Crolla un ponte e… si alza un muro

15 agosto 2018 di: Melania Saccà

Chiunque sia di Genova …sa che li sotto di morti ce ne sono tanti, ma tanti.

Chiunque sia di Genova sa che cambierà tutto a Genova, che finiscono per sempre gli anni ’60 e le loro illusioni di futuro. Chiunque sia di Genova sa che sarà un inferno spostarsi, viverci. Sarà impossibile raggiungere l’aeroporto, spostarsi con un treno verso nord (la ferrovia passa li sotto), sarà impossibile andare a Ovest, in Francia.

Chiunque sia di Genova sa che bastava già prima un nonnulla per bloccare la città: uno sciopero dei trasportatori, un incidente sulla A10, il vento di tramontana che impedisce ai tir di scaricare il carico perché le navi portacontainer con il vento di tramontana si mettono di traverso e non si possono gestire gli scarichi.

Chiunque sia di Genova sa che non si tratterà solo di code o rallentamenti, ma di cambiare abitudini di vita, di trasporto, di mobilità, di scambio di beni. Chiunque sia di Genova sa che non parliamo di giorni o settimane o mesi, ma di anni (e non pochi).

Chiunque sia di Genova sa che chi non è di Genova non capisce che non riguarderà solo noi genovesi o liguri ma l’Italia, dal nord Ovest al mare e da est o ovest. Da oggi la Spagna (e la Francia) è molto più lontana. Chiunque sia di Genova sa che il ponte era sotto controllo e manutenzione da vent’anni (o giù di li) e che OGNI notte vi si transitava in direzione alternata perché nutrite squadre di manutentori (eroici) calati come acrobati o alpinisti tentavano l’impossibile: salvare una infrastruttura insalvabile.
Chiunque sia di Genova sa che il ponte, nonostante gli interventi, i finanziamenti, gli ingegneri e i tecnici era condannato e sarebbe venuto giù. Era condannato perché la legge di gravità non ammette deroghe e quel cemento era fatto per durare meno e chi lo aveva progettato non poteva neanche immaginare che avrebbe dovuto tollerare un traffico ed un carico cento volte superiore a quello che aveva previsto il grande Architetto Morandi, che per quanto visionario e progressista e bravo non aveva la sfera di cristallo. Chiunque sia di Genova sa che si poteva solo chiuderlo e demolirlo. Chiunque sia di Genova quando ci transitava sopra, era contento di essere arrivato dall’altra parte.

Chiunque sia di Genova sa che sotto ci sono altre strade, la ferrovia che porta a Milano, e molti palazzi di poveracci ma grandi e popolati. Chiunque sia di Genova sa che la bruttezza di vivere sotto un ponte è una sorte che non è data solo ai clochard. Chiunque sia di Genova sa era impossibile chiudere l’unica autostrada che collega l’Italia con la Francia sul mare e che l’unica possibilità (è la morfologia del territorio che è tiranna) sarebbe stata costruire la cosiddetta “gronda”, ovvero una bretella un po’ più a nord che consentisse al grosso traffico pesante (che non deve entrare a Genova ma solo transitarci per andare da est o ovest o viceversa) di bypassare il ponte Morandi. Chiunque sia di Genova (e non sia stupido o in mala fede) non può non saperlo.
Chiunque sia di Genova non può dire che la gronda non serve! Ma alcuni sì, invece, e proprio di Genova l’hanno detto, e sbraitato. E hanno anche convinto altri (che di Genova non sono) a sbraitare senza conoscere. Sì, sbraitare senza conoscere.

I media stanno divulgando le notizie con il contagocce, centellinano il numero di morti, inframmezzano le notizie della tragedia con il ritrovamento di qualche ferito. Piove, si, forte. Pare che la causa del crollo sia stata un fulmine. Lo ritengo plausibile, erano dei tiranti metallici “a sostenere” (messi dopo, come “tapullo”) il secondo ponte d’Europa – ma il primo quando fu costruito negli anni ’60.
Io mi vergogno di non avere avuto il coraggio di intervenire pro-gronda con forza, perché abito altrove e perché non avevo voglia di litigare con i tanti (ex)amici contrari a priori. In un lungo processo partecipativo di una decina di anni orsono, portato avanti dalla Giunta Vincenzi, fra i vari tracciati possibili, uno era stato faticosamente scelto. Non se n’è più fatto nulla, molta acqua è passata sotto i ponti…
Oggi il governo del cambiamento ha decretato: “Niente gronda” è un lavoro inutile… Scusate ma oggi per me non è un buon ferragosto.

 

2 commenti su questo articolo:

  1. Accia scrive:

    Caro Bruno (Lauzi), caro Fabrizio (De André), caro Eugenio (Montale) cari genovesi

    con quella faccia un po’ così, che abbiamo noi che abbiamo visto Genova, ci sentiamo tutti feriti nel cuore e nell’anima, anche se non siamo di Genova, e condividiamo la vostra rabbia.

  2. maria lo bianco scrive:

    genova

    genova ventimiglia

    A 10

    40 morti

    crolla un ponte

    un disastro

    una tragedia

    perchè?

    estate

    scirocco

    pensieri svagati

    un tir

    si ferma

    appena un passo

    niente da fare

    e la morte

    chiude le porte

    a una giornata

    come un’altra

    per andare in Francia

    dall’Italia

    fine

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