Fanny Mendelssohn

15 giugno 2018 di: Giovanna Sciacca

“Una donna compositrice è come un cane che cammina sulle zampe posteriori. Non lo fa bene, ma vi sorprende il fatto stesso che lo faccia”.

Questo il lapidario giudizio di un contemporaneo di Virginia Woolf che la scrittrice riporta nel saggio romanzato Una stanza tutta per sé, constatando come ancora ai primi del ‘900 “…la donna che compone musica si trova al punto dell’attrice ai tempi di Shakespeare” e, più in generale, come le donne artiste “venivano disprezzate, schiaffeggiate, ammonite ed esortate”.

In realtà tra ‘800 e ‘900 alle donne della buona società non veniva negata l’educazione musicale, ma unicamente per coltivarne le “buone maniere” ed accrescerne la capacità di intrattenimento nei salotti, senza alcuna finalità artistica, cosa riservata, invece, al genere maschile. Raggiunta l’età adulta, infatti, anche il più promettente genio musicale femminile era inesorabilmente soffocato dalle rigide regole sociali per fare posto al ruolo prioritario di mogli e madri e ogni eventuale aspirazione artistica ne usciva ridimensionata a mero complemento ornamentale del regno maschile. La storia della musica è costellata di figure femminili passate quasi inosservate. Dal Rinascimento sono circa duemila le donne compositrici scivolate nell’ingiusto oblio, o tutt’al più liquidate con poche frettolose righe che le relegano al ruolo mediocre di insegnanti di musica, collaboratrici o muse ispiratrici all’ombra di padri, fratelli e mariti, musicisti a volte di mediocre talento ma incoraggiati e consacrati agli allori col pieno consenso sociale. E’ l’800 il secolo in cui dirompono per la rima volta queste forti contraddizioni, quando cioè la composizione musicale da pura arte e diletto delle classi colte diventa  “mestiere” e per ciò stesso preclusa alle donne, ma è proprio in quel secolo che comincia a germogliare il seme della presa di coscienza dell’identità femminile. Emblematica del clima culturale ottocentesco è la figura di Fanny Mendelssohn, che, nata da una famiglia dell’alta borghesia di Amburgo in un ambiente culturale di altissimo livello, per lo spiccato talento musicale rivelatosi già in tenera età, era stata affidata insieme al fratello Felix alla guida di maestri di musica d’eccezione.  Sembra l’avvio, per entrambi i fratelli Mendelssohn, di una comune brillante carriera ma per Fanny, che ad appena  14 anni aveva già composto la sua prima raccolta di 12 gavotte, la strada artistica si interrompe bruscamente al raggiungimento dell’età adulta: in una dura lettera il padre esprime per Felix la piena approvazione per l’avvio ad un percorso da musicista professionista, mentre per lei, stroncando inesorabilmente di ogni analoga aspirazione, sentenzia che la musica:  “…per te può e deve essere solo un ornamento”  e ancora, qualche tempo dopo: “dovresti applicarti con maggiore serietà e con più zelo al tuo vero e unico lavoro, all’unico lavoro che si addice ad una ragazza: fare la donna di casa”.

Lo stesso fratello, col quale, nonostante tutto continuerà costantemente a collaborare contribuendo proficuamente alla sua ormai avviata carriera di compositore, la scoraggiò sempre, pur apprezzandone indiscutibilmente il grande pregio, dal comporre e comunque dal pubblicare sotto il proprio nome. Le prime composizioni di Fanny, infatti, furono date alle stampe sotto il nome di Felix Mendelssohn! La passione per musica, tuttavia, non si spense mai, nemmeno con il matrimonio né con la maternità, pur sotto il fardello della generale riprovazione, espressa perentoriamente anche in una lettera del fratello: “…ti basti la gioia di avere lui, la musica deve essere messa da parte, perché non c’è posto per lei. O vuoi diventare una madre snaturata?” Paradossalmente a sostenerla sarà il marito, il pittore Wilhelm Hensel e ciò le consentirà di continuare a coltivare intensamente l’attività di compositrice, pure se a prezzo di un logorante travaglio interiore, combattuta tra rassegnata acquiescenza alle convenzioni sociali connesse al ruolo di moglie e madre e “trasgressivo” richiamo dell’arte, sul filo di un fragile equilibrio che riuscirà a reggere almeno fino alla profonda svolta segnata nella sua esistenza dall’anno trascorso in Italia nel 1939. La lontananza dai retrivi ambienti abituali e il clima culturale della penisola, per quell’epoca sorprendentemente vivace e stimolante, travolsero i precari argini interiori liberando il fluire della sua anima, come la molla di una interiore liberazione da ogni remora colpevolizzante, si riscopriva finalmente in pace con sé stessa, faccia a faccia con il suo animo di artista: una insopprimibile euforia creativa la spronava adesso a realizzarsi appieno.

