, perché scelto dal televoto.

    E gli altri? Instaurare la competizione sin dalle prime fasi dello sviluppo può veramente portare al progresso della società?

    Società: insieme di individui (persone o animali) che condividono alcuni fini e comportamenti e si relazionano congiuntamente in vista della realizzazione di scopi comuni [wikipedia]

    Senza la cooperazione ed il lavoro di squadra dove TUTTI sono protagonisti non esisterà mai il progresso, non esisterà mai la società. Il successo formativo risiede nel famoso (impolverato) detto “Tutti per uno, uno per tutti”.

  5. Grazia scrive:

    PER GLIINSEGNANTI DI SOSTEGNO, SEPPURE ABITUATI A CONFRONTARSI CON IL PENSIERO DIVERGENTE, è ANCORA PIù DIFFICILE E COMPLESSO, IN QUANTO IL CAMBIAMENTO DEI PERCORSI CURRICULARI è SEMPRE PIù FRAMMENTATO E GLI INSEGNANTI SI ADATTANO CON DIFFICOLTà AL MODO DI PROCEDERE DELLA CLASSE…..QUESTO PUò GENERARE UN SENSO DI INADEGUATEZZA E UNA SENSAZIONE DI PARCHEGGIO

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