i soldati di Ungaretti e l’Isis

30 marzo 2016 di: Clara Margani

In una sua bellissima poesia Giuseppe Ungaretti, coinvolto in prima persona come soldato nella Prima Guerra Mondiale, sintetizza la condizione umana in tempo di guerra con una brevità agghiacciante: «Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie».

Il titolo è “Soldati”, tanto per essere precisi. La guerra a cui il poeta partecipò fu infatti soprattutto una guerra tra eserciti, anche se le popolazioni residenti nei territori delle operazioni militari soffrirono atrocemente. Invece, nella seconda Guerra Mondiale le popolazioni dei vari stati coinvolti furono esposte direttamente alle azioni militari e quando si parla di bilancio dei morti, dei feriti, dei danneggiati, i militari e i civili sono equamente rappresentati. Dai “brandelli di case” dei piccoli centri del Carso si passò ai brandelli delle città che furono bombardate e distrutte, alcune in parte altre quasi totalmente. Spesso gli allarmi per gli attacchi aerei, che fu possibile prevedere, salvarono numerose persone ammassate nei rifugi, altre volte questo non accadde.

Alla fine della seconda guerra si coniò una definizione per la situazione di tensione tra Usa e Urss. Si disse che era in corso una “guerra fredda”, un congelamento delle operazioni militari che determinò una generale sensazione di pericolo imminente, quando la guerra fosse stata tolta dal congelatore e messa sulla tavola per essere consumata. Nel frattempo qua e là nel mondo “piccole” guerre calde scoppiavano, laddove le placche politiche come quelle geologiche venivano in collisione, soprattutto per ragioni di tipo economico. Nel frattempo all’interno di vari stati, coloro che non erano in accordo con la politica imperante, organizzavano azioni isolate ma sanguinosamente esemplari per creare un clima di terrore nelle istituzioni e nelle popolazioni.

Attualmente, la nostra condizione di foglie destinate a cadere dall’albero della vita non ha bisogno di aspettare l’autunno, può verificarsi in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Si può uscire di casa e non ritornarvi più, si può scegliere una destinazione di viaggio e non raggiungerla mai, si può decidere di comprare un biglietto per uno spettacolo e non assistervi affatto, si può progettare qualsiasi futuro e non realizzarlo assolutamente.

E’ proprio così, ma, come ci dice lo stesso Ungaretti in un’altra sua bellissima poesia, ognuno di noi non è «mai stato tanto attaccato alla vita» e questa sensazione ci spinge a non cedere alla paura e a non rassegnarci.

11 commenti su questo articolo:

  1. silvia scrive:

    Sono solita far uso delle linee metro per muovermi a Roma, solo che ora mi sorprendo a tirare quasi un sospiro di sollievo ogni volta che, giunta a destinazione, penso “anche per oggi mi è andata bene”. Mentre i più viaggiano assorti nei loro smartphone a me piace osservare i vari tratti somatici dei volti che mi circondano, si alternano e si sovrappongono. Per questo respingo quel tarlo del pensiero che, ancor peggio del pericolo potenziale, mi vorrebbe suggerire di temere e diffidare di chi mi siede accanto. La sola idea di pensare alla presenza di un attentatore pronto a decidere della propria ed altrui morte mi sarebbe più odiosa della sua stessa cintura esplosiva.

  2. Karen scrive:

    Anche io prendo autobus,metro per muovermi in città.Condivido il fatto che arrivata a destinazione mi sento più sollevata. Da quando ci sono questi attacchi da parte dell’isis ho paura di andare al centro di Roma o in zone molto affollate come la metro.Quando mi capita di andarci la maggior parte del tempo mi guardo intorno per vedere se c’è qualcosa che non va.
    Secondo me l’isis non dovrebbe attaccare la popolazione civile, ma anche gli europei non dovrebbero mandare aerei con le bombe nei territori della popolazione civile musulmana. Ciò che fa l’isis è la stessa cosa che fanno gli europei a loro, è una sorta di vendetta.

  3. Claudia scrive:

    Leggendo l’articolo mi sono trovata d’accordo con l’autrice perchè anche io tiro un sospiro di sollievo appena uscita dalla metro,quando esco di casa e ritorno più tardi,assisto ad uno spettacolo teatrale e viaggio per il mondo. Invece una parte di me non ha paura di affrontare la realtà. Loro non dovrebbero riuscire a fermarerci,non dovremmo dargli il potere di controllare le nostre vite,dovremmo continuare a vivere la nostra vita senza un minimo di paura perche non si può smettere di vivere normalmente perchè un piccolo gruppo di estremisti terrorizza 7miliardi di persone.

    • Lorenzo scrive:

      Quello che l’autrice dell’articolo ha detto io lo condivido. L’autrice ha detto che le guerre si sono combattute per motivi economici e non trovo giusto che milioni di vite vengano sacrificate per i “capricci “ di alcuni sovrani che pensavano di poter dominare sul resto del mondo o che magari pensano che la loro razza (termine che io sinceramente non condivido) sia migliore di quella di un altro oppure fare una guerra solo perché…perché bè quello che voglio dire è che non importa se sei bianco o se sei nero se sei ricco oppure povero se sei musulmano o cristiano il punto è che faccio parte di un singolo gruppo gli umani e che non serve fare guerre tra fratelli questo è quello che penso.

