The Eightful Eight, un Tarantino da non perdere

14 febbraio 2016 di: Veronica Arena

Quentin Tarantino non delude neanche questa volta. Sorprende, giocando con le aspettative stesse dello spettatore, com’è solito fare. The Eightful Eight non è un western. Lo sono le ambientazioni, i ruoli di alcuni dei personaggi, lo è il contesto in cui la storia si muove, 
ma la struttura narrativa ben si allontana dal genere, anzi lo abbandona, in nome di una narrazione in capitoli tipica dello stile pulp del regista di Knoxville. 
Avete presente Dieci piccoli indiani di Agatha Christie? E Invito a cena con delitto?  
Bene, prendeteli, aggiungete un po’ di Kill Bill e Le iene e avrete un’idea.

Detto così può sembrare che la pellicola sia un mélange della poetica tarantiniana, ed in effetti lo è.  Ma quest’elemento non è di certo da considerarsi nella sua accezione negativa. 
Infatti, è ormai nota la tendenza di Quentin a citare, “rubare”, rivisitare temi dei suoi precedenti film per dar corpo, in ogni caso, ad un’opera nuova e imprevedibile. 
Il grande merito di Tarantino è infatti quello di rinnovarsi, qualsiasi sia il genere con cui si misura, senza mai cadere nell’errore di restituire al pubblico una copia di quello che ha già girato.

E se dalle prime inquadrature del film vi sembrerà di assistere ad una nuova versione di Django Unchained, basterà l’arrivo dei personaggi all’Emporio di Molly per capire che in realtà tutto quello che succederà da quel momento in poi non si avvicina poi tanto al precedente lavoro del regista.
 Già dalle prime battute i personaggi che vengono introdotti sono sani portatori di quella “leggerezza” e ironia tipica del Tarantino che non si prende troppo sul serio, pur affrontando temi pesanti o comunque rilevanti.
I primissimi piani esaltano le qualità recitative dei protagonisti ed è facile rendersi conto che persino l’attore meno “probabile” diventa, nelle mani del sapiente regista, un ottimo e credibile interprete.

Anche il virtuosismo tecnico viene sfoltito in nome di inquadrature eleganti ma non esagerate – come invece accadeva in Django Unchained. Soltanto alla fine vedremo infatti l’exploit di sangue e violenza che resta comunque “contenuto”, seppur con chiari riferimenti al gore (lo splatter per intenderci). 
La colonna sonora di Ennio Morricone avverte lo spettatore sin dall’inizio che quel che si appresta a guardare non è un western ma una storia dai toni del giallo, rivisitato chiaramente alla maniera del regista.
Meravigliosi i momenti in cui la colonna sonora si interrompe e gli stacchi di montaggio ci riportano all’intenso primo piano di un personaggio o ad una situazione diversa dalla precedente.

Persino l’espediente della narrazione “semi circolare” che si piega su sé stessa alla fine della storia – sperimentata per la prima volta in Pulp fiction- è rivisitata in chiave più moderna, segnando così la maturità artistica raggiunta da Tarantino.
 Raccontare la trama o parte di essa, sarebbe a questo punto riduttivo. Soprattutto nel caso di un regista che usa una storia principalmente come mezzo per dar sfogo al proprio stile – pur non rinunciando assolutamente alla rappresentazione di tematiche storico-culturali del periodo preso in esame.

Sono numerosi i momenti da ricordare primi fra tutti l’introduzione del personaggio interpretato da Michael Madsen attraverso un lento plongé (inquadratura dall’alto); il siparietto musicale di Jennifer Jason Leigh con tanto di chitarra (importantissimo, tra l’altro, perché anticipa al pubblico le dinamiche future che influenzeranno la vicenda) e uno scambio di sguardi tra Tim Roth e lo stesso Madsen che evidenzia la loro incontestabile bravura.
 Poi il personaggio interpretato da Roth, tale Oswaldo Mobray, può risultare di primo acchito fastidioso perché terribilmente simile al Dottor Schultz di Django, ma esiste un motivo preciso per cui Roth quasi tende a farne una parodia. Ma svelarlo toglierebbe a chi non l’ha visto il divertimento.
 Tre ore di ottima recitazione, splendida regia, tecnica narrativa che fa parteggiare prima per un personaggio e subito dopo per un altro. Nello stile, nella narrazione e nei temi è un film meritevole di attenzione e assolutamente riuscito.

9 commenti su questo articolo:

  1. luciana scrive:

    A me non è piaciuto lo ritenevo uno dei peggiori film di Tarantino ora questa recensione mi spinge quasi a rivederlo!

  2. Rosy scrive:

    Non l’ho visto ma dopo questa così dettagliata e puntuale recensione corro a vederlo..

  3. Sonia scrive:

    Una recensione che ti immerge nel film senza spoiler che farebbe perdere il gusto di vederlo. Grandissimo articolo, mi sono immersa in questa lettera e senza rendermene conto ho cominciato a sognare, ad immaginare i personaggi, le musiche, i luoghi.. Un articolo davvero ben fatto. Ovviamente lo vedrò prima possibile.

  4. Paola scrive:

    Ottima recensione! Non bisogna andare al cinema credendo di vedere un western alla Django!! Penso che una delle chiavi di lettura stia già nel titolo “The Hateful 8″ (Gli odiosi/detestabili 8), essendo questo l’8° film di Tarantino. Il regista, vuole forse preannunciare il suo intento di dar vita ad una pellicola appunto “detestabile” , perchè devia dalle aspettative iniziali, dal genere western e fa mettere in dubbio la buona fede di ognuno dei protagonisti fino alla fine della pellicola!

    Brava Veronica :D

  5. Laura scrive:

    Ho avuto le stesse identiche sensazioni! Nel film ho rivisto ogni singolo film di Tarantino, che sia un’inquadratura particolare o le caratteristiche di un personaggio! Ottima recensione. Geniale il paragone con “10 piccoli indiani”!! Mi è venuta voglia di rivederlo!!!

  6. Hugo scrive:

    Ottima recensione
    Lo vedrò presto…

  7. Giuditta scrive:

    Eightful Eight? Mi pare si intitola Hateful eight. Forse ho visto un altro film.
    In Django: ” la D è muta” (la battuta più strepitosa del film).
    E l’emporio non è di Molly ma di Minnie ;)
    Comunque buona recensione, concordo quasi su tutto.

  8. Manuela scrive:

    Parole che mi fanno venire voglia di andare al cinema stasera stesso. Ottima e accurata recensione, complimenti!

  9. Veronica scrive:

    Grazie a tutti per il supporto!
    Giuditta grazie per le rettifiche, purtroppo il correttore automatico mi ha corretto il titolo e non me ne sono accorta.
    Per quanto riguarda l’errore Molly/Minnie ho realizzato che era sbagliato quando ormai l’articolo era pubblicato.
    Grazie comunque :)

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