Vengano a prendermi

13 settembre 2018 di: Clara Margani

“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato, perché  mi davano fastidio.

Poi vennero a prendere i comunisti e io non dissi niente, perchè non ero comunista.

Poi vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno che potesse dire qualcosa”

Questo testo fa parte di un sermone del pastore luterano e teologo tedesco Martin Niemöller, nato nel 1892 e morto nel 1984. Per aver pronunciato queste parole egli fu arrestato su ordine di Hitler e rinchiuso per otto anni nel campo di concentramento di Dachau. Riuscì a sopravvivere e passò il resto della sua vita a predicare a favore della pace e contro le discriminazioni, pronunciando più volte questo discorso. Non esiste una versione scritta definitiva, perché il testo, diventato celebre, è stato rimaneggiato da altri più volte, modificando la tipologia delle persone e il loro ordine. Nel corso del tempo infatti è stato adattato per esprimere la protesta nei confronti di quei regimi in cui alcuni gruppi sociali o politici venivano discriminati o perseguitati e per condannare l’indifferenza  della popolazione rispetto alle violenze che questi gruppi subivano. Una delle tante versioni è inscritta nel Monumento all’Olocausto a Boston e in essa vengono citati comunisti, ebrei, sindacalisti e  cattolici.

Un uomo politico di governo, noto per le sue attività discriminatorie e incriminato per sequestro di persona nei confronti dei migranti trattenuti per giorni a bordo della nave Diciotti nel porto di Catania, invita spavaldamente la magistratura a “venirlo a prendere” e rispetto al messaggio veicolato dal testo del pastore Niemöller viene così a porsi un grosso problema. Ammesso che egli conosca il testo in questione, si tratta di un tentativo di cambiare le carte in tavola per passare da carnefice a vittima? Oppure, facendo leva sul fatto che è ministro di uno stato democratico, egli vuole affermare che tutte le discriminazioni sono da combattere anche quelle contro i discriminatori? O ancora egli vuole offrirsi come fulgido esempio di difensore della patria, pronto al sacrificio di se stesso pur di non tradire le promesse fatte al suo elettorato?

La questione non è facile da risolvere. Intanto però il consenso di una parte della popolazione nei confronti della sua formazione politica aumenta, si spera che contemporaneamente diminuisca l’indifferenza dell’altra parte. E’ questa la stessa speranza che animava il pastore Niemöller nel pronunciare il suo sermone.

 

3 commenti su questo articolo:

  1. Elisabetta scrive:

    E’ insostenibile la sicumera di quest’uomo in continua campagna elettorale, che arringa i suoi supponendo che tutti gli italiani lo siano. L’uscita sul fatto che lui è stato eletto e che i magistrati, che lo indagano per sequestro di persona aggravato, non lo siano è gravissima e indica una profonda ignoranza dell’ordinamento dello Stato sancito dalla Costituzione. Pongo la domanda:”Ma quando lo vengono a prendere?”

  2. maria teresa scrive:

    “Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?”, tuonava Cicerone versus Catilina. Aggiungerei, come suggerisce l’articolo, :”Fino a quando, Matteo, approfitterai della nostra indifferenza?”.

  3. Maria Lo Bianco scrive:

    come mi è capitato di scrivere in una lettera a uno spazio di concita de gregorio mi chiedo e mi chiederò sempre fino a quando non mi farete i nomi e i cognomi: ma chi li ha votati in massa questi qua, questo governo di grillo e salvini, e non venitemi a rispondere che questo non è più il problema, perchè questo continua a rimanere il problema.una ex collega universitaria e oggi giornalista da anni mi ha detto una volta al supermercato che molti dirigenti e pezzi grossi del nostro “vecchio partito si erano buttati su salvini e su di maio” .
    i numeri vincono la democrazia è fatta e si regge sui numeri la tirannide del popolo il caro “popolo” dei tanti leader più o meno improvvisati che si passano la parola per fare emergere e per emergere e per comandare a turno e dire oggi la famiglia, l’unica che abbia diritto di esistere è quella formata da padre maschio madre femmina e figli naturali tutti rigorosamente bianchi e indigeni. questi ignorano deliberatamente quello che succede nella cosiddetta realtà quotidiana dove donne di ogni latitudine attraversano le strade delle città italiane per andare a lavorare oppure per cercare lavoro come le italiane e nel peggiore dei casi si prostituiscono proprio come le italiane e le siciliane.
    rimane il problema di cui sopra: chi è il cretino di massa chi vota o chi si lamenta a posteriori quando nella mente di pochi a questo punto, il 17%, era evidente lo sfacelo dei valori umani a cui saremmo andate incontro. niente sconti per nessuno e ognuna si faccia l’esame di coscienza, e ognuno. popolo davvero di scervellati.
    Maria Lo Bianco

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