Chissà se un giorno butteremo le maschere

17 febbraio 2018 di: Eugenio Montale

Chissà se un giorno butteremo le maschere

che portiamo sul volto senza saperlo.

Per questo è tanto difficile identificare

gli uomini che incontriamo.

Forse fra i tanti, fra i milioni c’è

quello in cui viso e maschera coincidono

e lui solo potrebbe dirci la parola

che attendiamo da sempre. Ma è probabile

che egli stesso non sappia il suo privilegio.

Chi l’ha saputo, se uno ne fu mai,

pagò il suo dono con balbuzie o peggio.

Non valeva la pena di trovarlo. Il suo nome

fu sempre impronunciabile per cause

non solo di fonetica. La scienza

ha ben altro da fare o da non fare.

 

8 commenti su questo articolo:

  1. sandra scrive:

    E’ TEMPO DI CaRNEVALE forse è il momento in cui la gente mette la maschera …. ma noi?

  2. adriana scrive:

    Forse il mettere una maschera può essere un gesto protettivo per i nostri sentimenti. Non è sempre sempre per travestirsi ma è anche per mantenere un’ integrità interna. In ogni caso viva Montale poeta a cui non fu necessario insegnare il rispetto per le donne.

  3. marta scrive:

    A volte mettere una maschera aiuta a superare quelle insicurezze che accompagnano la nostra esistenza. Indossarla ci permette di manifestare quello che altrimenti resterebbe nascosto per sempre….anche sotto la maschera batte un cuore

  4. Elena scrive:

    Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
    e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
    Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
    Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
    le coincidenze, le prenotazioni,
    le trappole, gli scorni di chi crede
    che la realtà sia quella che si vede.
    Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
    non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
    Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
    le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
    erano le tue.

    ED ecco Montale alla moglie, alla compagna, a chi si ama, Senza maschera.

  5. silvia scrive:

    Grazie per entrambe le poesie! Alla seconda poi sono molto legata affettivamente per aver accompagnato l’ultimo saluto a mia madre che in vecchiaia aveva quasi perso la vista, ed ora attraverso mezzocielo questi versi mi risuonano inaspettati. Credo che condividere qualcosa di personale con voi sia anche questo un modo per essere senza maschere. Un saluto a tutte

  6. SIlvana scrive:

    Grazie Silvia di questa condivisione, Montale unisce con le sue parole sentimenti femminili e maschili. Le poesie ogni volta hanno unito noi di mezzocielo e fatto conoscere altre senza maschera.

  7. Ornella Papitto scrive:

    Carissime, secondo me la “maschera” è una pia illusione che ci fa credere di girare in incognito, protetti da essa ma è una falsa protezione perché ognuno di noi vorrebbe far credere di essere ben altro ma l’altro, soprattutto se è un acuto osservatore o osservatrice ci toglie la maschera senza che ne accorgiamo.
    Falsa protezione perché la maschera non protegge ma tenta di nascondere agli occhi degli altri, spesso senza riuscirci.
    Il “parlare dietro” è tipico di aver svestito l’altro della sua maschera che continua a credere di essere riuscito/a nell’intento di beffare l’altro o l’altra.
    Non portare maschere richiede una fermezza di carattere e richiede di correre il rischio di essere e non di apparire.
    È vero, si può essere più esposti all’attacco ma chi non porta maschere non teme quel l’attacco, anzi lo diverte.
    Abbiamo confuso da anni la differenza tra autenticità e schiettezza e mentre per essere autentici ci vuole il saper essere, per essere schietti ci vuole solo saper dire.
    Montale è autenticità e maestro di sentimenti.
    Inimitabile.

  8. Gemma scrive:

    A proposito di Carnevale, ormai passato, ho sempre amato la maschera di Zorro, ho visto tutti i telefilm e i film aventi come protagonista l’eroico personaggio immaginario mascherato, riconoscibilissimo ma mai smascherato….mi son sempre chiesta come mai don Diego de la Vega e Zorro, visibilmente la stessa persona, riuscissero a sdoppiarsi mantenendo ciascuno il proprio fascino. Da bambina adattata quale sono mi son detta che il successo della finzione sta proprio in questa consapevolezza: si tratta di una persona colta, indipendente, altruista che ricorre a una identità segreta per affrontare i nemici, fingendo di essere, quando senza maschera, goffo e imbranato, il contrario di quella volpe di Zorro. insomma, un pirandelliano uno, nessuno e centomila…e allora, se ci si maschera a fin di bene dove sta il male?

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