il lungo percorso formativo nella scuola

5 luglio 2016 di: Magdalena Marini

Il percorso formativo dura a lungo, si interrompe a giugno e riprende a settembre tutti gli anni. Non esiste un percorso migliore o peggiore di un altro come non ci sono scuole migliori o peggiori: esiste la scuola. Il diritto allo studio è uno dei diritti fondamentali ed inalienabili della persona e per ciascuno deve essere garantito il successo formativo. Si deve evitare, però, l’appiattimento, l’omologazione, il conformismo, l’idea che i programmi da svolgere, gli obiettivi da raggiungere, i progetti da realizzare debbano essere gli stessi in situazioni diverse.

Sarebbe come pretendere che tutte le famiglie si somiglino come numero di componenti maschili e femminili, come età di genitori e figli, orari e regole da rispettare, compiti da svolgere, modelli da imitare. I bravi figli come gli scapestrati nascono un po’ dovunque, casualmente, in una famiglia o in un’altra. Allo stesso modo un bravo alunno o un divergente può far parte di una classe o di un’altra, avere un insegnante preparatissimo e carismatico o uno che incontrerà nei suoi incubi peggiori per tutta la vita. Chi può dire che in una scuola sia preferibile frequentare il corso A piuttosto che il corso D?

È come se, in un grande condominio con tante scale distinte per lettera e con tanti appartamenti distinti per piani e interni, si potesse dire che la vita che si svolge nell’appartamento della scala C interno 14 sia preferibile rispetto a quella che si svolge nell’appartamento della scala B interno 8. Per quale ragione il componente di una famiglia o di una classe scolastica dovrebbe essere considerato privilegiato rispetto a quello di un’altra? Ogni persona ha la sua storia e la sua collocazione nella famiglia di nascita, come nella classe scolastica di appartenenza. Ciò che occorre è la coerenza con la propria originalità, la consapevolezza della propria libertà di essere studenti o insegnanti innovativi o antiquati, tradizionali o rivoluzionari, strani o scontati, esperti o principianti, prevedibili o straordinari.

La scuola è viva, fatta di tante realtà perché frequentata da persone e, proprio per questa ragione, ciascuno deve viverla consapevolmente, con coerenza, nel rispetto della propria natura e della propria individualità, nel rispetto del proprio lavoro di studente o di insegnante. Buone vacanze a tutti quelli che, per il momento, hanno messo da parte libri, quaderni e materiale scolastico. Un invito a organizzarsi per coloro che dovranno dedicare del tempo al recupero di eventuali debiti prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. Un augurio di serenità per i maturandi nella speranza che, chi è chiamato a giudicarli e valutarli, tenga in considerazione non solo i classici criteri riferiti alle conoscenze acquisite, alla comprensione, alla produzione scritta e orale, all’impegno, alla maturità dimostrate nelle prove d’esame, ma tenga anche conto della realtà di ciascuno e del suo personale, unico e irripetibile percorso formativo durato tanto a lungo.

4 commenti su questo articolo:

  1. Mary scrive:

    Quando ho iniziato ad andare a scuola avevo 6 anni, a 7 esami di II elementare, a 10 esami di V, poi a 13 esami di III media e a 19 esami di maturità. Studi successivi per diventare insegnante e ancora esami, quelli che non finiscono mai, continue prove da superare come diceva Eduardo De Filippo. Il percorso formativo è lungo una vita….chi ti giudica non sempre ne tiene conto!

  2. Gabriele scrive:

    Il percorso formativo.
    La formazione.
    La formazione a distanza.
    La formazione tecnica.
    Corsi di formazione.
    Libri intitolati “formare gli insegnanti”.
    I vari percorsi di Laurea tra cui Scienze della Formazione ed Educazione, Scienze della Formazione Primaria.

    Mi sembra una società di persone che hanno il desiderio impellente di formare, plasmare a piacimento tutti quelli che passano.

    Dico una sola cosa: più vita per tutti.

    Più pratica, meno teoria.

    Buone vacanze!

  3. silvia scrive:

    Ho la convinzione personale che si cresca anche in base alla statura delle persone con cui ci si confronta. Genitori, fratelli e sorelle, parenti di ogni ordine e grado, insegnanti, amici e colleghi (e persino i vicini di casa o gli abitanti del quartiere della città in cui si vive come ricorda l’autrice) formano quella fitta rete di rapporti umani e sociali in cui siamo immersi fin dalla nascita e che si rinnova in continuazione per tutto l’arco della vita arricchendosi via via di esperienze, informazioni e scambi. Come la rete neuronale de nostro cervello che di sinapsi in sinapsi si moltiplica al’infinito. Da tutti c’è da imparare qualcosa in positivo così come anche in negativo. Ha molto ragione Gemma nella sua analisi, ognuno di noi è il risultato unico ed irripetibile di ogni incontro e di ogni esperienza fatta e quella formativa della scuola appartiene a ciascuno. Io appartengo alla generazione in cui alle elementari esisteva ancora la punizione dietro la lavagna ed il cappello d’asino, alle medie le classi erano suddivise in maschili e femminili per non parlare delle classi differenziali che erano praticamente dei ghetti chiusi per arrivare poi finalmente alle superiori in cui si pretendeva dai ragazzi una maturità di pensiero forse maggiore rispetto ad oggi. Quelli sono stati gli anni della mia formazione in cui affondano le radici della mia realtà di donna oggi.

  4. Vincenzo scrive:

    Sembra che al giorno d’oggi la formazione sia elemento fondante e necessario sia per intraprendere una carriera che per essere all’altezza della situazione all’interno della società. Si richiede continua formazione, continua formazione e ancora formazione e, proprio quando pensi di esser arrivato al traguardo, sorge l’esigenza di nuove competenze e quindi di nuova formazione e…..ancora nuova formazione.
    Un poeta contemporaneo dice:
    “Si continua a formare,formare e formare fino a che non si arriverà a saturazione;
    forse c’è un reale interesse a porre in essere
    queste fittizie forme di elusione che ostacolano l’ingresso nel mercato del lavoro,
    forse perché proprio il lavoro non c’è.
    In questo modo, i tempi si allungano,
    si rimanda sempre all’anno dopo e si evita una rivoluzione civile.
    Quindi basta co tutta sta formazione, datece i sordi”

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