Nell’arco della breve vita (muore nel 1847 a 42 anni) dalla sua vena creativa era sgorgato un copioso fiume di composizioni, circa 400 tra lieder, musiche per cori e per duetti, musiche da camera, per pianoforte e per orchestra, molte delle quali di elevato valore, ma solo adesso, pochi anni prima della morte, dopo l’esperienza liberatoria di quell’“anno meraviglioso”  Fanny si risolverà a dare i suoi lavori alle stampe.   Aveva finalmente trovato in sé la forza di scrollarsi dai ceppi della condizione femminile, macigni sulle ali della creatività.

Alla sua pregevole opera, oggi, si può finalmente tributare il giusto riconoscimento, nell’ambito di un più complessivo e ampio lavoro di ricerca e approfondimento che si  propone di restituire a tutte le donne compositrici, il più delle volte misconosciute, quel posto che ciascuna, con risoluta volontà e insopprimibile talento, ha saputo conquistare nel regno di Euterpe.

 

5 commenti su questo articolo:

  1. Maria scrive:

    MI paicerebbe sapere dove possibile trovare composizioni di Fanny Mendelssohn,lider e altro sarei veramente interessata.
    Aspetto informazioni.
    Nel mio piccolissimo passavo pomeriggi indimenticati con mio fratello Camillo, morto suicida e pazzo per la società, a comporre canzoni, di vari generi al pianoforte suonato a orecchio da lui e con le parole, i testi inventati da me sul momento, con rima e senza. Alcune canzoni hanno visto la luce in locali aperti al pubblico un’epoca fa. Ma qui voglio solo ricordare il senso di perdita di un’attività che mi riempiva e nutriva i pomeriggi in assoluta armonia con mio fratello, che era tutto dedicato alla sua musica.
    per sempre.
    Maria Lo BIanco

  2. Giovanna Sciacca scrive:

    Maria ti farò avere volentieri, al più presto, le informazioni (ho anch’io un fratello musicista che mi potrà darà una mano) che hai richiesto sulle composizioni della Mendelssohn, almeno su quella parte, purtroppo esigua rispetto alla mole della sua produzione, che al momento può essere reperita. A presto

  3. Maria scrive:

    Grazie, sono stata da feltrinelli ma niente. Vedrò su internet, ma se nel frattempo mi trovi qualcosa da acquistare per ascoltare sarei contenta.
    Grazie ancora
    Maria

  4. Giovanna Sciacca scrive:

    Potrai trovare molto utile la lettura di ” GUIDA ALLE COMPOSITRICI ” di Adrianio Bessi, pubblicato nel novembre 2016, edizioni Odoya di Bologna, di cui ti fornisco ad ogni buon fine i recapiti: Via B. Marcello, 7 tel. 051 474494. E’ una bella ricca e ricca guida alla conoscenza e all’ascolto delle donne compositrici attraverso la loro vita e la loro produzione musicale. la Guida è corredata da nutriti elenchi discografici e bibliografici dove potrai trovare tutte le indicazioni utili anche sulla musicista a te cara Fanny Mendelssohn. Un abbraccio affettuoso.

  5. Maria scrive:

    Grazie Giovanna me lo appunto e lo leggo.
    Un abbraccio affettuoso
    grazie
    Maria

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