di quel poco e del niente, con debutto al Biondo

23 maggio 2017 di: Rosanna Pirajno

Ascolto con ammirazione e curiosità questa giovane donna di origini pugliesi che, conseguito il suo ulteriore titolo di studio in una scuola di teatro sociale (Isole comprese) a Firenze, dopo esperienze svolte con persone “ai margini” tra malati psichiatrici e migranti trova nel carcere femminile di Palermo il più idoneo campo di applicazione dei saperi acquisiti. O forse dovrei dire delle aspirazioni coltivate e fatte proprie, mi par di cogliere dalle sue parole, nell’esperire un teatro capace di fare arte mettendo al centro della scena la vita delle persone, o la vita tout court nelle sue più inaccessibili sfaccettature. Sceglie difatti di lavorare con le detenute di Pagliarelli, alla cui direzione nella primavera del 2015 presenta il progetto di un laboratorio teatrale incentrato sulla persona, sul modello dell’esperimento avviato da Armando Punzo nel penitenziario di Volterra e alla cui presentazione, di qualche settimana prima a Palazzo Riso, la incontro per la prima volta sentendo suonare i campanellini di una storia portentosa.

Lei è Claudia Calcagnile e il suo lavoro, svolto con donne – una ventina di detenute del Pagliarelli sui cui reati il giudizio è ovviamente sospeso – prive di alcuna tecnica teatrale e per ciò stesso intente ad esprimersi con drammatica autenticità, lo racconta come “una linea che unisce la vita là dove c’è conflitto tra realtà e sogno”, tra esistenze problematiche e il desiderio di un altrove meno spinoso, in sostanza il tracciato di una linea sottile tra la realtà del carcere dove il conflitto si esplicita e il teatro che in termini poetici, e per ciò stesso tutti da scoprire, quel conflitto riesce ad esaltarlo. Un teatro cioè che fa i conti con la sofferenza di donne strappate al contesto familiare che vivono come la più insopportabile delle pene la lacerazione del legame materno, donne detenute per colpe anche molto gravi che si risolvono ad espiare, parallelamente, mediante un lungo e paziente lavoro di ricostruzione, nella finzione teatrale, delle proprie identità perdute nel vissuto reale.

Con la collaborazione delle attrici Gabriella D’Anci, Gaia Quirini e Marcella Vaccarino e di musicisti, costumisti, tecnici e “volontari” di varia estrazione che compaiono nella locandina, Claudia Calcagnile con la Compagnia Oltremura è riuscita a mettere su uno spettacolo autoprodotto – progetto dal titolo significativo “di quel poco e del niente” ideato e promosso dalla Ass. Mosaico – che debutterà nella sala grande del Teatro stabile Biondo giovedì 1 giugno, sostenuta dalla sensibilità del Direttore Roberto Alajmo che ha sposato la sua causa in favore della – ipotizzabile – svolta delle case di detenzione ed espiazione in case di produzione di attività culturali come queste, comunque attività che propongono senza spocchia il “riscatto” dei grumi di conflitti irrisolti e irrisolvibili con la sola detenzione.

Lo spettacolo conta sullo sbigliettamento per non frustrare le aspettative di chi ci ha creduto, detenute e operatrici/tori dello spettacolo autogestito, tutti a teatro dunque il primo giugno. E poi ne riparliamo.

(ph. frame di un video di Valentina Pellitteri)

 

 

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