chi fa la buona scuola?

12 aprile 2017 di: Magdalena Marini

La buona scuola la fanno i buoni insegnanti in grado di interagire positivamente con i propri alunni. La buona scuola la fanno i buoni alunni ben disposti verso un’istituzione considerata da sempre patrimonio del sapere.  Tutti noi siamo andati a scuola e portiamo con noi il ricordo di un’esperienza lunga, variegata e personale. Nel nostro percorso abbiamo avuto compagni di classe indimenticabili, altri da cancellare dalla memoria, alcuni che non ricordiamo affatto. Nella nostra mente rimangono impresse frasi ed immagini legate ad insegnanti che ci hanno cambiato la vita in positivo e, talvolta, purtroppo, anche in negativo. Non tutti gli insegnanti sono in grado di giudicare il successo e l’insuccesso dell’attività svolta e la ricaduta sugli alunni. Non tutti gli alunni sono nelle condizioni fisiche, emotive e caratteriali per accettare un insegnamento che, spesso, non è differenziato in base alle esigenze di ciascuno.

L’apprendimento non è sempre divertente, anzi, è spesso difficile e faticoso. Strumento fondamentale per un buon insegnante è l’osservazione sistematica degli allievi, dei loro comportamenti, di quello che dicono, di quello che scrivono, di quello che chiedono, di ciò che esprimono chiaramente o goffamente, del malessere che manifestano. L’azione didattica va giudicata in rapporto a quegli studenti con e per i quali l’insegnante lavora costantemente. I singoli studenti hanno stili, ritmi, possibilità di apprendimento, bisogni formativi diversi. Gli allievi devono essere incoraggiati di fronte agli insuccessi. Ci si deve rendere conto delle difficoltà che ciascuno incontra, guidare gli alunni nel recupero dell’autostima e della fiducia nelle proprie capacità, adoperarsi perché imparino a fare un migliore uso del tempo, rispiegare, all’occorrenza, un argomento se non è risultato chiaro prima di andare avanti nell’intento di finire il programma.

Ormai non si parla più di programmi bensì di “indicazioni programmatiche”. Gli esperti dicono che quando i nostri alunni si imbattono in difficoltà sono coinvolte la sfera intellettuale, emotiva e fisica. A questo punto il buon insegnante deve predisporre le tappe per portare tutti al successo formativo. Come? Individualizzare al massimo i percorsi, fare assumere a ciascuno la giusta responsabilità e la giusta concentrazione, instaurare e mantenere un clima ordinato e disciplinato, motivare gli alunni impegnandoli costantemente nel processo di apprendimento, fare leva sui loro interessi suscitandone di nuovi, costruire ponti tra quello che sanno e sanno fare e quello che possono e devono apprendere. La scuola sarà sempre una buona scuola se docenti e discenti la vivranno insieme, in modo interattivo e dinamico, con le menti connesse, restando “curiosi”, aperti alle novità e ben disposti vicendevolmente.

3 commenti su questo articolo:

  1. Gabriele scrive:

    Insieme, in modo interattivo e dinamico.
    Tutti, nessuno escluso, ma tutti.
    Docenti, genitori, bambini, personale, tutti verso un’unica meta: la crescita.

    Nessuno dovrebbe desiderare di prevalere sull’altro.
    Solo l’EQUILIBRIO rende BUONA la Scuola.

  2. vittoria de angelis scrive:

    Erasmo da Rotterdam diceva:”Il rapporto d’amore tra chi insegna e chi apprende è il primo grande passo verso il vero apprendimento”.
    Credo sia una verità senza tempo, da assumere come monito e da cucirsi addosso, al fine di favorire la Buona Scuola, impresa quanto mai complicata, pare, al giorno d’oggi…concordo in peno col commento di Gabriele: tutti, nessuno escluso, devono tendere all’”Equilibrio”…e l’Equilibrio si raggiunge con l’esperienza e la saggezza.
    Dobbiamo sempre essere animati dai buoni propositi e dalla determinazione che, insieme, possono e devono consentirci di “rinnovarci” nell’adoperare le strategie idonee a favorire la crescita dei nostri ragazzi, vera fonte del futuro: questa è la nostra, grandissima responsabilità!

  3. marta scrive:

    Il video: la scuola uccide la creatività. Occhio: non l’istruzione. Non gli insegnanti bravi. Stiamo parlando della grigia istituzione conformista che non riconosce il talento individuale quando esce dagli schemi. Stiamo parlando di occasioni perdute, di istruzione omologante, di lezioni noiose quando potrebbero essere così interessanti e divertenti da entusiasmare. Quando la scuola uccide la creatività, fallisce nella sostanza il proprio compito di formazione.

    Ken Robinson

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