quando le periferie scelgono Moni Ovadia

24 gennaio 2016 di: Marcella Geraci

Un teatro partecipato come dovrebbe esserlo la democrazia che, guarda caso, nasce nell’antica Grecia col teatro. È questa l’idea che ha spinto il Comune di Caltanissetta ad affidare il cartellone principale del Teatro Margherita niente poco di meno che a Moni Ovadia, il celebre attore, drammaturgo, scrittore e compositore che da ben cinquantatré anni porta in scena il “vagabondaggio culturale e reale” del popolo ebraico. Un volo finalmente alto, spiccato dalla giunta guidata da Giovanni Ruvolo e tredici appuntamenti di prestigio spalmati tra il 30 gennaio e il 24 aprile del 2016. Un cartellone che porterà a Caltanissetta, fra gli altri, il jazzista Stefano Bollani e il nuovo spettacolo di Claudio Fava. Novità nella novità, al Margherita sarà possibile assistere alle prove teatrali, con l’unica regola di entrare e uscire quando gli attori sono in pausa.

Un modo per introdursi da vicino nella vita del teatro e un’occasione in più per essere spettatori consapevoli della sola arte che, nella finzione, permette di essere veramente autentici. Originario di una famiglia ebraico – sefardita della bulgara Plovdiv, Moni Ovadia, reduce dal successo siracusano delle Supplici, torna in Sicilia per rafforzare il sodalizio con il giovane attore, ricercatore e musicista ennese Mario Incudine, un’alleanza fra le generazioni per una Sicilia nuova. Il progetto è ambizioso: rilanciare il centro Sicilia realizzando una stagione teatrale condivisa con il Garibaldi di Enna, che possa dar vita al Teatro Stabile della Sicilia Centrale. Settant’anni ad aprile, un successo di fama internazionale ormai consolidato, Moni Ovadia viene a Caltanissetta per un incarico accettato a titolo gratuito e una stagione teatrale iniziata quando le altre sono già a metà. Perché? «Credo che il riscatto di un Paese non venga mai dai grandi centri. Solo quando le periferie cominciano ad attivarsi per una prospettiva di trasformazione vuol dire che il Paese si mette in moto tutto quanto».

La nota dolente, l’essere considerati periferia nonostante la centralità geografica. Il vantaggio, una presenza e un lustro cui Caltanissetta non era più abituata dai tempi di Emma Dante, direttrice artistica di quel “Rosso Festival” dedicato al teatro di ricerca e intitolato a Pier Maria Rosso di San Secondo. Chissà come risponderà la città a questa mossa del sindaco Ruvolo e dell’assessore comunale alla Cultura, Marina Castiglione.

Caltanissetta è una piazza difficile. Qualcuno storce il naso, preoccupato per i problemi di un territorio che fa fatica ad attiribuire il peso che spetta alla cultura come motore di sviluppo anche economico e sociale. Più serie e meditate sono le riflessioni delle associazioni che a Caltanissetta fanno arte e musica da oltre vent’anni e che hanno chiuso i battenti perché prive di fondi. L’intera rassegna di Ovadia costa ottantamila euro. Qualcun altro è rimasto male davanti alla riduzione del 10% sull’acquisto dell’abbonamento teatrale per i Cral e i club service. Forse erano altre le categorie meno danarose cui offrire la riduzione. Ad ogni modo, senza cultura non c’è sviluppo e per una volta, la scelta del rilancio del teatro sembra azzeccata.

5 commenti su questo articolo:

  1. pompeo benincasa scrive:

