congedo del viaggiatore cerimonioso

14 luglio 2016 di: Giorgio Caproni

Amici, credo che sia

meglio per me cominciare

a tirar giù la valigia.

Anche se non so bene l’ora

d’arrivo, e neppure

conosca quali stazioni

precedano la mia,

sicuri segni mi dicono,

da quanto m’è giunto all’orecchio

di questi luoghi, ch’io

vi dovrò presto lasciare.

Vogliatemi perdonare

quel po’ di disturbo che reco.

Con voi sono stato lieto

dalla partenza, e molto

vi sono grato, credetemi,

per l’ottima compagnia.

Ancora vorrei conversare

a lungo con voi. Ma sia.

Il luogo del trasferimento

lo ignoro. Sento

però che vi dovrò ricordare

spesso, nella nuova sede,

mentre il mio occhio già vede

dal finestrino, oltre il fumo

umido del nebbione

che ci avvolge, rosso

il disco della mia stazione.

Chiedo congedo a voi

senza potervi nascondere,

lieve, una costernazione.

Era così bello parlare

insieme, seduti di fronte:

così bello confondere

i volti (fumare,

scambiandoci le sigarette),

e tutto quel raccontare

di noi (quell’inventare

facile, nel dire agli altri),

fino a poter confessare

quanto, anche messi alle strette,

mai avremmo osato un istante

(per sbaglio) confidare.

(Scusate. È una valigia pesante

anche se non contiene gran che:

tanto ch’io mi domando perché

l’ho recata, e quale

aiuto mi potrà dare

poi, quando l’avrò con me.

Ma pur la debbo portare,

non fosse che per seguire l’uso.

Lasciatemi, vi prego, passare.

Ecco. Ora ch’essa è

nel corridoio, mi sento

più sciolto. Vogliate scusare).

Dicevo, ch’era bello stare

insieme. Chiacchierare.

Abbiamo avuto qualche

diverbio, è naturale.

Ci siamo – ed è normale

anche questo – odiati

su più d’un punto, e frenati

soltanto per cortesia.

Ma, cos’importa. Sia

come sia, torno

a dirvi, e di cuore, grazie

per l’ottima compagnia.

Congedo a lei, dottore,

e alla sua faconda dottrina.

Congedo a te, ragazzina

smilza, e al tuo lieve afrore

di ricreatorio e di prato

sul volto, la cui tinta

mite è sì lieve spinta.

Congedo, o militare

(o marinaio! In terra

come in cielo ed in mare)

alla pace e alla guerra.

Ed anche a lei, sacerdote,

congedo, che m’ha chiesto s’io

(scherzava!) ho avuto in dote

di credere al vero Dio.

Congedo alla sapienza

e congedo all’amore.

Congedo anche alla religione.

Ormai sono a destinazione.

Ora che più forte sento

stridere il freno, vi lascio

davvero, amici. Addio.

Di questo, sono certo: io

son giunto alla disperazione

calma, senza sgomento.

Scendo. Buon proseguimento.

(in ricordo di Ninni Piazza, ingegnere,  coniuge di Silvana scomparso appena ieri, uomo di bell’aspetto e modi gentili che con discrezione si accomiatava dalla rumorosa compagnia di mezzocieline, durante le riunioni di redazione nella loro accogliente casa.)

3 commenti su questo articolo:

  1. silvia scrive:

    Unanime e sincero è il cordoglio di tutti noi che in questi giorni ci stringiamo attorno a Silvana ed alla sua famiglia. Anche da parte di chi, vivendo in altre città, è più lontano. Forse manca la conoscenza diretta, ma la realtà di mezzocielo è senz’altro qualcosa in più di una semplice realtà virtuale mediata dal web. Strada facendo abbiamo imparato a conoscerci attraverso gli articoli ed i commenti, ci siamo confrontate, abbiamo condiviso idee e pensieri, abbiamo dato il nostro contributo piccolo o grande. Siamo soprattutto donne, ma è pur vero che molte di noi hanno accanto dei compagni fedeli e rispettosi che di buon grado e per amor nostro sono capaci di fare un passo indietro…oggi il nostro saluto ed il nostro ringraziamento va ad uno di loro.

  2. Clara scrive:

    Ho conosciuto Ninni Piazza non in una riunione di mezzocieline, ma in un incontro amicale tutto al femminile sulla terrazza della casa di Sferracavallo. Quando mi fu presentato fece un inchino gentile con la testa, tenendomi la mano senza stringerla ma sostenendola quasi mi invitasse a ballare. Restò con noi pochi minuti appoggiato alla ringhiera del terrazzo, stagliandosi con la sua alta figura nel panorama che da quella casa si può godere. Poi per non disturbarci nelle nostre chiacchiere di genere si accomiatò, facendo con la testa lo stesso inchino gentile nei confronti di ognuna di noi. Questo è il ricordo che ho di lui e la poesia che è stata scelta per salutarlo io credo lo descriva perfettamente.

  3. Rita scrive:

    Se da qualche parte ci vede, sono convinta che anche Ninni Piazza sorridendo approvi la scelta poetica, anche se forse poi si allontanerà per fare qualcosa di più importante. Vorrei ricordarmi di chiederglielo, nel caso prima o poi lo rincontrassi.
    Intanto il mio pensiero, purtroppo inutile, va a Silvana e ai suoi cari, addolorati per il suo congedo.

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