Non chiudete quella Casa

26 maggio 2018 di: Clara Margani

 

Nel corso del Consiglio Comunale di Roma del 17 maggio, è stata approvata la mozione che ha come prima firmataria Gemma Guerrini, consigliera 5 Stelle e presidente della Commissione delle elette del consiglio comunale di Roma. Nella mozione viene chiesto di  “riallineare e promuovere il ‘Progetto Casa Internazionale delle donne “alle moderne esigenze dell’amministrazione capitolina e della cittadinanza”, valutare la creazione nel complesso dell’ex convento del Buon Pastore in via della Lungara, dove la Casa ha sede, di “un centro di coordinamento gestito da Roma Capitale dei servizi per il sociale e per le pari opportunità” e “il coinvolgimento delle realtà associative” mediante l’emanazione di “appositi bandi”.

La sindaca Virginia Raggi risultava assente e non ha potuto ascoltare dal vivo le proteste delle donne presenti in aula dopo l’approvazione della mozione, che è stata determinata dalla morosità di circa 800mila euro di affitto non pagato al Comune di Roma, che è il proprietario dell’edificio.

In una nota diffusa dalla Casa viene detto invece che risulta che sono stati pagati 600mila di affitto e 300mila per la messa a norma, la manutenzione ordinaria e straordinaria dello stabile, le utenze e l’Ama (L’azienda che a Roma si occupa dello smaltimento dei rifiuti). Viene sottolineato, inoltre, che nella Casa lavorano 17 donne regolarmente assunte a tempo indeterminato in foresteria, nella mensa/ristorante, nella gestione degli spazi interni, nella segreteria organizzativa e che una quota di queste donne fa parte delle categorie svantaggiate. Nella Casa inoltre operano 30 tra associazioni, cooperative e onlus. Si fa presente infine che sono 30.000 le donne che la frequentano ogni anno. La presidente della Casa Francesca Koch ha puntualizzato che la Casa è in pericolo perché questa mozione di fatto ne cancella l’autonomia. Si chiede quali siano le “moderne esigenze”, forse sono quelle di mercato, tanto più che le associazioni che operano nella Casa non forniscono solo servizi e rivendicano “il valore politico e culturale della loro presenza”. I loro non sono servizi qualsiasi ma servizi delle donne per le donne, hanno una loro caratteristica femminista che così viene limitata.  D’altra parte il Comune ha già a disposizione il secondo piano dello stabile del Buon Pastore, dove prima c’erano gli uffici delle Pari Opportunità, che risulta però al momento chiuso e inutilizzato.

Nel pomeriggio il direttivo della Casa è stato ricevuto dal presidente dell’assemblea capitolina, il 5 Stelle Marcello De Vito, che si è assunto l’impegno di sollecitare la convocazione del tavolo, in cui discutere anche sulla rateizzazione dei 400mila euro dovuti al Comune, sospeso a gennaio pare senza nessuna motivazione, con le assessore Flavia Marzano (Roma Semplice), Laura Baldassarre (Persona, Scuola e Comunità Solidale) e Rosalba Castiglione (Patrimonio) e coinvolgendo anche il vicesindaco Luca Bergamo e la sindaca. In questa occasione il direttivo della Casa ha fatto presente che quest’anno il governo italiano sarà chiamato a rispondere delle sue azioni davanti alla commissione Grevio, il gruppo che monitora la convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica.

Intanto è stata lanciata sul web una petizione “La Casa siamo tutte”, che ha raggiunto 89.091 adesioni a tutt’oggi. All’incontro previsto fra il consiglio direttivo della Casa e alcuni assessori della giunta a guida Movimento 5 stelle ha partecipato anche la sindaca Virginia Raggi, che in serata ha pubblicato un post su Facebook per assicurare che la Casa delle donne non chiuderà, né sarà sgomberata, ma continuando a ribadire l’obiettivo di una nuova progettualità, che di fatto verrà tolta alle attiviste della Casa  Nelle stesse ore si è tenuta in piazza del Campidoglio una manifestazione di protesta. Ombrelli e striscioni colorati, slogan al grido di “la Casa siamo tutte”e tanta partecipazione nonostante la pioggia.

