Cosa nasconde il bosco

7 marzo 2016 di: Angela Lanza

Carissime,

non mi è facile scrivere due righe su “Cosa nasconde il bosco”,  il mio libro che si presenta oggi alla Reale Fonderia Oretea. Ho scritto queste storie negli ultimi otto anni in modo non lineare ma ho dovuto metterle da parte perché pressata dalla pubblicazione di “La storia di uno è la storia di tutti” per la strage avvenuta a pochi metri dalle coste di Lampedusa il 3 ottobre del 2013. Riprendendole in mano è stato evidente che facevano parte di un’unica storia che avevo scritto per restituire una vita più lunga – forse – soprattutto a donne della mia famiglia a cui sono debitrice. Debitrice in senso largo del mio modo di intendere la vita e percepire i fatti e, ancora, della costruzione dei miei sentimenti e della fonte dei miei ricordi.

Lo squarcio sul passato inizia negli anni ‘50 e via via si snoda fino ai nostri giorni. E mentre all’inizio fluisce lentamente, alla fine si adegua al ritmo dell’oggi. Le prime quattro storie hanno un segreto che si svela man mano e rende “epiche” vite di donne che fino a oggi sono sembrate banali. Mentre è una normalità tessuta da una volontà – più o meno esplicita – di vivere con una diversa consapevolezza.

La quinta storia non nasconde segreti ma esprime il disagio di esistenze che in qualche modo devono fare i conti con il mondo mafioso.

Se il bosco è la nostra aspirazione a una libertà anche attraverso il disordine, e quindi è anche un lasciapassare per esprimersi nel sociale – lotte per la casa, contro la mafia, il 77 a Bologna – il giardino che gli è contrapposto ha una sua bellezza ma anche grandi insidie perché rinchiude, illudendo con un miraggio di perfezione.

Mi fermo qui perché andando avanti rischierei di scrivere un altro libro per spiegare questo.

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