l’arcano Elena Ferrante

10 giugno 2016 di: Anna Trapani

Chi l’ha vista? Non è un grido di allarme della nota trasmissione di Rai 3, bensì la domanda che lettori e critici letterari si pongono sulla reale identità della scrittrice Elena Ferrante. E’ infatti opinione diffusa che si tratti di uno pseudonimo e si sono fatte le ipotesi più disparate. Molti sostengono trattarsi della saggista e traduttrice di origine napoletana Anita Raja, moglie dello scrittore Domenico Starnone. Altri propendono per una identificazione al maschile: o lo stesso Starnone o Goffredo Fofi.

Marco Santagata, romanziere e critico, ha ultimamente puntato la sua attenzione sulla storica napoletana Marcella Marmo che, però, si è affrettata a smentire. La Ferrante non ha mai, in verità, avvalorato la tesi dello pseudonimo ma semplicemente si limita a non comparire in pubblico, a concedere ben poche interviste, a lasciare che per lei parlino i suoi romanzi. Considera, infatti, questi ultimi capaci di “vita propria”, autosufficenti, senza bisogno di comparse in trasmissioni tv o interviste ripetute e inflazionate solo per promuovere i suoi libri. Ritiene che nelle interviste non si metta a nudo la vera personalità dell’ intervistato, bensì si dica ciò che la gente vuole sentirsi dire, cioè si menta spudoratamente. I romanzi hanno voce propria; sono loro che devono parlare con i lettori, comunicare emozioni, idee, fatti; la vita privata di chi li scrive è e deve restare privata.

A questo scopo l’autrice pubblica, sempre per le edizioni e/o, il volume La frantumaglia che raccoglie quanto può servire ai lettori per conoscerla un pò meglio attraverso poche e accurate interviste, corrispondenza tra lei e gli editori, e tra lei e il pubblico. In tal modo accontenta almeno in parte la curiosità dei lettori, restando nell’oscurità. Questa voglia di autoconservazione del proprio privato fa sì che non vedremo mai una sua foto in copertina, una sua apparizione nei programmi tv più seguiti, una sua biografia. E i suoi romanzi le hanno dato una fama ormai internazionale, con traduzioni in varie lingue, forti soltanto del suo incomparabile stile e delle sue storie immerse in un contesto sociale dove la Napoli da cartolina non trova cittadinanza. Mi riferisco soprattutto alla tetralogia L’amica geniale,  suddivisa in L’amica geniale, Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta, Storia della bambina perduta. Pur senza farla apparire, il Time l’ha inserita tra le cento persone più influenti. La visibilità a tutti i costi non sempre paga.

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