Se il Fisco è amico delle future madri dal “Corriere della Sera” del 07.05.16

7 maggio 2016 di: Mario Garofalo

Ci sono rari momenti in cui, tra le righe del linguaggio burocratico di una circolare, si possono leggere i cambiamenti che avvengono nelle nostre vite. Uno di quei momenti ci è stato dato ieri da un atto dell’Agenzia delle Entrate, che detrae dalle tasse non solo le vecchie spese per medicine e medici, per badanti e ristrutturazioni, ma anche per il congelamento di un ovulo o di un embrione.

Perché una donna paga un centro privato per la «crioconservazione» (come si chiama in medicina) degli ovuli? Perché rischia di diventare infertile a causa di una malattia (ad esempio ha precedenti in famiglia di menopausa precoce) o anche perché pensa che non sia il momento di diventare madre. Negli Stati Uniti, dove la società cammina più veloce, aziende come Facebook e Apple hanno garantito alle loro dipendenti che vogliano dedicarsi al lavoro e posticipare la maternità il pagamento integrale della crioconservazione. «Vogliamo aiutarle ad avere il meglio delle loro vite», hanno spiegato.

L’iniziativa controversa ha causato, però, non poche polemiche. Anche una parte delle donne si è ribellata, sottolineando che il vantaggio di quel benefit è soltanto per le aziende. E in Italia? L’osservatorio dei centri privati dice che cominciano ad arrivare richieste di ritardare la gravidanza anche indipendentemente da una patologia. Il Fisco non ha fatto altro che prenderne atto. L’anno scorso aveva previsto la detrazione delle operazioni compiute nei centri autorizzati in Italia, ora estende l’agevolazione a quelli stranieri.

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