un pensiero per dopo

4 dicembre 2016 di: Rossella Caleca

Sabato pomeriggio, vigilia del referendum. Mentre scrivo non so ancora come andrà a finire. Però intravedo le macerie. Non solo quelle già prodotte nel Paese dai veleni di un interminabile pubblico dibattito degenerato mille volte in risse, attacchi senza esclusione di colpi, pugnalate di violenza verbale inaudita, mentre il merito della questione, di per sé non facile, veniva tirato e stirato a coprire ogni e qualsiasi tema politico-economico e farcito di falsità: restano, e resteranno, le macerie di una sinistra mai così disunita; e frammenti di relazioni umane, dipanate e strappate tra web e vita reale.

Non mi sembra sia mai accaduto, per altre consultazioni e votazioni, neanche in anni di feroci contrapposizioni ideologiche, che persone (amici, familiari, partners) che si stimano e si vogliono bene, ma che hanno deciso di votare in modo diverso, sentissero il bisogno di rassicurarsi sul reciproco immutato affetto. Né che altri amici, al contrario, sentissero che per tale motivo un solco, una crepa stesse correndo a dividerli, lasciando il segno.

Non dalle diverse idee, che sono adesso solo una maschera, ma da rabbia, sfiducia, inquietudine e paura del futuro, da un malessere le cui cause, molto più profonde e vaste, si intravedono ma non si conoscono, oggi si nutre una lotta che non è più politica, cioè basata su culture, visioni del mondo, progettualità distinte, affini o contrapposte, ma è divenuta un furioso scaricabarile sociale, una reciproca cieca proiezione di sentimenti negativi eruttati irrefrenabilmente. E in questa lava rischiano di bruciare anche i rapporti umani.

Un pensiero per dopo: sopravviveremo, comunque. Adoperiamoci perché l’esame della realtà, e il rispetto reciproco, tornino di moda.

1 commento su questo articolo:

  1. Giuseppe scrive:

    La sinistra scomparirà. O meglio, speriamo, rinascerà in altre forme, perché non sono Clinton, Hollande, Renzi a poter dare una ragione di voto e partecipazione ai disoccupati, ai sottoccupati, alle partite iva, al ceto ex medio impoverito. In tutto l’occidente i partiti della sinistra sono visti contigui alle forze finanziarie responsabili della crisi, e non sempre a torto. Dopo la fine dell’utopia legata al comunismo storico, la sinistra ha smarrito la capacità di proporre una evoluzione della società. Perché si dovrebbe lottare per amministrare alla bell’e meglio lo schifo che abbiamo intorno? Podemos e Syriza ci hanno provato e si sono schiantati sulle istituzioni europee. E questo è un precedente gravissimo, perché i prossimi movimenti nasceranno già antieuropei. La sinistra ha 3 strade di fronte a sé: il populismo di sinistra alla chavez, l’elaborazione di una nuova proposta sociale, che adatti ai tempi una vera difesa dei deboli. La terza è scomparire.

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