Acquasantiera e posacenere

30 dicembre 2018 di: Clara Margani

Qualche giorno fa sono andata al Teatro Quirino di Roma per assistere all’adattamento teatrale del romanzo di Luigi Pirandello “Il fu Mattia Pascal”. Una rappresentazione non esaltante, diciamo onesta, rispettosa del testo, che mi ha permesso di riflettere però sul rapporto dell’autore con la mia città, Roma. Ho cominciato a leggere le opere di Pirandello fin da quando ero giovanissima e ne sono rimasta affascinata subito e per sempre. Si è verificato quello che viene comunemente definito un colpo di fulmine. Ciò non toglie però che ho sempre segretamente rimproverato al mio idolo di aver amato poco se non detestato la mia città, in cui visse per molti anni e morì e che definì “adatta a ospitar con indifferenza, tra tanti forestieri, un forestiere come me”. Anche Mattia Pascal diventato Adriano Meis cerca come forestiere di sfruttare l’indifferenza della città per garantirsi l’anonimato nella sua seconda vita e incontra in Anselmo Paleari, il suo padrone di casa, l’ideale guida nella sua discesa o salita in questo nuovo mondo. Secondo Paleari Roma è una città triste, nessuna impresa vi riesce, nessuna idea viva vi attecchisce, perché è una città morta. “Chiusa nel sogno del suo maestoso passato, non ne vuol più sapere di questa vita meschina che si ostina a formicolarle intorno…non può diventare una città moderna, cioè una città come un’altra. Roma giace là, col suo gran cuore frantumato, a le spalle del Campidoglio”.

Dopo queste parole il personaggio formula due metafore fulminanti, che, nella preveggenza del genio, Pirandello utilizza per parlare della città, ma è della Roma di oggi che sta parlando, quella delle buche, dei crolli, dei rifiuti, dei roghi, dell’abbandono, del degrado, della corruzione. Paleari dichiara “ Mia figlia Adriana mi ha detto dell’acquasantiera, che stava in camera sua, si ricorda? Adriana gliela tolse dalla camera, quell’acquasantiera; ma, l’altro giorno, le cadde di mano e si ruppe: ne rimase soltanto la conchetta, e questa, ora, è in camera mia, su la mia scrivania, adibita all’uso che lei per primo, distrattamente, ne aveva fatto. Ebbene, signor Meis, il destino di Roma è l’identico. I papi ne avevano fatto — a modo loro, s’intende — un’acquasantiera; noi italiani ne abbiamo fatto, a modo nostro, un posacenere. D’ogni paese siamo venuti qua a scuotervi la cenere del nostro sigaro, che è poi il simbolo della frivolezza di questa miserrima vita nostra e dell’amaro e velenoso piacere che essa ci dà”.

Al termine della rappresentazione la strada è obbligata e arrivo davanti a Palazzo Chigi, da cui è anche possibile vedere il profilo di Montecitorio e allora l’immagine del posacenere depositata da Pirandello nella mia mente si ingrandisce sempre di più, assumendo inesorabilmente la forma di uno stivale.

4 commenti su questo articolo:

  1. Mauro scrive:

    In questo momento Roma è ridotta così male che un posacenere non la rappresenta…montagne di spazzatura, ovunque…un posacenere quando è colmo viene svuotato…in questo momento è pieno e non si sa dove mettere tutti quei rifiuti…la cenere viene ormai buttata fuori dal contenitore adatto allo scopo…la misura è colma…non se ne esce…finiremo tutti come Mattia Pascal… senza identità… e porteremo dei fiori sulla nostra tomba…

  2. Floriana scrive:

    L’immagine di Roma come un posacenere stracolmo, che nessuno si preoccupa di svuotare, ci accompagna in questo ultimo giorno dell’anno e purtroppo anche nei prossimi giorni del 2019. Nonostante tutto però….AUGURI

  3. silvia scrive:

    Tutto vero, però tra i mille volti e le mille pieghe di questa città contradditoria, troviamo anche lo splendido e tragico personaggio di quella Mamma Roma di Pasolini magistralmente impersonato da Anna Magnani. Auguri per questo nuovo anno con l’invocazione finale del Padre Nostro che, vista la situazione politica in cui ora ci troviamo, mi sembra molto appropriata… sed libera nos a malo

  4. Gianni scrive:

    Roma e Palermo conciate per le feste. E noi che ci stavamo preoccupando della raccolta differenziata…un unico calderone altro che carta, plastica, vetro, metallo, umido e riciclabile e non riciclabile…è una pessima immagine che diamo alla fine del 2018 con tutte le tasse che paghiamo…Facciamoci gli auguri di buono smaltimento e buona ripresa del riciclaggio

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