Molto forte, incredibilmente vicino
“Ho letto che è stata la carta a tenere acceso l’incendio nelle torri. Tutti quei quaderni, le risme di fogli per fotocopie, le stampate delle e-mail, le foto dei figli, i libri, i dollari nei portafogli, e i documenti negli archivi… Erano combustibile. Forse se vivessimo in una società senza carta, come un sacco di scienziati dicono che un giorno succederà, papà sarebbe ancora vivo.” Questo è uno dei mille pensieri che vengono creati dalla mente del piccolo Oskar, protagonista di “Molto forte, incredibilmente vicino” e che il suo autore Jonathan Safran Foer descrive nelle pagine che raccontano il viaggio dentro una storia che ci tocca da vicino: l’attentato alle Torri Gemelle. Oskar ha perso una persona a lui cara, quel giorno, ha nove anni e si ritrova a vivere una situazione tragica e a provare a dargli un senso, è un dolore troppo grande per un cuore così piccolo, è un’assenza così forte da sembrare presenza, da divenire tale durante tutta la lettura, da accompagnarlo ed accompagnarci in questo percorso esteriore che ha, come finalità, l’interiorità, sia del protagonista che del lettore. L’11 Settembre 2001 è cambiata sì la situazione americana, ma è anche cambiata la vita di ogni singola persona che ha perso qualcuno, che è sopravvissuta, che ha semplicemente assistito al primo attacco terroristico di tale portata dei nostri tempi. E’ il 2005 quando il romanzo viene alla luce e nonostante siano passati pochi anni dall’accaduto in sé e nonostante quest’anno ne siano passati 17, la modalità con la quale questa storia è raccontata fa sì che questo bambino simpatico e strano diventi pagina dopo pagina un piccolo figlio, fratello, cuginetto da seguire, da proteggere. “Mi piacciono gli abbracci, la ricomposizione, la fine della mancanza di qualcuno” ed è proprio questo che senti quando arrivi alla fine del libro e chiudi la quarta di copertina, senti che qualcuno ti manca, che vorresti abbracciare il protagonista, che vorresti ricomporre i pezzi, ricomporne i pezzi senti che “molto forte, incredibilmente vicino” può divenire anche il dolore di chi vicino non è.