Quando il turismo diventa insostenibile

25 luglio 2018 di: Serena Germani

Tra le città da visitare almeno una volta nella propria vita, di sicuro c’è Venezia; personalmente ho avuto modo di visitarla due volte in occasione della Biennale di Architettura.

Appena uscita dalla stazione, la cosa che mi ha colpito subito è stato il rapporto della città con l’acqua, cosa che la rende così particolare; in seguito passeggiando, l’assenza di macchine, il silenzio notturno delle calli, l’architettura dalle influenze bizantine e orientali, i fastosi palazzi nobiliari. Immaginavo quanto dovesse essere bella e viva Venezia ai tempi della Repubblica Marinara, e quanto invece stia morendo a causa del turismo incontrollato.

Secondo uno studio del 2008 la capacità di carico del turismo della città raggiungeva circa 1200000 persone, ad oggi questo numero è raddoppiato: a risentirne maggiormente è Piazza San Marco, il cui carico massimo sarebbe di 60000 persone, meno della metà di quelle che la calpestano ogni giorno.

Gli abitanti, in proporzione 1 ogni 74 turisti, si stanno spostando sulla terraferma, anche a causa della bolla speculativa degli affitti immobiliari, e i pochi residenti rimasti vivono di turismo.

La città, dunque, è diventata il fantasma di se stessa, la sua anima appare svuotata; nelle calli le botteghe degli antichi artigiani sono state sostituite da negozi di souvenir, bar, alimentari.

Numerosi palazzi storici del centro, alcuni dei quali ospitavano servizi pubblici quali case di cura per anziani o scuole, sono stati venduti a magnati giapponesi che si occuperanno di restaurarli per farne alberghi di lusso. Emblematico è il caso del Fondaco dei Tedeschi, un edificio medievale, presso Rialto, modificato nel ‘900; è stato comprato dal gruppo Benetton per farne un centro commerciale su progetto dell’architetto Rem Koolhaas, progetto piuttosto invasivo con scale mobili e una terrazza panoramica, non èdifficile infatti ottenere deroghe se si tratta di costruire edifici ad uso turistico.

La cosa peggiore è che non esiste un fondo per la riqualificazione e il restauro del patrimonio pubblico e privato della città; dall’attività turistica dovrebbero arrivare risorse per difendere la ricchezza architettonica di Venezia e  invece il comune non ha neanche 100 milioni all’anno per la sua manutenzione ordinaria, così tutto ciò che non è di proprietà privata si avvia a un progressivo degrado.

Eterno problema irrisolto, infine, rimane il passaggio delle grandi navi da crociera a pochi metri da Palazzo Ducale, nel bacino di San Marco e lungo il canale della Giudecca,verso il porto. Si sta prendendo in considerazione l’ipotesi di spostare il flusso di navi a Marghera, operando così una rigenerazione della zona industriale, ma le difficoltà oggettive sono molte.

Venezia non è che l’esempio più eclatante di quello che sta succedendo, in maniera più lenta e apparentemente controllata, ai centri delle principali città tuistiche italiane. E’ giusto promuovere il turismo poiché può rappresentare una ricchezza ma non deve essere l’unica. Di pari passo vengono la vita e il benessere dei residenti che non devono essere costretti ad andare via, ma rimanere per preservare l’identità del luogo.

 

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