contro la guerra

22 marzo 2016 di: mezzocielo

Non erano ancora avvenute le orribili azioni terroristiche di stamani a Bruxelles, e le nostre amiche avevano elaborate e inviate le riflessioni sotto riportate, sui tempi oscuri che stiamo vivendo. Sui lutti, sul dolore, sulla crudeltà e sulla cecità di azioni criminali contro cui non c’è difesa, non è facile trovare parole giuste.

Non le abbiamo, possiamo soltanto partecipare al dolore del mondo, stringerci attorno alle famiglie delle vittime, essere solidali con i giusti che disperatamente cercano di svegliare le coscienze.

La guerra non è, non sarà nel deserto. La guerra “è” il deserto. Vuoto d’amore e di ragione, assenza di vita e di verità. La guerra non è mai una cosa degli altri, corrode ciascuno anche quando sembra lontana. Ci devasta oggi, più concreta e assai più vicina di come ce l’hanno raccontata.

Rossella Caleca

Coraggio, manca poco: appena faranno il governo in Libia potremo andare finalmente a spezzare le reni ai Cartaginesi, perché per un motivo o per l’altro sempre “Carthago delenda est” . Speriamo di non dimenticare a casa il sale!

Rita Annaloro

Sembra più facile fare una guerra, che fermarsi a ripensare il proprio modo di stare al mondo o impegnarsi nel tessere relazioni diplomatiche per instaurare un dialogo. Ancora oggi, fare una guerra sembra più facile e più “concreto” che cercare soluzioni alternative all’uso della forza per gli scenari drammatici che passano, ogni giorno, dagli schermi televisivi. Ma è proprio grazie a questa “concretezza” che, dall’11 settembre del 2001 ad oggi, abbiamo assistito all’acuirsi dei fenomeni terroristici in un mondo dove, ogni giorno, i poveri e le vittime delle diseguaglianze bussano alle porte della fortezza Europa, trovandole spesso chiuse.

Il senso comune porterebbe a credere che nulla sia cambiato e invece, questa volta, il premier italiano Matteo Renzi è stato chiaro. «La guerra è una parola drammaticamente seria, per essere evocata con la facilità con cui viene utilizzata in queste ore da alcune forze politiche e da alcuni commentatori» ha dichiarato Renzi nella sua e–news, specificando come un intervento italiano in Libia possa avvenire solo se autorizzato dal Parlamento. Un piccolo sospiro di sollievo senza gioia, in queste ore impregnate della tragedia dei due italiani uccisi a Sabrata. Un piccolo sospiro di sollievo animato dalla necessità di non farsi prendere da una spirale di violenza che farebbe solo nuove vittime tra gli innocenti.

Marcella Geraci

In occasione del venticinquesimo anniversario della prima Guerra del Golfo, il 16 gennaio migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città d’Italia per manifestare contro gli interventi militari di Usa e Nato nel mondo, e l’allargamento dell’Alleanza Atlantica nell’est Europa.

I cortei hanno denunciato l’escalation della guerra sia a est (in Siria e in Iraq ) sia a sud, in Libia. Ed è proprio lo scenario libico quello che i manifestanti hanno denunciato con forza. «Nostro intervento? Solo se lo chiede un governo solido». Queste le parole di Matteo Renzi.

Eppure le notizie si stringono sempre più sulla parola intervento. L’elemento inquietante, poi, è che l’Italia è un paese particolare, non è una novità per qualunque governo italiano quella di non utilizzare la parola “guerra” oppure di minimizzarla o mascherarla sotto forma di qualcos’altro. L’argomento “guerra” in Italia è tabù.

Ignari dei finto-pacifisti, dei finto-interventisti, e della politica del compromesso, si parla, non si parla, si teme, e la Libia vuol dire che, intanto, i problemi si sono trasferiti nel nostro giardino di casa.

È strategia la scelta di usare micro cambiamenti perché non ci si accorga di quello che può accadere ? non ci accorgiamo di quello che stanno facendo.

Daria D’Angelo

La sigla I.S.I.S. è, purtroppo, famosa in Italia e ci riporta indietro di secoli, ai tempi del Terrore della Rivoluzione Francese. Ognuno di noi inorridisce di fronte alla violenza efferata e anche gratuita, perché anche le porte delle case ormai sanno che nessuno può riuscire a far cambiare idea ad un altro con l’uso della violenza, ma solo con la persuasione, più o meno esplicita, più o meno lecita.

Sono individui violenti, crudeli, sadici che usano qualsiasi ideologia, soprattutto quella religiosa, per giustificare il loro essere immondi, criminali, carnefici, antisociali, sadici, per il gusto di vedere il terrore nel volto dell’aggredito, della vittima. Impotenti nel saper migliorare la propria vita, si impegnano a peggiorare quella degli altri.

Ma internet non è solo Isis ma è anche la “Teoria della Stupidità” dell’economista italiano Carlo M. Cipolla, Professore Emerito di Storia Economica a Berkeley, un altro splendido italiano emigrato a causa della sprovvedutezza italica.

Assolutamente da non perdere. L’economista propone la sua Teoria e suddivide le persone in quattro gruppi: lo Sprovveduto ma anche Disgraziato (sfortunato) chi, con la sua azione tende a causare danno a se stesso, ma crea anche un vantaggio a qualcun altro; l’Intelligente, chi, con la sua azione tende a creare vantaggio per se stesso, ma anche vantaggio a qualcun altro; il Bandito, chi, con la sua azione tende a creare vantaggio per se stesso, ma allo stesso tempo danneggia qualcun altro; lo Stupido, chi causa danno ad un’altra persona senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per se o addirittura subendo una perdita… la propria unica vita e unica possibilità di migliorare la propria e quella degli altri.

Grazie Emerito Professore Cipolla, ora guardo le azioni delle persone con maggiore chiarezza e so discernere meglio dove posizionare le azioni altrui e anche le mie.

Ornella Papitto

2 commenti su questo articolo:

  1. marina scrive:

    Ma perché la grande Europa si stupisce? Credeva che la guerra si fermasse ai suoi confini? Siamo in guerra da piû di 15 anni. Quello che è successo a Parigi e Bruxelles succede tutti i gironi in Irak, Siria, Afganistan, Turchia, ecc. E non cambierà finché si vorrà mettere fine alla guerra con la guerra.
    Je suis Bagdad, Ankara, Istanbul…

  2. marina scrive:

    Errata corrige: .. succede tutti i giorni in Irak…
    (lapsus frudiano, nelll’inferno della guerra, i gironi di dantesca memoria interferiscono involontariamente nella scrittura)

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