    Idee a sinistra.Mi piace.Soprattutto oggi che non è più chiaro cosa sia la sinistra.Quella siciliana si trascina un limite storico sul piano culturale : quello di pensare all’ente pubblico come soggetto orgoanizzatore in prima persona.Quasi sempre gli assessori alla cultura di sx diventano essi stessi organizzatori.Di tutto.Dal Natale ai concerti,dalle Mostre al teatro.Contattano le agenzie,nazionali e non,gli artisti nazionali e non.Sono ossessionati dall’apparire più dell’essere.Non a caso io penso che i migliori assessori alla Cultura che la Sicilia ha conosciuto negli ultimi 25 anni non sono conosciuti affatto ( anche questo è un limite ). Ecco allora che la valente assessora di Caltanissetta,al pari dei suoi colleghi,tutti di sinistra sparsi per l’isola,anzichè pensare che compito di un’amministrazione pubblica sia quello di aprire o utilizzare al meglio gli spazi comunali presposti,quali possono essere i teatri,i centri culturali,gli auditorium (dove esistono ) o sostenere coloro i quali sul territorio con enormi sacrifici da decenni operano nel campo,scenda in campo direttamente,organizzando concerti che bruciano in un sol giorno risorse che avrebbero garantito una stagione concertistica annuale o un’intera rassegna teatrale,tutta sulla gobba dell’ente pubblico.Così,mentre da un lato le strutture ( poche ) vengono lasciate all’abbandono come il Centro Culturale Abbate o l’auditorium del Volta ( una volta provinciale e negato agli spettacoli non gratuiti …. ) ,mentre una delle più importanti rassegne musicali della Sicilia come quella di Musicarte,si lascia morire dopo un quarto di secolo,ecco il coup de theatre,l’arrivo del duo Ovadia-Incudine.Si nota la differenza no ? Si ingaggia un buon ufficio stampa e la nostra assessora ha avuto ciò che veramente le sta a cuore,come a tanti suoi colleghi assessori alla Cultura di sinistra : visibilità,articoli e la tradizionale foto con l’Artista nella solita e consunta conferenza stampa dove si ripete la solita melassa : ” questa amministrazione considera la Cultura come risorsa,come volano dello sviluppo ecc. ecc.,la presenza di Ovadia ( ma poteva essere chiunque altro ) ridarà lustro e prestigio alla nostra città e udite udite,lavoreremo per far nascere il Teatro Stabile del Centro Sicilia “. Ad oggi la Sicilia non ha più un Teatro Stabile,l’incomunicabiltà dei due maggiori teatri siciliani che solo unendosi avrebbero salvato,forse,la qualifica,li ha retrocessi a TRIC.I veneti,che non avevano uno Stabile,hanno unito i teatri delle loro città in un unico soggetto e ce l’hanno messa in quel posto.Ma noi,indomiti sogniamo addirittura il Teatro Stabile del Centro Sicilia e l’Assessore gongola che con simile baggianata ha conquistato qualche articolo.La sinistra è viva e lotta con-tro di noi.Purtroppo.

  2. Marcella Geraci scrive:

    Gentile signor Pompeo sono contenta di leggere le sue riflessioni, che mi stimolano ad affrontare altri argomenti in merito all’attuale direzione artistica del Margherita di Caltanissetta. Devo premettere di non gradire molte cose dell’operato dell’attuale giunta e specifico che il mio discorso si riferisce a questa nomina.
    Il fatto che un sindaco e un assessore (o assessora) possano individuare chi andrà a dirigere il teatro cittadino non è facoltà delle sole giunte di sinistra. Mi pare che, dal punto di vista giuridico, le regole siano uguali per tutti, destra o sinistra. Non credo poi che l’assessore comunale alla Cultura abbia tratto dalla nomina di Moni Ovadia una visibilità particolare o un consenso unanime. La sola visibilità guadagnata è stata la levata di scudi di una grossa fetta della città, parte della quale, guarda caso, opera nel mondo dello spettacolo e ha quindi interessi in ballo. Questo non significa negare il grande contributo che le realtà artistiche e le associazioni locali hanno apportato alla città. Realtà e associazioni che potrebbero comunque trarre grande giovamento dalla presenza del nuovo direttore artistico.
    Vede, non sempre chi ben amministra è amato o amata e circondato o circondata da consenso, specialmente in territori come il nostro, dove il clientelismo, spesso, la fa da padrone. Il compito di chi ben amministra è quello di individuare i migliori percorsi di sviluppo e cercare di realizzarli, andando dritto per la propria strada, anche a costo di scontentare qualcuno. Il direttore artistico andrà via e rimarranno gli elettori, non tutti contenti, come dimostra l’acceso dibattito che questa nomina ha suscitato. Mi sento allora di dire che questa nomina è stata un regalo alla città, un atto che non procurerà consensi elettorali. Ma un buon sindaco (e una buona assessora) devono operare per il bene di un territorio, anche a costo di perdere consensi.

  3. pompeo benincasa scrive:

