acqua e terra, avanzano siccità e desertificazione

24 giugno 2017 di: Rosanna Pirajno

Il consumo di suolo, che significa il passaggio da copertura agricola o naturale del suolo a coperture urbanizzate, in Italia è di 3mq al secondo. Avete capito bene: ad ogni secondo nell’ex Bel Paese 3 mq di terra vengono antropizzati, cioè cementificati, asfaltati, riempiti di costruzioni, strade case discariche spianate cave capannoni ma anche abbandoni e degrado irreversibile, e quindi sottratti alla funzione permeabile del terreno produttivo agricolo o boschivo o naturale. Nel 2012, secondo i dati del Consiglio dei Ministri, l’aumento del terreno edificato è stato del 166% con picchi più elevati nelle regioni del nord est più industrializzato.

Le stesse regioni che hanno chiesto lo stato di calamità naturale per la grave siccità che le ha colpite, mettendo a grave rischio o addirittura facendo crollare l’intera impalcatura economico-produttiva su cui hanno impostato il loro sviluppo. Le immagini del grande fiume Po in secca sono tristissime e impressionanti, come le immagini dei terreni crepati e inariditi e desolatamente inadatti a produrre le riserve alimentari necessarie alla sopravvivenza di persone e animali.

La “desertificazione” delle terre procede, anche in Italia, a ritmo serrato ma non pare abbia allarmato a sufficienza i governi che, succedendosi con pari ritmo, non trovano tempo per licenziare, come fatto in Germania, Francia e GB, il Ddl sul contenimento del consumo di suolo presentato nientemeno che dal governo Monti, ministro delle politiche agricole Catania.

I cambiamenti climatici hanno introdotto, come tutti abbiamo potuto constatare, il fenomeno delle precipitazioni abbondanti e quasi furiose in breve tempo, che a causa della incapacità dei terreni di assorbirle, si traducono in alluvioni allagamenti straripamenti frane e dissesti disastrosi e dispendiosi anche in termini di vite umane perdute.

Alla siccità non si sa bene come reagire, se non pompando acqua da dove ancora si conserva, laghi o bacini, per dissetare bestie campi persone e ragionare sul da farsi nell’immediato.

Nel medio e lungo termine ci sarebbero molte cose su cui mettere mano, dal risparmio idrico pure con reti che non disperdano acqua per strada, a nuove tecniche colturali meno idrovore al riutilizzo delle acque reflue per usi non domestici e così via, comunque sistemi che richiedono tempo e denaro e soprattutto la volontà di cambiare registro al “modello di sviluppo” al quale siamo ancorati nonostante i mille dubbi e i mille inapplicati proclami.

Ma una cosa si potrebbe fare subito: approvare il ddl sul consumo di suolo zero, quindi per i fabbisogni che ancora dovessero presentarsi recuperare l’immenso patrimonio di costruzioni e aree abbandonate non utilizzate obsolete, di cui tutte le città grandi e piccole abbondano, allo scopo di bloccare l’impermeabilizzazione di altro suolo produttivo e permeabile e pensare al riuso dell’esistente. Se una campagna di riconversione ecologica del “sistema” economico e politico non se la intesta la sinistra, ma con determinazione, fermezza e soprattutto competenza, su chi si potrà contare non saprei, e i tempi sono già strettissimi.

 

1 commento su questo articolo:

  1. Rosalba Leto scrive:

    Si fanno manifestazione contro o in favore di tutto: sulla terra che si deteriora sempre più, sul clima che impazzisce ma stiamo come idioti ad attendere le decisioni dell’America ed anche le nostre.

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