Gli smartphone: i protagonisti della moderna realtà scolastica

15 ottobre 2018 di: Magdalena Marini

Il deputato Nino Germanà, ha presentato una proposta di legge nella considerazione che: “chi fa un uso eccessivo dello smartphone rischia di ritirarsi dal rapporto con il mondo e di trovarsi isolato. Il rischio concreto è che si perda l’abitudine alla comunicazione verbale. Non vanno ignorati i disagi legati all’uso eccessivo degli strumenti tecnologici come la perdita d’in teressi, gli sbalzi d’umore, i disturbi del sonno e dell’alimentazione. Non si può neppure sottovalutare il fenomeno del cyberbullismo, che del cellulare fa il suo strumento principale e che spesso trova nella scuola il luogo ideale di azione per cui vanno previsti anche interventi da parte delle istituzioni scolastiche, per educare i ragazzi all’uso responsabile di Internet, per prevenire il bullismo informatico”.

La normativa scolastica vieta l’uso dei cellulari durante le ore di lezione in quanto rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa sia per i compagni presenti in classe, nonché una mancanza di rispetto nei confronti del docente. Il divieto è sancito da una direttiva del MIUR del 2007 e il regolamento scolastico e le circolari interne alle scuole fanno sì che sia rispettato. Alcuni docenti autorizzano l’uso degli smartphone, sotto la propria responsabilità, durante le proprie lezioni, per scopi prettamente didattici. Ai docenti non interessa proibire l’utilizzo dei costosissimi strumenti in possesso degli alunni ma ne auspicherebbero un uso temporaneo, consapevole e ragionevole mentre il cellulare viene vissuto dai ragazzi come un diritto acquisito dal momento che in famiglia è stato loro concesso per superare l’ansia da “non connessione”.

Prima di parlare di divieti e concessioni sarebbe il caso di comprendere come stia cambiando la mentalità delle nuove generazioni, come la modalità di esprimersi e di comunicare non facciano più ricorso ai circuiti di cui dispone il cervello che non vengono attivati a causa dei “facilitatori” tecnologici. La dipendenza dalle tecnologie e da Internet fanno delle nuove generazioni una categoria di esseri umani che si muove, in ogni circostanza, impugnando gli inseparabili smartphone, catturata da immagini e suoni, sicura di avere un display a disposizione per qualsiasi esigenza, richiesta o bisogno immediato, nella certezza di ottenere “hic et nunc” una risposta sempre pronta, anche e soprattutto a scuola o quando deve svolgere i compiti assegnati a casa più velocemente e più facilmente…Oltre il noiosissimo obbligo scolastico, ci sono anche altre attività pomeridiane irrinunciabili e comunque una vita sociale vissuta sempre di più in modo virtuale

3 commenti su questo articolo:

  1. stefy scrive:

    Che tristezza vedere i ragazzi, i genitori, gli insegnanti alle prese con il loro inseparabile telefonino. Sono sempre connessi. Non hanno più tempo per accedere ai propri pensieri, ai propri ragionamenti, alle proprie fantasie senza essere interrotti da qualcuno o “tentati” a rincorrere qualcuno sui social o cercare qualcosa in rete…tutti intrappolati in questa rete ormai

  2. Francesco scrive:

    Tempo fa mi aggregai ad una cena di famiglia di un mio amico. Come si è soliti fare durante queste cene, vengono messi i bambini/ragazzi su un tavolo e gli adulti grandi su un altro. E’, o, come capirete dopo il perché, era, un modo per facilitare le conversazioni tra i più piccoli, indotti alla chiacchera sia per il fatto di esser vicini, sia per il fatto di esser lontani dai genitori e, quindi, senza inibizioni e senza paura di essere osservati o giudicati.

    Come suddetto, ho dubbi sul fatto se sia ormai consuetudine attuale o magari purtroppo ormai andata perché questi 6 bambini, 9-10 anni per uno, in un tavolo preposto per 6, NON HANNO SCAMBIATO UNA PAROLA.
    Praticamente su questo tavolo rettangolare potevo osservare questi 6 bambini , tutti a capo chino sul tavolo sul proprio telefono che era posizionato al posto del piatto in attesa del cibo. Ognuno con il suo piccolo mondo, ognuno con i suoi pensieri, quasi fossero bambini che purtroppo nascono con problemi sul relazionarsi con il prossimo.

    Se da una parte qualche povero bambino vi nasce con tal problema, questi bambini invece nello specifico erano stati indotti da questo mezzo a tenere un comportamento che porta all’isolamento che, col tempo, hanno poi finito per assumere.

    Ma la colpa parte dall’alto: i genitori i quali, magari per non sentirli, magari per non badare loro come un vero e proprio genitore hanno pensato di usare questa forma “elusiva” che , volente o nolente, ha comportato modifiche ai loro atteggiamenti.

    Fossi stato io il padre o la madre, non solo avrei negato durante la cena l’uso del telefono, ma avrei anche “minacciato” il suo non utilizzo per tanto tempo a meno che, finita la cena , non avessero stretto una buona amicizia con i bambini appena conosciuti. Metodo coercitivo o meno, ritengo sarebbe stato sicuramente un metodo con un buon senso in più rispetto al dare loro il telefono e tanti saluti.

    Cordialmente

  3. elena scrive:

    Ci lamentiamo ma non troviamo soluzioni alternative. Bisognerebbe rivedere il nostro stile di vita. Dovremmo smetterla di fare bla bla bla su tutti gli argomenti, compreso questo, senza metterci in discussione. Forse non ci interessa più di tanto entrare in relazione affettiva con gli altri e, tutto sommato, questo isolamento ci fa sentire di più a nostro agio: individualismo puro facilitato da strumenti alla portata di ciascuno, anche dei più piccoli e inconsapevoli.

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement