Suicidio di Mugnano. Ma è davvero tutta colpa dei social, delle leggi e della giustizia? da “L’Espresso” del 17.06.16

17 settembre 2016 di: Guido Scorza

…non esiste regola, giudice né algoritmo capace, da solo, di fermare le conseguenze di certe subculture diffuse e dilaganti e, soprattutto, dell’ignoranza di quel principio pure straordinariamente elementare secondo il quale la libertà di ciascuno di noi finisce dove inizia quella di un altro.

E dice bene il Presidente dell’Autorità Garante per la privacy, Antonello Soro quando, pur non rinunciando a sollecitare ulteriori sforzi da parte dei gestori delle grandi piattaforme perché assicurino maggiore tempestività nelle richieste di rimozione, aggiunge che “è anche necessario far crescere il rispetto delle persone in rete” e che “in questa prospettiva è sempre più urgente un forte investimento nella educazione digitale per promuovere una cultura ed una sensibilità adeguate alle nuove forme espressive del mondo on-line”.

C’è poi, ma meglio scriverne quando l’emotività suscitata dalla tragedia lascerà più spazio alla ragione per evitare lo stridente contrasto tra la sofferenza di tanti e le conversazioni erudite di pochi, un altro cono di luce da proiettare su quel diritto tanto fondamentale nell’esistenza umana eppure tanto poco conosciuto e così tanto sottovalutato che si chiama privacy, le cui regole, i cui principi ed il cui Garante, forse, meriterebbero più spazio e più attenzione se è vero, come sembra, che nessuno, mentre la tragedia di Tiziana si consumava, ha avvertito l’esigenza di azionare quel diritto davanti ad un’Autorità che, pure, in centinaia di casi analoghi ha fatto la sua parte nel cercare di rimediare agli errori degli uomini.

Ma di questo, appunto, varrà la pena tornare a parlarne in un momento diverso per evitare di scatenare polemiche che Tiziana, i suoi parenti ed i suoi amici – quelli veri e non certo quelli finti nascosti dietro ad un nick di una chat – non meritano.

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