La politica e il non voto lo spirito inquieto del Paese dal “Corriere della Sera” del 01.07.17 di E.Galli della Loggia
…La verità è che dopo appena vent’anni dalla fine del sistema politico che aveva caratterizzato il primo mezzo secolo della Repubblica, oggi si sta virtualmente disarticolando pure il secondo che gli era succeduto nel 1994-96. Alla fine delle ideologie novecentesche non siamo stati capaci di sostituire alcuna nuova idea del Paese, alcuna nuova narrazione del suo passato così come alcun nuovo progetto circa il suo futuro. E così una crisi si somma all’altra: a quella delle idee quella dello strumento partito. Delle prime non c’è più alcun segno di vita, dei secondi rimangono solo i loro simulacri rappresentati dai cosiddetti partiti personali (quelli attuali lo sono tutti): in pratica una coorte di seguaci tenuti insieme dal vincolo della convenienza/fedeltà destinato a durare finché dura la fortuna del capo. Ciò che ne risulta è sotto gli occhi di tutti: una vera e propria desertificazione politica dove esiste unicamente il giorno per giorno, che rende impossibile qualsiasi leadership autentica.
Forse non è un destino solamente dell’Italia. Ma da noi come sempre le conseguenze sono più gravi. Al vuoto delle idee e all’assenza dei partiti noi non abbiamo, infatti, la possibilità di supplire con l’iniziativa di solide istituzioni e di élite prestigiose e riconosciute, in grado come in Francia di fare blocco e di «inventarsi» dal nulla una leadership tipo quella di Macron, autentico Manchurian candidate arrivato al successo grazie ad uno straordinario colpo di fortuna. Da noi la desertificazione politica significa solo da un lato ancora maggior potere alle lobby e alle corporazioni di ogni genere, sempre più autorizzate a fare quello che vogliono, dall’altro il via libera alle genuine pulsioni di una società «civile» che non ha fatto mai gran conto né dello Stato né dell’interesse collettivo. In entrambi i casi non proprio un gran bel viatico per il futuro.