l’altalena di Matteo

11 agosto 2017 di: Daria D’Angelo

«Io e Matteo ringraziamo tutti quei cittadini che hanno fatto chiudere l’altalena così che i propri figli “normodotati” possano rimanere incolumi, mentre loro chiacchierano e giocano con il cellulare. Noi, non vi preoccupate, andiamo a rinchiuderci a casa… grazie! W la civiltà!»

Questo il messaggio scritto da Michela Aloigi, madre di Matteo.

Tutto inizia quando, raccogliendo i fondi necessari, lei fa installare nel parco di Imperia un’altalena per bimbi in sedia a rotelle come il suo. Gli altri bambini ne sono attratti, vogliono salire anche loro su quest’altalena speciale, un gioco nuovo e, giorno dopo giorno, la distruggono.

Non è difficile, l’altalena, realizzata per reggere il peso di un bambino su carrozzina, non poteva che cedere sotto il carico di gruppi di ragazzini che salivano tutti assieme sulla pedana.

Nel frattempo i loro genitori si guardavano bene dall’alzare la testa dal telefonino per insegnare ai figli il rispetto di un bene della comunità, tanto più se destinato a coetanei meno fortunati. Solo quando l’altalena comincia a perdere i pezzi, padri e madri si preoccupano per i bambini (i propri, ovviamente) e strillano al Comune di sigillarla.

Ma, di fatto, Matteo, dopo avere assaporato la gioia di dondolare nell’aria, è costretto a languire in casa.
Nessuno ha impedito ai bambini di farne un uso non appropriato, nessun genitore ha spiegato al proprio figlio che l’altalena, per il suo scopo molto particolare, non poteva e non doveva essere usata in quel modo.

Il sindaco di Imperia ha intenzione di rimediare, aggiustando l’altalena e proteggendola con una rete.

Incedibile, per garantire una libertà bisogna recintarla.

Resta la responsabilità di famiglie egoiste e distratte che si interessano con premura ai propri figli, senza riuscire a dare più valore al rispetto degli spazi comuni, anche e soprattutto se questi aiutano chi è meno fortunato.

Spero che Matteo possa tornare al più presto su quell’altalena, non immaginate quale felicità sia per lui, e spero che i genitori trovino un minuto di tempo per riflettere e spiegare ai loro figli come funziona il mondo, in una società civile.

Resta che è triste costatarlo, ma ancora esistono queste situazioni.

1 commento su questo articolo:

  1. Marta scrive:

    Parliamo tanto di inclusione ma non ne capiamo il vero significato…. rispettare le necessità o esigenze di tutti, progettando ed organizzando attività, in modo da permettere a ciascuno di partecipare alla vita nella maniera più adatta alle esigenze, ai bisogni che ci diversificano. Purtroppo l’egoismo rende ciechi e il diritto alla felicità di Matteo non desta in tutti lo stesso interesse. Questa società ha bisogno di educazione all’attenzione all’altro.

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