C’era invece un sole radioso il 20 maggio alla manifestazione Race for the cure, in cui viene effettuata una corsa a sostegno della lotta ai tumori del seno in Italia e nel mondo e Virginia Raggi era presente alla partenza. Alla domanda di una giornalista ha risposto che le sarebbe piaciuto molto correre, ma che non era molto allenata. Aveva però voluto essere presente vicino alle donne per dare il suo incoraggiamento. Viene da chiedersi se si stava allenando, anche per essere più vicina alle donne della Casa.

8 commenti su questo articolo:

  1. Carmen scrive:

    Si tratta di due manifestazioni importanti, entrambe dalla parte delle donne, entrambe difendono una casa comune, entrambe combattono per una causa comune. Si tratta di sopravvivenza e consapevolezza. La presenza della sindaca è importante ma tutte noi dobbiamo svolgere il nostro, pur minimo, ruolo prendendoci cura dei nostri diritti e della nostra salute.

  2. Mariuccia scrive:

    Secondo me Virginia Raggi deve dare importanza a tutte le manifestazioni che riguardano le donne e che si svolgono nella città, sia come sindaca sia come donna. Non è certo una femminista, ma se la Casa Internazionale delle donne ha delle difficoltà, deve garantire la sua presenza per risolverle, così come quando testimonia il suo appoggio alle donne che hanno avuto il cancro al seno. Deve avere la coscienza di essere la prima donna a capo della città di Roma e di essere al servizio della cittadinanza che per il 63% è di sesso femminile.

  3. carla scrive:

    La Casa delle donne, sono d’accordo, deve essere gestita da donne e siccome questo fino ad adesso è avvenuto in maniera più che positiva,deve continuare. E’ necessario che continui ad esistere l’autonomia nella gestione e nella progettualità. Sostengo la protesta e mi auguro che i tempi bui in cui stiamo vivendo finiscano presto soprattutto per le donne.

  4. Maria scrive:

    Siamo in guerra ed è quanto meno doloroso constatare che alcune donne non siamo amiche delle donne e dei loro diritti, dei loro spazi, delle loro peculiari esigenze con fatica conquistate.
    Io sarei per creare più spazi possible per le donne a cominciare dalle chiese sconsacrate per finire con quelle consacrate.
    io sono in guerra senza tregua per i fatti miei e ho paura per i fatti miei. spero sempre nella solidarietà femminile
    e sogno e credo in un governo delle donne migliori e più amiche di loro stesse e delle altre.
    per evadere mentalmente immagino una repubblica presidenziale guidata da una donna e i ministeri tutti ricoperti da donne amiche delle donne.
    ma nella stretta realtà vivo col terrore del maschio e di quello che mi può causare al mio sistema nervoso.
    la casa delle donne è solo un esempio di come va il mondo.
    Maria l.b.

  5. Maria scrive:

    Solidarietà per mattarella e per me
    grazie dell’ospitalità e dell’ascolto.
    Maria

  6. Rita Annaloro scrive:

    proprio perchè la solidarietà femminile è uno stereotipo d’altri tempi, è necessario che esista,
    sopratutto a Roma, una struttura internazionale che si occupi dei problemi di donne, spesso
    vittime di soprusi di ogni colore.
    la Giunta Raggi dica in quale altro modo intende dare risposte certe alle svariate istanze di
    donne in difficoltà. Basta con lo scaricabarile, che trovino soluzioni adeguate!

    • Maria scrive:

      Proprio devo rispondere. Fermo restando che che la Casa delle donne era un solido punto di riferimento delle donne e per le donne ed è minacciata di essere chiusa da una donna, credo che la solidarietà femminile sia tutt’altro che uno stereotipo d’altri tempi ma constato giornalmente nel mio vivere che è alla base nel 2018, maggio 2018, una pratica fondamentale di aiuto tra donne. Questa la mia esperienza.
      Credo anche quella su cui si basa la relazione tra donne all’interno di tutte le strutture reali o sognate. Altro che stereotipo.
      Maria Lo Bianco

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