  4. Claudia scrive:

    Leggendo l’articolo di Clara Malgani mi sono trovata d’accordo con lei perchè anche io tiro un sospiro di solievo appena uscita dalla metro,quando esco di casa e ritorno più tardi,assisto ad uno spettacolo teatrale e viaggio per il mondo.Invece una parte di me non ha paura di affrontare la realtà,loro non dovrebbero riuscire a fermarrci,non dovremmo dargli il potere di controllare le nostre vite,dovremmo continuare a vivere la nostra vita senza un minimo di paura perche non si può smettere di vivere normalmente perchè un gruppo di estremisti terrorizza 7miliardi di persone.

    • salvina scrive:

      Anche io sono molto preoccupata per quando delle volte mia madre prende la metro, perchè ho paura che non possa più tornare. Quando ho visto alla Tv le notizie sull’attacco terroristico a Bruxelles e a Parigi, il mio primo istinto è stato di cambiare canale perchè per un attimo ho immaginato me e le persone che amo al posto di quelle persone, e non sono riuscita a sopportarlo. Spero che tutto questo finisca presto.

  5. Martina scrive:

    Sono molto d’accordo con i pensieri dell’autrice dell’articolo; mio padre prende la metro tutti i giorni per andare a lavoro, e spesso mi chiedo cosa sucederebbe se non lo vedessi tornare alla sera. Se si guarda indietro nel tempo, fin dai tempi di Caino e Abele nella Bibbia, si può vedere come l’uomo si sia sempre accanito verso i suoi fratelli e ucciso a scopo di interessi o invidia, come anche per vendetta.Sarebbe un’ illusione pensare a un mondo dove la pace regna e la guerra non lascia le sue cicatrici, anche nelle fiabe essa è quasi sempre presente; credo, che sia nella natura dell’uomo l’indole della distruzione, che sia di un essere vivente, di altro o anche si se stesso.C’è sempre stato il bene e il male che si sostengono e si danno equilibrio a vicenda, se manca uno manca anche l’altro, è una legge del mondo, credo, o almeno io la penso così. Oggi c’è la minaccia dell’Isis, che ci spaventa e ci rende vulnerabili, domani ci sarà qualcun’altro a disturbare la nostra quotidianità, per precisare, non sto dicendo che non bisogna combattere o rassegnarsi, forse un giorno le cose cambieranno, o almeno si spera; adesso, dobbiamo solo essere forti e aiutarci.

  6. Ornella scrive:

    Vorrei citare una poesia di Nazim Hikmet che amo molto per il suo profondo significato e che ben si attaglia all’argomento trattato nell’articolo di Clara Margani. E’ un invito ad amare gli essere umani e a non accettare di vivere precariamente la nostra vita sulla Terra.

    Non vivere su questa terra come un inquilino

    Ragazzo mio,
    io non ho paura di morire.
    Tuttavia, ogni tanto
    mentre lavoro
    nella solitudine della notte,
    ho un sussulto nel cuore,
    saziarsi della vita vita, figlio mio,
    è impossibile.
    Non vivere su questa terra come un inquilino,
    o come un villeggiante stagionale.
    Ricorda:
    in questo mondo devi vivere saldo,
    vivere
    come nella casa paterna.
    Credi al grano,
    alla terra,
    al mare
    ma prima di tutto
    all’uomo.
    Ama la nuvola,
    il libro
    la macchina,
    ma prima di tutto
    l’uomo.
    Senti infondo al tuo cuore
    il dolore del ramo che secca,
    della stella che si spegne,
    della bestia ferita,
    ma prima di tutto
    il dolore dell’uomo.
    Godi di tutti i beni terrestri,
    del sole,
    della pioggia
    e della neve,
    dell’inverno e dell’estate,
    del buio e della luce,
    ma prima di tutto
    godi dell’uomo.

    • Gemma scrive:

      Bellissima poesia. Ciascuno di noi, come il figlio del poeta, viene invitato ad acquisire la consapevolezza del suo posto nel mondo, ad essere cosciente di ciò che deve al passato, a padroneggiare le proprie forze per proiettarsi nel futuro coltivando affettività, intelligenza, solidarietà, responsabilità

  7. Madre Teresa scrive:

    Ama la vita così com’è
    Amala pienamente, senza pretese;
    amala quando ti amano o quando ti odiano,
    amala quando nessuno ti capisce,
    o quando tutti ti comprendono.
    Amala quando tutti ti abbandonano,
    o quando ti esaltano come un re.
    Amala quando ti rubano tutto,
    o quando te lo regalano.
    Amala quando ha senso
    o quando sembra non averlo nemmeno un pò.
    Amala nella piena felicità,
    o nella solitudine assoluta.
    Amala quando sei forte,
    o quando ti senti debole.
    Amala quando hai paura,
    o quando hai una montagna di coraggio.
    Amala non soltanto per i grandi piaceri
    e le enormi soddisfazioni;
    amala anche per le piccolissime gioie.
    Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
    amala anche se non è come la vorresti.
    Amala ogni volta che nasci
    ed ogni volta che stai per morire.
    Ma non amare mai senza amore.
    Non vivere mai senza vita!

  8. Rosanna Pirajno scrive:

    che bella discussione si è aperta su questo articolo, forse l’argomento grave stimola più riflessioni e accomuna nei timori che ci pervadono tutti, siate i benvenuti.

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