parliamo di musical, la la land leggero e brillante

9 febbraio 2017 di: Veronica Arena

La La Land è un film sognante. E’ romantico e nostalgico ma anche attuale e brillante.
 La storia inizia con un concitato balletto ambientato nel traffico autostradale di Los Angeles “terribilmente musical” e, a mio avviso, quasi spaventa lo spettatore non amante del genere. La musica e il testo della canzone suonano banali e basta quindi questa manciata di minuti iniziali a farci storcere il naso.
 Fortunatamente però la storia si distacca in parte dal genere, facendo l’occhiolino ai classicismi del passato – basti notare le dissolvenze tra una scena e l’altra che in alcuni momenti citano volutamente il cinema “old style” – senza mai rinunciare alla modernità che irrompe violenta nel montaggio, nel modo in cui i suoni della vita reale interrompono la musica e nella delineazione psicologica dei due personaggi: sarcastici, leggeri ma allo stesso tempo profondamente sensibili e meravigliosamente normali.

La La Land infatti non eccede mai. Non è eccessivamente romantico se non dove è necessario, non è eccessivamente drammatico, non è eccessivamente divertente. E’ una calibratura equilibrata tra diversi stati d’animo e i due protagonisti mostrano un’incontestabile maestria nello stare al passo con l’evoluzione della narrazione, senza mai prendersi troppo sul serio. 
Mia e Sebastian infatti sono dei ragazzi semplici, che hanno sogni come tutti, che vivono di musica e di cinema e che hanno sacrificato qualcosa in nome della loro ambizione. I loro interpreti, Ryan Gosling ed Emma Stone, li incarnano alla perfezione: affascinante e compassato lui, spumeggiante e fresca lei. La loro è una recitazione onesta, pulita, caratterizzata da un continuo passaggio del testimone che ben mostra la loro intesa artistica.

Il flemmatico Gosling si presta ad essere il trampolino della sua controparte femminile, cedendole elegantemente la scena per creare un incontro-scontro abbastanza credibile. 
Ryan Gosling ha la compostezza del musicista – ricordiamo che l’attore è realmente un compositore, musicista e cantante – Emma Stone ha invece dalla sua l’espressività dirompente dell’attrice comica. 
Un duetto senza alcuna pecca che in un periodo in cui gli attori devono ricorrere a scelte artistiche estreme per guadagnarsi l’attenzione del pubblico (pensiamo ai dimagrimenti drastici di Christian Bale o a Di Caprio, costretto ad infilarsi dentro ad una carcassa animale), quasi ci rilassa e dimostra che non sempre bisogna ricorrere all’eccesso per essere in grado di reggere un ruolo.

Damien Chazelle dirige magistralmente il film adattando ogni scena al suo contrappunto musicale con estrema naturalezza, nonostante gli artifici ai quali un musical deve ricorrere. 
Il montaggio scandisce efficacemente la temporalità raccontata nel film, l’uso esperto delle luci serve da specchio all’evoluzione dei personaggi e delle situationi: l’abbagliante luce del giorno cederà via via il passo alle luci soffuse e alle ombre morbide, ad indicare la crescita dei protagonisti. 
E se la tematica del film non brilla per originalità – la scalata al successo è uno dei temi che nel cinema è stato esaminato da molteplici punti di vista e in innumerevoli modalità – la parte finale è un colpo al cuore, dà un senso alla storia e giustifica le candidature all’Oscar.
 L’ending è infatti un vero e proprio colpo di coda che fa crollare gli stereotipi di cui la storia è costellata. Che punisce lo spettatore scettico per aver affrettato il suo giudizio senza aver aspettato la fine. Ed è rappresentato come fosse il set di una pièce teatrale, a sottolineare il baratro tra “ciò che è stato” e “ciò che poteva essere”. 
 L’amore, il successo, la vita insieme, sono aspetti trattati con malinconica delicatezza. E se questa lancinante malinconia non spinge lo spettatore alla commozione, se non altro lo fa uscire dal cinema con un magone in gola.

4 commenti su questo articolo:

  1. silvia scrive:

    bell’articolo, bella recensione, grazie Veronica!

  2. Veronica scrive:

    Grazie a voi che leggete :)

  3. Rosy scrive:

    Disamina perfetta…

  4. Paola scrive:

    Concordo! La scena iniziale è un voluto cliché da musical, quasi ad ironizzare sullo stereotipo “gente che balla e canta senza conoscersi e senza un motivo”, come a dire “siete convinti che vedrete questo per le prossime due ore?” . Il film in sé è tutta un’altra “musica”.

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement