femminicidi, tra paura ed omicidi annunciati

25 gennaio 2017 di: Federica Aluzzo

Il crescente aumento delle donne vittime di “Amori malati” è, ormai, un dato preoccupante. Le statistiche parlano di una donna uccisa ogni tre giorni, il rapporto Eures,  l’Istituto di ricerche economiche e sociali che da anni dedica al fenomeno un Osservatorio, racconta di una vera e propria strage: negli ultimi dieci anni le donne uccise in Italia sono state 1.740: 1.251 (il 71,9%) in famiglia e 846 di queste (il 67,6%) all’interno della coppia; 224 (il 26,5%) per mano di un ex.

La circostanza che il 25% di queste vittime avesse denunciato gli atti persecutori (dati fornito dall’associazione S.O.S. Stalking) fa emergere ancor di più  la pericolosità del fenomeno.

Quindi, cosa fare? quali rimedi, tra la paura di denunciare e gli omicidi annunciati?

Innanzitutto, la denuncia è il primo passo. Molte volte la vittima, temendo comprensibilmente ritorsioni, non si rivolge alle autorità. Così facendo, però, si continuerà ad essere vittime e si rischierà la vita. Uno stalker difficilmente molla la presa per il solo fatto che non venga denunciato, anzi, si sentirà onnipotente, consapevole dell’ascendente che esercita sulla psiche della sua vittima. Si pone, poi, il problema che anche a seguito di denunce non accada nulla. Innanzitutto è vivamente consigliabile avvalersi di un avvocato che, valutato il caso, saprà consigliare anche i documenti necessari a rendere la denuncia capace di effetti, anche al fine di chiedere una misura cautelare  penale il “divieto di avvicinamento alla vittima e ai luoghi frequentati”. Inoltre, la nomina di una avvocato di fiducia all’interno della denuncia consentirà al difensore di svolgere tutte quelle attività, non solo di consultazione, che alla querelante sarebbero precluse o, comunque, per lei difficoltose.

Stante i tempi delle indagini, nel frangente, come ricordato dall’avvocato Maria Dell’Imperio, «si possono richiedere ordini di protezione civile, i quali consentono, senza la necessità di dimostrare i gravi indizi di colpevolezza richiesti in sede penale, di ottenere l’allontamento dalla vittima dalla casa familiare e dai luoghi abitualmente frequentati, quando la condotta del coniuge o convivente sia causa di grave pregiudizio all’integrità fisica e morale o alla libertà dell’altro coniuge. Nel caso in cui si dimostri l’urgenza il Giudice, assunte sommarie informazioni,  emette il provvedimento immediatamente (L. 154/2001)».

Se le donne vittime di stalking o violenza non hanno le risorse economiche per pagare un avvocato, e un reddito annuo imponibile, risultante dall’ultima dichiarazione, non superiore a euro 11.528,41 sono legittimate a chiedere il patrocinio a spese dello Stato.

Ma cosa accade se si ottiene l’ordine di protezione civile o la misura dell’allontanamento penale e lo stalker continua? Non sarà un pezzo di carta a fermarlo! Che le forze dell’ordine spesso non abbiano le risorse necessarie a gestire in modo continuo tali eventi e che i Giudici, spesso, non adottino misure più restrittive (custodia cautelare in carcere, domiciliari, etc..) è un dato che fa paura. Affidarsi ad un legale può aiutare in quanto, nel caso di violazione delle misure, al primo tentativo di avvicinamento, si potrà chiedere l’aggravamento delle stesse, allontanando di fatto lo stalker dalla propria vita in attesa del processo, prima che si verifichi l’irreparabile.

Per questo ed altri temi, nel ruolo di consigliera comunale, ho presentato diverse mozioni e una proposta di deliberazione per istituire a Palermo la Consulta per le politiche femminili. Ma adesso occorre lo sforzo di tutte le figure interessate per rendere sempre più efficiente la rete antiviolenza già esistente. Resta, in ogni caso, la necessità che lo Stato adotti misure legislative più rigide, perché se il femminicidio è già un allarme sociale, gli “omicidi annunciati” con denuncia sono intollerabili.

2 commenti su questo articolo:

  1. e scrive:

    Articolo bene scritto che mette in luce una realtà preoccupante.

  2. luisa scrive:

    le donne che denunciano devono essere tutelate.. l’iter è troppo lungo e l’assassino libero. Non va bene. I magistrati e tutti gli interessati devono procedere in maniera più rapida. Non possiamo abituarci a una tale strage senza intervenire. Grazie per l’articolo … non basta dire donne denunciate! si ma dopo? chi tutela?

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