cerco salvezza nelle piccole cose

21 luglio 2016 di: Rosanna Pirajno

Non ne può più, l’omino di Altan, di tanto odio, di tanto sangue di innocenti versato per niente, solo per odio rivalsa vendetta o per pura follia, non ne può più del dolore e della sofferenza procurati in nome di una Sacra Invenzione che quei mali dovrebbe lenire, e implora, l’omino: Basta! Per favore.

Abito al momento un luogo dominato dalla forza della natura e mi viene spontaneo osservare la vita scorrere nelle piccole cose (già, esiste un Dio delle piccole cose, secondo l’indiana Arundhati Roy), nelle cicale che friniscono all’impazzata, nelle fronde degli alberi che dondolano alla brezza marina, nelle onde del mare ora placide ora infuriate, nel sole che sorge e tramonta indifferente allo stesso spettacolo di Bellezza che accende, perfino nelle stelle cadenti che so spente da anni luce. Osservo e mi persuado delle incommensurabili distanze che si frammettono, da qui, alla non-vita malvagia, violenta, distruttrice, annichilente, che oltre l’azzurro mare una parte di umanità si arroga il diritto di imporre all’altra parte, uccidendo e torturando ma anche rubando, corrompendo, frodando, violando e violentando quindi il lascito di Bene e Bellezza – con annesso quant’altro rende migliore la vita, tipo Equità Solidarietà Libertà Giustizia … – depositato su questa terra dalla medesima genìa che ora lo calpesta.

Era questo il disegno divino, se ce n’era uno? Creare il Bene e il Male perché fossero costantemente in conflitto e l’umanità si dividesse in sacerdoti dell’uno e guerrieri dell’altro? Sarà punizione o lavacro, quel prevalere del Male a cui ci sentiamo senza volerlo condannati, pur se innocenti e probi e timorati di Dio? E se non si ha fede in Dio, a chi e cosa appellarsi per non soccombere allo sconforto dell’ineluttabile, per non sentirsi in balia del caso, della follia, dell’odio di alcuni e dei calcoli cinici di altri, mentre si amerebbe godere delle piccole cose che allietano le nostre esistenze brevi e travagliate?

Fate l’amore, non fate la guerra, cantavano negli anni 60 i Figli dei fiori che infilavano nelle bocche dei cannoni, ma il Fiore del Male ora non è schierato su fronti codificati, è subdolo, si insinua in ogni dove e in ogni mente che non si soffermi, prima di premere il tasto fatale, a cercare l’anima propria e delle piccole cose che consolano, il suono del mare, il tepore del sole, gli effetti del genio, del talento, della generosità degli inermi a cui si falcia la vita, ciecamente.

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