scongiurata la politica del gambero

12 agosto 2016 di: Giovanna Sciacca

Lunghi ed estenuanti i lavori per la riforma della legge elettorale in Sicilia. Il solito tour de force a ridosso della pausa estiva, in un clima acceso e a tratti arroventato non dalla colonnina di mercurio delle temperature estive ma dalle forti contrapposizioni sul voto di una miriade di emendamenti (poco meno di 200) tra manovre ostruzionistiche e una infinità di sospensioni e rinvii. Ma, come sempre, tutto ciò non è bastato a scoraggiare le donne di Arcidonna, Emily e Mezzocielo che hanno costantemente presidiato l’aula, a monito della più generale attenzione della platea elettorale femminile sull’operato dei nostri rappresentanti politici.

La tensione ha davvero toccato l’apice quando, volenti o nolenti, i nostri deputati hanno dovuto affrontare il nodo dell’emendamento Formica che, insieme al M5S ha proposto l’abolizione della c.d. doppia preferenza di genere. Motivazione cardine della proposta è che questa modalità di voto consentirebbe il perpetuarsi dei sistemi di gestione e controllo dei voti da parte della criminalità organizzata; in altre parole,  favorirebbe la mafia!!!

A una motivazione tanto vergognosamente pretestuosa e fantasiosa da lasciare davvero sconcertati, si è contrapposta la forza degli argomenti opposti dalle deputate del Pd, ciascuna con il proprio personalissimo taglio ma tutte parimenti determinate a non consentire operazioni così mistificatorie, Alla fine, anche se di stretta misura, anche questa battaglia è stata vinta. E’ stato impedito che venisse portato a segno un ingiustificabile scippo alle faticose conquiste delle donne di Sicilia. E’ grazie a norme come queste – peraltro questa già voluta e approvata in Sicilia nel 2013 – se in questa aula, come in altre nel resto d’Italia e del mondo, tante donne, molte di più che in ogni precedente legislatura, si sono potute autorevolmente esprimere e votare a favore ovvero contro, come ha rammentato nel suo equilibrato intervento anche Marika Cirone Di Marco, che alla miope foga “rinnovatrice” dei pentastellati ha contrapposto l’irrinunciabilità del valore della storia, sostenuta da una lungimirante prospettiva progettuale per una vera transizione verso una auspicabile era, ancora di là da venire, in cui si potranno raccogliere i frutti del passato lavoro di semina e, finalmente, strumenti come questo non saranno più necessari.

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