tra il si e il no il premier si dibatte, e noi …

12 giugno 2016 di: Fortunata Pace

La classe operaia non va in paradiso…. Anzi teme di andare dritta all’inferno e vota contro: si chiami ora Forza Italia o Lega o più argutamente M5S, purché si dia una brutta scossa a chi ha in mano il governo. Ed è Renzi che lo ha! E a non volere che lo tenga insieme agli scontenti di sempre ci stanno tutti quegli altri ansiosi di sostituirlo in meglio, forse in sotterranea alleanza con la Fata Morgana!

Certo Renzi di errori ne commette, e il suo modo di proporsi all’esterno con una grinta che il voto europeo gli aveva ampiamente suffragato, si mostra oggi, alla luce di eventi piccoli e grandi, piuttosto logoro e opaco. Quella garbata professoressa di filosofia che, protetta da anni e da esperienza, fa notare in Tv (vedi L’aria che tira) che… ci vuole ben altro che un ragazzotto abile e vivace, pronto a parlare e ostentare sicurezza per salvare l’Italia, è plausibile ma, forse per i tempi tecnici del talk show, ha omesso di suggerire ciò che invece ci vuole e la maniera di come e dove procurarselo.

Non per questo è detto che ci terremo Renzi ma sarebbe meglio avere noi le idee chiare, quelle che, come nota la succitata signora, il nostro presidente del Consiglio non mostra di avere.

Riflettendoci può sembrare infatti che non fissarsi con la sinistra, e cullarsi nell’idea che non vi sia la destra,  a Renzi risulti comodo e non si accorga che questo invece lo lascia  con un assai ibrido doppio ruolo alla testa di un Pd divenuto partito di scolorita fisionomia, alla luce sempre più fioca di una ideologia (ma si può ancora dire la parola?) di sinistra che gli stessi Dem ad armi spuntate non potrebbero garantire al più ingenuo degli elettorati.

Che non siamo messi bene non si può negare, ma che eravamo messi bene prima qualche onesto venga a dimostrarcelo se può, giusto che dal precipizio sull’orlo del quale ci aveva portati la susseguenza Silvio- Mario- Enrico ci tiene ancora su il… braccino corto di Matteo. Lo pensa e fatalmente lo gradisce il mondo del capitale, una borghesia forte dei suoi euro riposti al sicuro, una imprenditoria senza timori e tutto ciò che gira loro intorno. Ma per ben diverse considerazioni, anche un mucchio di gente che non ama dialettiche fanatiche o interessate e che preferisce ancora sperare in opportuni aggiustamenti. E sarà fra quello del SI alle riforne per tanti versi rischiose e buone ad aprire un capitolo Italia di chiara portata. Se dovessero prevalere, già Renzi ci pare di sentirlo in una lectio di malfrenato trionfalismo e di buonismi rassicurativi.

Ma proviamo a pensare il contrario. Maggioranza NO, Renzi si dimette? Certo: lo ha pubblicamente sbandierato e lo farebbe. Ma che vuol dire? Il presidente della Repubblica può respingere le dimissioni e per il bene del paese con argomentazioni da par suo convincerlo. Se lui reiterasse, il mandato andrebbe affidato sempre  ad un esponente del Pd ad oggi partito di maggioranza,  ma chi potrebbe essere? Gli inciuci che Renzi minaccia in tale prospettiva, anche se in atto lui stesso non li disdegna, ci sarebbero, e quindi ancora una Italia in grave precarietà.

A meno che, ultimo sospetto e chiudiamo: a Renzi solo il SI, che gli garantirebbe di governare senza guardarsi intorno tra verdiniani o altro, lo alletta veramente o si dimette volentieri avendo in tasca magari un asso nella manica che ignoriamo!

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