pensiero convergente e divergente: come risolvere un problema a scuola

19 novembre 2016 di: Magdalena Marini

Prima media. Problema di ripasso delle operazioni: «Gianni è nato nel 1954, quanti anni ha oggi?».

Risoluzione ovvia per tutti noi “normali” fare la sottrazione tra 2016, anno in corso, e data di nascita del fantomatico Gianni. Tutti gli alunni alle prese con l’incolonnamento delle cifre e all’attenzione alle decine che devono chiedere un “prestito” alle centinaia perché 1 meno 5 non si può fare e poi 0 centinaia diventano 9 centinaia (?!) e …attenzione a sottrarre le migliaia che sono diventate uguali.

Nel frattempo un alunno con certificazione di DSA (Disturbo Specifico di Apprendimento) trova la soluzione rapidamente e, a voce alta, senza fare operazioni, racconta che il nonno, nato nel 1949 ha compiuto 67 anni perciò Gianni, che ha cinque anni meno del nonno, di anni ne ha 62 anni se ha già festeggiato il compleanno oppure sta per compierli entro la fine dell’anno.

Che dire? Ha ragione da vendere. Ha logica da insegnare a tutti noi chiusi nei nostri schemi e negli incastri mentali obbligati che ci hanno insegnato a scuola.

Siamo sicuri che il Disturbo di Apprendimento certificato dagli esperti sia quello dell’alunno in questione e non quello di qualcuno di noi che, a fatica, rincorre la soluzione di un problema utilizzando meccanicamente tecniche risolutive imposte?

Quello che la scuola valuta e premia è il “pensiero convergente”, quello che gli alunni utilizzano senza discostarsene e senza argomentare le ragioni della scelta. Per J.P. Guilford la creatività rappresenta un modo particolare di pensare che implica originalità e fluidità, che rompe con i modelli esistenti introducendo qualcosa di nuovo. Il “pensiero divergente” è quello più strettamente connesso all’atto creativo, poiché produce soluzioni alternative per un problema apparentemente complicato ma facilmente risolvibile con la semplicità di pensiero di un alunno nato nel 2005.

Problema per i gentili lettori di questo articolo: Quanti anni ha oggi l’alunno in questione? Ricordate che mancano due mesi alla fine del 2016. Il testo non fornisce il mese e il giorno di nascita.

5 commenti su questo articolo:

  1. Francesco scrive:

    Spesso si pensa, quasi inconsapevolmente, che la realtà sia un fattore oggettivo. Tuttavia, la dimostrazione che invece “il contrario” sia più vicino alla “vera” realtà delle cose è provato da questo articolo. Il problema nasce quando ci si convice che la realtà sia una ed una sola e sfocia spesso nella volontà dell’imposizione della stessa agli altri. La realtà invece è soggettiva, filtrata attraverso i nostri sensi e le nostre percezioni e, alla lunga, ognuno ha ragione in circostanze che, ovviamente, non devono andare oltre i valori cardine imprescindibili che sono dignità, rispetto, educazione e non violazione della nostra e altrui sfera personale.

  2. giusy scrive:

    dovremmo avere tutti più attenzione nei confronti dei bambini, degli adolescenti, capire di più il loro modo di ragionare “divergente” e non giudicarli negativamente perché fuori dai nostri schemi: le cose cambiano, la società cambia, la scuola cambia e siamo noi che ci dobbiamo adeguare, noi della vecchia guardia

  3. Laura scrive:

    da insegnante di matematica, penso che valorizzare i ragionamenti degli alunni che risovono i problemi in maniera intuitiva, secondo ragionamenti personali e non ripetendo procedure rigurgitate sia il miglior modo per far emergere e sentire a proprio agio le menti divergenti.

  4. Gabriele scrive:

    “A volte dorme più lo sveglio che il dormiente.”

    Dsa, Bes…tutti catalogati come libri.
    Ci dimentichiamo, nella fretta, di chiamarli per nome.
    È possibile una scuola così?
    Ognuno di noi ha il suo disturbo specifico, in ogni settore.
    Ognuno ha, quindi, le proprie soluzioni.
    Se il disturbo porta a trovare soluzioni innovative e meno faticose…Perché no!? =D

  5. Nuccia scrive:

    Parlo da mamma: non bisogna sottovalutare i disturbi di apprendimento dei bambini. La parola magica è AMORE per ognuno di loro ma, innanzi tutto amore per il lavoro che si svolge con studenti di tutte le età. Sono tantissimi ormai gli alunni certificati e diagnosticati e non si può pensare di usare le stesse modalità di insegnamento e di verifica con tutti.

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