Quanto è difficile cambiare la scuola

19 luglio 2018 di: Magdalena Marini

La Ministra Valeria Fedeli ha passato il testimone al Ministro Marco Bussetti. Cambiano i ministri ma i problemi della scuola italiana rimangono gli stessi: i docenti precari, come sempre, sono in attesa di convocazione e di destinazione, resta irrisolto il problema che riguarda il precariato scolastico con diploma magistrale. I docenti con cattedra vanno in pensione, se ce la fanno, oppure chiedono di trasferirsi quanto più vicino a casa e, se non riescono nell’intento, ci provano con domande di utilizzazione o assegnazione provvisoria. Intanto, i genitori chiedono sicurezza e stabilità, si preoccupano per le vaccinazioni: possono stare tranquilli! Per poter entrare in classe il prossimo anno scolastico, basterà un’autocertificazione. Quanto poi alla richiesta che gli insegnanti non cambino per poter contare su figure che garantiscano stabilità e tranquillità, visto che i genitori affidano le proprie “creature” ad altri adulti per ben duecento giorni, non si può avere alcuna certezza…Se un docente cambia sede, per motivi personali, bisogna farsene una ragione… La scuola funziona comunque, la “buona scuola” non dipende dalle persone ma dall’impegno personale di ciascuno.

L’edilizia scolastica continua a fare i conti con spazi inagibili, bagni fatiscenti, termosifoni guasti, soffitti che crollano, finestre con gli spifferi, porte, banchi, sedie da sostituire, lavagne inadeguate, tecnologia che avanza ma non è presente allo stesso modo nelle diverse realtà della scuola italiana.

I problemi da risolvere si ripresentano ogni anno e, bene o male, si va avanti.  Cosa cambia, allora ? Ecco la risposta: il calendario scolastico. Con alcune differenze regionali o legate all’autonomia dei diversi istituti. In linea di massima si partirà il 17 settembre 2018 e si chiuderà l’anno scolastico l’8 giugno 2019, le vacanze di Natale dal 21 o 22 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019 e, attenzione, quelle di Pasqua dal 18 aprile 2019 al 24 aprile 2019 ma…il 25 aprile è festa ed è giovedì: si può tornare a scuola venerdì? No! E il 1° maggio è festa, ed è mercoledì…come si può fare per tornare a scuola direttamente il 2 maggio? Si potrebbe immaginare un unico, lunghissimo, ponte. Ragazzi! Questi sono i problemi da risolvere!! Dobbiamo pianificare le vacanze!!!

Intanto per la scuola dell’infanzia, per quelle primaria e secondaria le vacanze estive sono già iniziate. I maturandi stanno per lasciare definitivamente la scuola. È il momento delle decisioni importanti. Qualche coraggioso intraprenderà degli studi universitari finalizzati all’insegnamento. I più motivati, tra qualche anno, torneranno nelle aule come docenti.

Auguriamo loro di trovare la scuola cambiata, diversa da quella che hanno vissuto: che facciano parte di un corpo docente stabile, che lavorino in libertà, armonia e condivisione con dirigenti, colleghi, genitori e alunni, utilizzando gli spazi laboratoriali in modo produttivo, avvalendosi di strumenti tecnologici, lavagne interattive multimediali, registri elettronici e quanto di più avanzato il mondo scolastico avrà a disposizione, garantendo il successo formativo e trasmettendo agli alunni il sapere, le competenze e le abilità presenti in quel bagaglio culturale che con tanta fatica, nel proprio percorso, avranno riempito.

 

 

2 commenti su questo articolo:

  1. Filomena scrive:

    È cosa buona e giusta augurarsi un cambiamento in meglio per le future generazioni. Ma perché non possiamo cominciare subito a darci da fare per fare in modo che le cose migliorino? Forse perché ciascuno dovrebbe dare il suo piccolo contributo mentre la tendenza generale è quella che siano gli altri a darsi da fare. Ecco, siamo abituati ad aspettarci il piatto servito stando seduti comodamente a tavola…

  2. Gabriele scrive:

    Ma il discorso è: cambiare o accomodare?

    Accomodare non in forma riflessiva, bensì in quella transitiva!

    Definizione diiomario:
    Rimettere in buono stato o in efficienza, riparare: a. un orologio, una strada; anche tr. pronom..
    “accomodarsi un vestito”

    E allora chi lavora a scuola CHE SI VESTA DELLA SCUOLA.

    A buon intenditor, poche parole

    E non tutte le ciambelle vengono col buco.

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