due fatti, due mondi

19 febbraio 2017 di: Rosanna Pirajno

Certi giorni nascono speciali, zeppi di accadimenti che schizzano in direzioni diverse e contrastanti come le mie reazioni, che faccio fatica a contenere in un binario di neutralità.

E poiché sono stampa e notiziari i vettori dell’informazione, quando leggo una appresso all’altra la notizia del suicidio di un sedicenne, oppresso dalla vergogna della perquisizione del suo universo privato per qualche fumo di spinello, e quindi la notizia del reinserimento senza vergogna del parlamentare uscito di galera, e con una condanna a 11 anni per frode ancora sul groppone, la mente si offusca, cerca la luce della Ragione per darsi ragione di quella che appare come una spropositata sperequazione.

Il poco più che bambino Gio valuta insopportabile il peso di una sua più che perdonabile trasgressione, il possesso e l’uso di pochi grammi di hashish, e punisce con un gesto estremo, inappellabile, se stesso e quella società che – e qui sono io che metto i fatti in relazione – perdona un malversatore, un ladro di fiducia oltre che di beni, riconsegnandolo agli agi e ai privilegi di una carica comunque immeritata.

Non si riscontra abuso nell’intervento della Guardia di Finanza, interpellata come ultima sponda di un potere genitoriale sconfitto e perciò incapace di valutare gli effetti della sovraesposizione del minore, e neppure nel ritorno in Camera dei Deputati di Francantonio Genovese, campione di preferenze già parecchio chiacchierato nel suo ex Pd, ed ora nuovamente “onorevole e inutile” (citazione dalla lontanissima esperienza parlamentare di Alberto Arbasino), rientrato a furor di legge fra i degni e indegni rappresentanti del popolo che lautamente li ricompensa. Eppure bruciano di risentimento uguale e contrario, gli esiti dei due fatti, almeno per me.

Brucia la scomparsa volontaria di un ragazzo che si trova a fronteggiare il sentimento della vergogna, o dell’ingiustizia o della prevaricazione, o forse proprio della solitudine e del disagio di chi si scopre impreparato alla vita.  Brucia dover ammettere un sentimento di avversione nei confronti della “casta”, brucia occuparmi di un tizio che mi rappresenta senza avere le qualità di rettitudine che si pretendono dai ragazzi Gio.

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