conoscenze, competenze, abilità: imbarazzo nei quiz televisivi

14 marzo 2016 di: Magdalena Marini

Le conoscenze riguardano il sapere, sono il risultato dell’assimilazione di informazioni attraverso l’apprendimento. Le competenze indicano la capacità di usare le conoscenze in un determinato contesto, in situazioni di studio o di lavoro, in situazioni professionali e personali. Sono la manifestazione di quello che una persona è in grado di fare e pensare e agire, permettono autonomia e responsabilità operativa. Le abilità si riferiscono al saper fare.

Saper applicare le conoscenze per portare a termine dei compiti. Si dicono abilità cognitive se fanno ricorso al pensiero logico, intuitivo e creativo e abilità pratiche se implicano la manualità, l’uso di materiali, strumenti e metodi. La scuola del passato era quella nozionistica, quella che ci insegnava a sapere tante cose, a conoscere tante cose. C’era un’enciclopedia che si chiamava proprio così “Conoscere” e, il nostro sapere, era via via sempre più enciclopedico. Di anno in anno sapevamo qualcosa di più, acquisivamo termini, tecniche, concetti, valori, pratiche. Conoscevamo le tabelline a memoria, imparavamo le poesie, conoscevamo le biografie dei protagonisti della letteratura e le date dei principali avvenimenti storici come rivoluzioni e guerre. Eravamo in grado di collocare nel tempo una corrente letteraria o artistica, una teoria, una scoperta scientifica o un’invenzione che avevano rivoluzionato il modo di concepire la visione delle cose. Conoscevamo le città d’Italia e le regioni nelle quali si trovano, le capitali dei Paesi del mondo …

Assistiamo più o meno quotidianamente alle figuracce dei giovani concorrenti che partecipano ai quiz televisivi. Le domande riguardano la geografia, la grammatica, la storia, la matematica. Si tratta di verbi da coniugare, maschile, femminile, singolare e plurale delle parole, tabelline da 0 a 10, sapere popolare come proverbi e modi di dire e via discorrendo. Si vivono momenti di evidente imbarazzo quando i concorrenti in gara dimostrano di non conoscere le risposte a domande non complicatissime, anzi elementari, considerato anche l’aiutino fornito dalle “quattro opzioni”. Per esempio, in una puntata, in risposta ad una domanda sul dittatore nazista la prima concorrente ha optato per il 1948, il secondo, per 1964, la terza ha detto 1978. Laconica la reazione del conduttore: «Io farei un ripassino di storia, ma leggero, eh». I commenti comparsi sul web hanno parlato di crisi della scuola, della coscienza civile, della memoria storica, e così via..

Qui non si tratta di fare un ripassino, sono le conoscenze che mancano e che, pertanto, non essendo state assimilate a tempo debito, non vengono utilizzate nel contesto in questione. Per quanto si possa essere abili, l’apprendimento non è un optional. I concorrenti più anziani se la cavano meglio anche se magari cadono nel discutibile percorso finale, forse troppo veloce o contorto. Credo che gli autori di questi programmi debbano fare una scelta diversa, in merito alle domande o all’età dei concorrenti che hanno un diverso bagaglio culturale rispetto a chi prepara la trasmissione. L’attore cinquantanovenne Rodolfo Laganà: ha di recente dichiarato «sono troppo giovane per essere vecchio e sono troppo vecchio per essere giovane». Almeno ne è consapevole.

Sta di fatto che giovani e meno giovani non hanno più le stesse conoscenze. Forse gli autori di queste trasmissioni dovrebbero analizzare le nuove indicazioni programmatiche della scuola e ideare un programma innovativo che faccia riferimento ad esse. Anche il buon Fabio Fazio sta riproponendo il “Rischiatutto” ma mi pare che a superare le selezioni, da quello che si vede nel preserale di Rai3, se la cavino bene quelli della vecchia guardia.

4 commenti su questo articolo:

  1. Mario scrive:

    Appare evidente il divario culturale tra le vecchie generazioni e le nuove. Se le prime avevano come unica via di accesso al mercato del lavoro quella dello studio costante che portava anche alla formazione personale di una cultura specifica o generale che fosse anche adatta per i quiz serali che vediamo nell’esempio, per le nuove generazioni, sia per eccesso di benessere, sia per disinteresse, pigrizia, demotivazione, mancanza di stimoli in generale, si nota un’ ignoranza in questi campi. Ritengo che con l’avvento delle nuove tecnologie che ha portato alla formazione di nuovi mercati e nuove tipologie di posti di lavoro, i giovani pensino che con la cultura ormai “si faccia poco”, alimentando così l’ignoranza e portando all’inabissamento dell’interesse per la cultura, generale o specifica che sia, fino a collocare definitivamente nel dimenticatoio tutto ciò che di buono aveva contraddistinto l’Italia e la sua popolazione (arte,cultura,storia e tradizioni).

  2. Nuccia scrive:

    Un tempo si amava studiare per il gusto di saperne di più, oggi si pensa soltanto alle cose che ti danno una soddisfazione immediata ma che, in realtà, non ti arricchiscono culturalmente. Sarebbe il caso di fare una bella “rivoluzione culturale” per riportarci ai tempi passati. I nostri ragazzi si possono instradare e ai giovani possiamo trasmettere l’amore per il sapere partendo dalle famiglie, continuando nella scuola per abituarli al piacere e alla soddisfazione che ti dà il conoscere.

  3. vittoria de angelis scrive:

    concordo su quanto scritto dai colleghi nei commenti e, aggiungo che stiamo vivendo in una società improntata su un forte individualismo che imperversa in ogni campo della nostra vita”vissuta sempre di corsa” e che si prefissa il miglior risultato con l’impiego del minor tempo possibile…
    bisognerebbe, a mio avviso, fare nostre le sagge parole del Gramsci “Occorre persuadere molta gente che anche lo STUDIO è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale TIROCINIO, oltre che INTELLETTUALE, anche MUSCOLARE-NERVOSO: è un processo di ADATTAMENTO, è un ABITO acquisito con lo SFORZO, la NOIA e anche la SOFFERENZA.”
    Mi piace leggerla ai miei ragazzi, nei nostri pomeriggi di studio….è una frase che , ben introiettata, potrebbe farci giungere a grandi traguardi…se poi ci aggiungessimo un pò di entusiasmo, condito da”sano divertimento”, tutto verrebbe da sè…chimera?! no, solo un pò di “passione”….

  4. Grazia scrive:

    Siamo noi adulti, quelli che hanno sulle spalle “vecchie” conoscenze che ci hanno formato ma che possono risultare obsolete per le nuove generazioni (e che non aiutano neanche noi, della vecchia guardia), siamo noi che dobbiamo cambiare, siamo noi che dobbiamo adeguarci ai nuovi stili di vita che per noi, a volte, risultano inaccettabili ma è così.
    I nativi digitali sono inevitabilmente diversi da noi e, sicuramente, più veloci e più estemporanei. Comunque ci dobbiamo adattare, non ci resta altra scelta perché le future generazioni saranno sempre più digitalizzate. Le cose che sappiamo ci servono solo per partecipare ai quiz televisivi più “tradizionali”.

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