un delitto senza colpevoli, o quasi

15 ottobre 2015 di: Fortunata Pace

Raffaele Sollecito è un uomo libero. Ha avuto anni pesanti e complessi e i media implacabilmente addosso che certamente lo disturbavano, lo irritavano, fornivano di lui una immagine piuttosto sconcertante. Ora che la Cassazione lo ha affrancato e noi tutti, ossessionati da quel delitto nei confronti di una ragazza inglese che abbiamo dimenticato o posto in ombra, costretti a dar spazio a due fidanzati o quasi di buona famiglia, a un uomo di colore chissà perché chiamato in causa dalla ragazza americana, bella e determinata (subito fortunatamente scagionato) e un altro che da lì a poco non aveva difficoltà a dichiararsi colpevole seppure eventualmente “non solo”, pensavamo dopo tante equivoche dichiarazioni e un altrettanto discutibile iter giudiziario, di avere come spettatori, come cittadini, come esseri umani il refrigerio di una archiviazione.

Giusto che Raffaele e Amanda abbiano intorno ancora paladini e amici, avvocati ed esperti e Ghedè che sconta la sua pena, che se era il solo colpevole è certamente ridotta, e che fa buona condotta in attesa di un domani confortevole. E invece no: nel bel programma di Lilli Gruber che apprezziamo, ci stava qualche giorno fa un ragazzo con un ottimo chignon e due occhi di ghiaccio che, attraverso un libro, si sfogava (e ne ha facoltà) ritagliandosi soldini e una buona occasione di andare in giro a parlare di sé. E forse chiedere un risarcimento per la dolorosa avventura di essersi ritrovato al centro di uno scenario di morte.

Come avremmo gradito che a “otto e mezzo” vi fosse un altro ospite! Quale che sia la verità, vorremmo che la tv smettesse di girare il mestolo su piaghe sociali, non fornisse occasioni di riflessioni ulteriori su una matassa giudiziaria che vorremmo accantonare, e che ha ormai una sola perdente: Meredith.

2 commenti su questo articolo:

  1. Marina scrive:

    La televisione fomenta con i suoi programmi l’istinto “voyerista” di certa gente, quello stesso istinto per cui alcune persone si fermano a guardare un incidente solo se c’è il ferito grave, o meglio ancora il morto. E’ compito della psicanalisi la spiegazione di tale attrazione/repulsione, ma non è compito della televisione lo sfruttamento della curiosità morbosa, proponendo pomeriggi interi di disquisizioni intorno ai fatti di cronaca nera, spesso con l’ausilio di “opinioniste”, dovutamente liftate e botoxate, la cui presenza è totalmente ingiustificata.
    Molti anni fa, uscì un film: “Sbatti il mostro in prima pagina” …

  2. Laura scrive:

    Una brutta storia…non credo all’innocenza dei due ragazzi. Anche se materialmente non hanno ucciso loro, sapranno molto e non parlano, intanto si organizzano per avere facili guadagni!

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