    Gentile signora Geraci,
    premessa d’obbligo : io sono catanese quindi non ho business a Caltanissetta.Il mio era un discorso di politiche culturali in generale.Certo,conosco la situazione nissena perchè conosco Musicarte,l’associazione che in 24 anni ha portato lì i più bei nomi del jazz mondiale e non solo.Loro sì,hanno interessi.E cospicui pure,tanto che hanno dovuto contrarre tutti e cinque soci mutui chirigrafari con la loro banca,in sostanza vengono loro detratti circa 400 euro al mese per qualche anno,il tempo di rientrare degli 80.000,00 di deficit accumulato in un quarto di secolo.Interessi notevoli come vede.Badi bene,se divide quel deficit per 24,apparirebbe lampante come con un modesto supporto annuale dalle proprie amministrazioni,Caltanissetta grazie a Musicarte avrebbe mantenuto un ruolo centrale nella programmazione musicale del centro-Sicilia tanto caro ai nostri.Invece nulla,o qualche spicciolo strappato alla generosità occasionale del Sindaco di turno.
    La nuova amministrazione aveva promesso una discontinuità col passato,invece si muove sulle politiche culturali esattamente come i predecessori.Quindi Musicarte all’angolo ma non sono mancati in questi due anni i concertini gratuiti in piazza da 12000 euro al pezzo,le accozzaglie natalizie da 40.000 euro e altri contributi a manifestazioni meno radicate,meno conosciute,ma tant’è,sappiamo che i politici siciliani si somigliano tutti.Incapaci di tenere in condizioni accettabili le strutture culturali pubbliche,come lo stesso Teatro Margherita o il Centro Culturale intitolato al compianto sindaco Abbate,incapaci di utilizzare le strutture pubbliche delle ex province,come l’auditorium Volta,totalmente inutilizzato,incapaci di una visione di fondo,essa sì politica,che metta insieme strutture,servizi comuni e non ( dalle affissioni agli uffici stampa o ai siti web comunali che non mettono MAI gli eventi culturali NON promossi direttamente dall’Assessorato delle città di turno ) , risorse finanziarie.Si chiama programmazione,signora Geraci ed è l’opposto dell’improvvisazione,che è una qualità solo nel jazz.
    Questo è il ruolo della Politica con la P maiuscola,non già sostituirsi agli attori.Vedo però che lei difende una cosa,tutta siciliana,vecchia e stantia.Ha visto i numeri di Italia Creativa ? Secondo lei se lo 0,19 del bilancio dello Stato produce quasi il 3% di PIL e un milione di occupati nonostante i deficit delle fondazioni liriche e dei teatri stabili,specie del Sud,è merito delle rassegne alla Moni Ovadia dove si spende 100 ( per inciso è top secret il costo del cartellone teatrale ) per incassarne meno della metà ? Si è accorta che non esistono più gli enti lirici e sono nate le fondazioni sinfoniche di diritto privato ? E che piano,piano,vista l’opposizione dalla polititca con la p minuscola,si cerca di intervenire anche sui teatri pubblici ? Che sono stati più che dimezzati gli Stabili ? E la rassegna di Caltanissetta,tutta con denaro pubblico,la comica proposta del Teatro Stabile del centro-Sicilia secondo lei va in questa direzione ? Ovadia o Albertazzi per me pari sono.E’ il modello di riferimento che è sbagliato.Non hanno alcuna prospettiva dietro.Foglie di fico sono,foglie di fico della peggiore classe dirigente che la Sicilia abbia mai conosciuto.

  4. Marcella Geraci scrive:

    Anche il mio era un discorso generale, per questo credo che non sia importante sapere qual è il suo territorio di provenienza. Anche se, per vivere a Catania, vedo che conosce anche troppo bene il nostro territorio e i suoi luoghi di aggregazione culturale. Me ne compiaccio. Volevo soltanto entrare nel merito di una questione che, ahimè, è ben più ampia dell’attuale caso di cui stiamo parlando. A proposito dell’associazione Musicarte non ho nulla da ridire, gente seria e molto colta, che negli anni ha portato grossi nomi del jazz a Caltanissetta. Non si può però sanare una situazione deficitaria attaccando un altro pezzo della cultura di Caltanissetta e cioè il teatro. Una rassegna teatrale che si rispetti costa soldi, Ovadia o meno. E siccome soldi devono essere spesi, credo che sia utile farlo al meglio. Personalmente credo ritengo bella l’idea di uno stabile del centro Sicilia e la guida di una grande figura del teatro internazionale è una buona premessa per la riuscita del progetto. Questa nostra chiacchierata avviene in un giornale online e spero che altre persone possano intervenire, anche portando gli esempi di teatro delle città in cui vivono.

  5. pompeo benincasa scrive:

    Sono daccordo con lei,speriamo che altri intervengano,fare duetto con lei diventa stucchevole anche perchè lei sconosce la materia sulla quale vuole dialogare con me.Sì,conosco bene le vicende nissene come quelle di tutta la Sicilia dello spettacolo,è uno dei privilegi dell’età.Chiudo qui,prima le chiedo scusa se le darò un dispiacere,dovuto appunto alla sua ignoranza della materia.Le possibilità che il Teatro Stabile del Centro Sicilia diventi Teatro Nazionale ( ex Stabili ) o TRIC come il Biondo o l’ex Stabile di Catania sono meno di zero.I requisiti richiesti dalle nuove norme si sono rivelati letali per i due principali teatri siciliani,figurarsi per i due teatri di Enna e Caltanissetta.
    E,comunque sappia,che le nuove norme impongono ai direttori artistici dei teatri UN SOLO spettacolo l’anno nelle stagioni da loro dirette.Bè,guardando i cartelloni di Enna e Caltanissetta,mi pare di capire che la posa del primo mattone del grande sogno è rinviata almeno all’anno prossimo.

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