Letizia Colajanni trova Casa

20 aprile 2017 di: Marcella Geraci

La Casa delle culture e del volontariato di Caltanissetta non poteva che essere intitolata a Letizia Colajanni, col patrocinio della Camera dei Deputati. Per chi ha conosciuto Letizia questo traguardo sembra quasi un percorso obbligato, una storia dal finale scontato. Eppure c’è voluto l’impegno continuo dell’associazione Onde Donneinmovimento affinché questa bella pagina fosse scritta.

Forse non tutti sanno chi era Letizia Colajanni e allora per sintetizzarne con efficacia la figura tornano utili le parole di Enrichetta Casanova Infuso, dirigente del Pci nisseno. Una maestra di battaglie e di lotte: così la Casanova definisce Letizia nel suo diario personale intitolato “La mia vita tra le lotte dei lavoratori” pubblicato da Ediesse nel 2007. E di battaglie Letizia, nel corso della sua lunga vita, ne ha fatte veramente tante! Tutte in favore delle donne e degli strati sociali più deboli, contadini, zolfatari, bambini.

Nata nel 1914, Letizia è figlia dell’avvocato Luigi Colajanni e della nobildonna Sofia Militello di Castagna e sorella del più noto Pompeo, il comandante Barbato che ha liberato Torino dai nazifascisti. Nonostante Letizia sia nata in ambiente colto e mostri un’intelligenza viva e un’attitudine agli studi, non frequenta scuole pubbliche e non consegue alcuna laurea. Ma sarà proprio la sua voglia di leggere, di imparare e di impegnarsi per gli altri a permetterle di andare oltre il proprio ruolo familiare e a farne una dirigente dallo spessore politico non comune. Dirigente politico, sì, ma non come si intende oggi. Nel secondo dopoguerra Letizia si metteva alla testa dei cortei per rivendicare condizioni di lavoro e di salario migliori per i minatori, rischiando di suo nonostante fosse di famiglia agiata, perché difendere i diritti degli altri era la condizione necessaria per garantire i propri nella visione di una società giusta. Prima ancora, nel 1942, aveva fatto la crocerossina sotto i bombardamenti e si era impegnata nell’Udi a partire dal 1944.

Poi le occupazioni delle terre e le manifestazioni degli zolfatari e ancora nel 1978 il terremoto del Belice, la lotta delle ricamatrici di Santa Caterina, le campagne per il divorzio e per l’aborto condotte da cattolica comunista, la battaglia per la pace e per l’istituzione degli asili nido e del consultorio familiare a Caltanissetta. E la sua attività di deputata all’Ars, dal 1960 al 1964, in sostituzione di Emanuele Macaluso eletto al Parlamento nazionale. Ci sarebbe veramente troppo da dire e allora si può scegliere di concentrarsi sul suo insegnamento: impegnarsi senza tregua per costruire un mondo migliore ed essere partigiana in questo. Fare delle scelte senza carrierismi e senza rinunziare ad ascoltare e a comprendere le ragioni dell’altro.

 

 

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