forse uno spiraglio per le Grotte dell’Addaura

5 febbraio 2017 di: Federica Aluzzo

Palermo gode di tesori di un valore storico-culturale incredibile, ma quello che attrae più turisti sono le sue bellezze naturalistiche, che spesso non vengono valorizzate come meriterebbero. Tra questi rientrano le grotte dell’Addaura, poste sul lato nord-orientale del Monte Pellegrino, sul golfo di Mondello, che racchiudono straordinarie testimonianze di arte preistorica risalenti al mesolitico e al cui interno furono rinvenuti i resti di un elefante nano, che richiamano il mito del ciclope Polifemo. Purtroppo questa bellezza è sbarrata da un cancello da circa vent’anni, a causa di rischio frane.

Per valutare le problematiche che è necessario affrontare per restituire a cittadini e turisti un luogo di una bellezza storico-naturalistica dal valore inestimabile, il Comitato Salviamo l’Addaura con Pietro Busetta ha organizzato un sopralluogo alla presenza del dr. Stefano Vassallo, archeologo della Soprintendenza BB. CC. AA della Regione siciliana. La situazione generale è critica proprio per l’elevato rischio di distacco massi. In seguito ad una riunione sollecitata qualche mese fa dallo stesso comitato, a cui ho partecipato nel mio ruolo di Consigliera comunale con gli uffici del Vicesindaco Emilio Arcuri, si è fatto il punto della situazione: ben 50 milioni di euro del Patto di Palermo sono stati destinati agli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Questo tratto di costone prevede infatti l’intervento più cospicuo, relativamente al quale, in questi giorni, d’intesa con l’Ufficio del Commissario straordinario delegato per la mitigazione del rischio idrogeologico in Sicilia, si stanno redigendo i relativi progetti ed esperendo le necessarie prassi formali e burocratiche.

Sono cominciati da qualche settimana e termineranno entro il 17 maggio prossimo, gli interventi di urgenza per la messa in sicurezza delle scarpate a monte del Lungomare Cristoforo Colombo, fra l’Addaura e Vergine Maria, nei tratti compresi fra la zona A e la zona B. Il processo di messa in sicurezza del costone quindi è cominciato, con precise scadenze burocratiche che serviranno prima di tutto a garantire la vivibilità della zona, ma mi auguro saranno da stimolo alla riapertura delle grotte dell’Addaura, che verrebbero così restituite ai cittadini e nello stesso tempo permetterebbero di attivare un poderoso richiamo culturale e turistico. Del resto, a parte i fondi del Patto per Palermo, ricordo che è stato fatto un bando regionale della nuova misura comunitaria, denominata Flag (Fisheries Local Action Groups), che mette a disposizione in Sicilia oltre sedici milioni di euro finalizzati allo sviluppo ed all’innovazione del settore della pesca ed al rilancio infrastrutturale ed identitario delle borgate marinare del nostro territorio.

Parte di questi fondi potrebbero essere dedicati alla riapertura, valorizzazione e gestione delle grotte il cui richiamo turistico permetterebbe un notevole ritorno economico, così come succede con le grotte di Altamira in Spagna e Lascaux in Francia, entrambe nell’elenco dei beni Unesco patrimonio dell’umanità. Altamira richiama poco meno di 300 mila visitatori all’anno, Lascaux ha sfiorato le 500 mila presenze. Recuperare le grotte dell’Addaura potrebbe significare farle rientrare in un circuito unico, che le comprenda con Altamira e Lascaux. Occorre però sinergia e impegno da parte di tutte le istituzioni interessate. L’Amministrazione si sta impegnando, come dimostra il fatto che le risorse economiche sono state trovate e l’iter per il recupero e della messa in sicurezza del costone roccioso sia cominciato, ora anche la Regione deve fare la sua parte.

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